C’è un modo di raccontare la pandemia, forse quello più importante, che riguarda le cose umane. Il dolore, gli sguardi sopra le mascherine e nelle corsie. Ed è un racconto che si confronta con due sentimenti attuali che fanno a pugni: la speranza e l’indifferenza. Il primo si celebra con la fine dello stato d’emergenza ed è come prendere il respiro dopo due anni di immersione. E’ una emozione importante e bellissima. Il secondo, invece, cade più facilmente nella smemoratezza e nell’imprudenza. E’ la via di fuga di chi ha già deciso che la pandemia non esiste più e che, per questo, abbandonerà le più elementari forme di cautela. Un errore di valutazione, ma anche l’incapacità di dare un peso a tutta la sofferenza che abbiamo vissuto.
Due anni di Covid: il picco in Sicilia
Tra le cose umane ci sono pure i numeri. Scrutarli ci permette di capire l’andamento di due anni di Covid in Sicilia. E i numeri, per esempio, sono contenuti, nel puntuale rapporto che il Dasoe – il Dipartimento dell’assessorato che offre un prezioso supporto statistico – produce ogni settimana. Non sono soltanto le cifre di oggi o di ieri, c’è una radiografia, cristallizzata nel tempo. Si legge: “La curva epidemica in Sicilia ha fatto osservare alcuni picchi, nel mese di marzo ed a metà novembre del 2020 e successivamente a gennaio, aprile e agosto del 2021. Tale andamento è stato regolarmente condizionato dagli interventi di mitigazione e dalle misure di sanità pubblica di comunità, periodicamente introdotti a livello regionale”.
La risalita con Omicron
Ma siamo ancora in ballo, come ricorda il Dasoe: “Dal grafico si evidenzia come, a partire da gennaio 2022, si registra un aumento di casi senza precedenti verosimilmente dovuto all’allentamento delle misure di mitigazione e alla contemporanea diffusione della variante Omicron, caratterizzata da una maggiore trasmissibilità̀ rispetto alle varianti circolanti in precedenza. Dopo le prime settimane di forte espansione, il trend di crescita si è invertito e stabilizzato”.
L’andamento della pandemia
Sempre il Dasoe ci informa sugli sviluppi recenti: “Nella settimana dal 21 al 27 marzo si è registrato un lieve decremento delle infezioni. L’incidenza di nuovi positivi è pari a 44.072 (-10.63%), con un valore cumulativo di 911.76/100.000 abitanti. Il tasso di nuovi positivi più elevato rispetto alla media regionale si è avuto nelle province di Messina (1468/100.000), Agrigento (1098/100.000), Ragusa (977/100.000) e Palermo (975/100.000). Le fasce d’età maggiormente a rischio risultano quelle tra gli 11 ed i 13 anni, (1505/100.000 abitanti), i 6 ed i 10 anni (1501/100.000) e tra i 14 ed i 18 anni (1213/100.000). Prosegue il netto trend in calo di nuove ospedalizzazioni e la proporzione di casi ospedalizzati è molto più contenuta rispetto ai periodi precedenti, in parte spiegata dal riscontro occasionale di positività concomitante al ricovero”. E conclude: “Alla luce della elevata incidenza e della ormai quasi completa presenza della variante Omicron di SARS-CoV- 2, è necessario il rispetto delle misure comportamentali individuali e collettive, ed in particolare distanziamento interpersonale, uso della mascherina quando richiesto, aereazione dei locali, igiene delle mani e riducendo le occasioni di contatto ed evitando in
particolare situazioni di assembramento”. L’emergenza, come stato giuridico, è terminata: ecco il senso. Ma la pandemia, sia pure diversa, continua. Lo ha ricordato il commissario per l’emergenza a Palermo, il dottore Renato Costa.
La battaglia e le ombre
La Sanità siciliana ha dato una coraggiosa prova di sé: negli ospedali, negli hub vaccinali, in qualunque trincea è stata chiamata a combattere. La Sicilia ha retto grazie a scelte di fondo che hanno seguito la prudenza della formica, piuttosto che l’allegra dissennatezza della cicala, anche se ha pagato un tributo pesante con i suoi oltre diecimila morti. L’ombra – al netto delle garanzie doverose per le parti in causa e della necessità di aspettare tutti i passaggi previsti – è data dall’inchiesta sui ‘dati Covid falsi’. ‘Per mesi in Sicilia – ecco il nostro racconto – ha regnato il caos sui dati Covid. Secondo la Procura della Repubblica di Palermo c’era “un disegno criminoso” dietro il caricamento dei numeri nelle piattaforme informatiche del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di Sanità’. Ed ecco la replica dell’assessore alla Salute, Ruggero Razza, tra gli indagati: “L’avviso di conclusione delle indagini è un atto a garanzia della difesa. Da una prima lettura delle contestazioni sembrerebbe che le indagini abbiano consentito di accertare che non c’è mai stata una valutazione erronea sulla fascia di collocazione della nostra Regione da parte del Ministero, come originariamente ipotizzato, che nessuna “zona rossa” è stata rinviata e occultata”.
Il nostro amico Ettore
Storie, numeri, sguardi, lacrime e sorrisi. Il materiale umano da non dismettere è immenso. E come dimenticare il nostro amico Ettore Consonni, trasportato da Bergamo a Palermo, salvato, con la Sicilia tatuata sul cuore per gratitudine? E’ già tornato e ritornerà ancora, come scrive in un whatsappa: “A trovare la mia terra”. Lo aspettiamo a braccia aperte, come si aspetta qualcuno indelebilmente tatuato sul nostro cuore.