I dipendenti non bastano mai | Il caos e i trasferimenti-flop - Live Sicilia

I dipendenti non bastano mai | Il caos e i trasferimenti-flop

Nonostante un numero elevatissimo (soprattutto di dirigenti), in tanti assessorati (Formazione, Beni culturali, Economia, Acqua e rifiuti) manca il personale. Ma in molti casi quelle strutture sono state impoverite dalle rotazioni "moralizzatrici" del governatore. A settembre si discute sui criteri per la mobilità dei lavoratori: ecco l'accordo sul tavolo.

il caso alla regione
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PALERMO – La proposta è già sul tavolo dell’Aran, l’Agenzia regionale che si occupa dei contratti dei regionali. Nelle stesse ore in cui il governatore Crocetta minaccia di intervenire in giunta per “sbloccare” la situazione. Come se nei tre anni precedenti, al governo ci fosse qualcun altro. Come se il disastro della disposizione dei 18 mila dipendenti della Regione non fosse anche causa sua.

Alla Formazione, ad esempio, oggi i lavoratori sono pochi. Anche perché proprio il governatore, in uno dei primi atti moralizzatori, decise di trasferirne (“deportare”, dissero allora alcuni dipendenti, utilizzando un termine crudo tornato in voga in questi giorni) in altre sedi un gruppo molto sostanzioso. Peccato che poi, nessuno sia andato a sostituirli. Finendo per rallentare l’attività del dipartimento (cioè pagamenti, rendiconti, pratiche legate ai corsi), così come segnalato persino da una nota dell’attuale capodipartimento Gianni Silvia. Ai Beni culturali, spiega invece l’assessore Antonino Purpura, nonostante tremila lavoratori in organico, mancano dei “tecnici”. Anche in questo caso, spiegano ad esempio i sindacati, l’esecutivo non è esente da colpe: anche lì il governo Crocetta è intervenuto spostando dipendenti al Territorio per fare in modo che si occupassero delle pratiche di Via-Vas.

Un atto di interpello invece è stato diffuso recentemente dal dipartimento Acqua e rifiuti: servono 16 funzionari e 11 istruttori per occuparsi, tra le altre cose, delle attività di depurazione, ma quella richiesta è caduta nel vuoto. E ancora, altro capolavoro nella creazione dell’Ufficio speciale per l’informatica che avrebbe dovuto portare all’internalizzazione di alcuni dei servizi svolti da Sicilia e-servizi. Una decisione poi, come spiegano i pm della Corte dei conti, rinnegata dal governatore Crocetta. Ma l’ufficio è stato formalmente creato lo stesso. Il personale necessario è stato in un primo momento individuato in una ottantina di unità, da fare giungere, attraverso trasferimenti d’ufficio, dagli altri dipartimenti regionali. Ed è qui il punto. I singoli dirigenti regionali, hanno ricevuto il compito di indicare, tra i dipendenti facenti parte del proprio dipartimento, quelli in possesso delle caratteristiche adatte: dovevano essere, insomma, quantomeno esperti in informatica. E i dirigenti generali pochi mesi fa hanno risposto, facendo i nomi. Sono partiti così i trasferimenti. Tra questi, quelli di otto dipendenti del dipartimento Infrastrutture. Sono loro gli “esperti in informatica” scelti dal dipartimento per andare a formare l’ufficio speciale che reggerà le sorti dell’informatica regionale. Peccato però che subito dopo i trasferimenti, lo stesso dipartimento alle infrastrutture scriva all’Ufficio speciale chiedendo la revoca dei trasferimenti. Chiedendo, insomma, di “restituire” gli otto dipendenti. Il motivo? È raccontato nel decreto del dirigente della Funzione pubblica: “Il dipartimento delle Infrastrutture aveva richiesto la revoca dell’assegnazione allo stesso ufficio, tenuto conto che il personale citato non si era mai occupato di informatica”. Gli esperti di informatica, insomma, non è che ne capissero granché di computer.

Un caos. Mai risolto in tre anni. E di fronte ai trasferimenti di massa, il governo non è mai intervenuto, ad esempio, su quella costellazione di uffici in qualche caso, come raccontato da Livesicilia tempo fa, formato da uno o due soli dipendenti, “impiegati” magari a due passi da casa. Né, nel frattempo, si è mai riusciti a concordare con i lavoratori stessi, le modalità per la mobilità. Il vero motivo per cui la macchina, certamente difettosa ben prima dell’avvento di Crocetta, sia rimasta rigida e ingovernabile.

Ed è normale allora che il caos del personale numerosissimo (oltre 18 mila, con una ‘porzione’ di dirigenti incredibilmente più alta del resto d’Italia), ma sempre insufficiente, torni periodicamente alla ribalta delle cronache. Abbiamo accennato ai guai della Formazione. Era il gennaio del 2013, quando alla Regione si avvertì il primo vero “terremoto”. Il presidente Crocetta con l’assessore Scilabra decidono di trasferire il personale dell’assessorato alla Formazione ad altri dipartimenti. Il provvedimento arriva dopo le denunce del governatore e dell’assessore sulla gestione dei fondi della Regione, finiti in conti personali di alcuni dipendenti. “Con questo provvedimento – commentava allora Crocetta – si mette fine ad una gestione consolidata, nel settore formazione che ha coinvolto l’assessorato, in questi anni, in una serie infinita di scandali”. In realtà con quel provvedimento si mise fine anche al funzionamento dell’assessorato. Quei posti, infatti, rimarranno vuoti per molti mesi. Come emerso da una delibera di giunta e dagli atti firmati dal dirigente generale Gianni Silvia, appena insediatosi opera una ricognizione dell’organico. Alla fine, il dirigente scrive: “All’esito della stessa, è emerso che a far data dal primo gennaio 2013 lo scrivente dipartimento ha visto ridotte in modo significativo le unità di personale allo stesso assegnate. In particolare – prosegue Silvia – sono venute meno 94 unità di personale, trasferite presso altro ramo dell’Amministrazione, senza che al contempo si sia provveduto a reintegrare la struttura delle qualifiche venute meno per effetto di detti trasferimenti”. Il passaggio, ovviamente, tira in causa più o meno implicitamente, l’ex dirigente generale Corsello che non avrebbe “rimpiazzato” i funzionari trasferiti dal presidente. Ma quelle rotazioni hanno danneggiato l’assessorato. E Silvia non gira troppo attorno alla questione: “Il maggior danno sul buon andamento dell’azione amministrativa è stato determinato dalla perdita di figure di alto profilo”. Un “caso” che non si esaurirà in quei giorni. Ma finirà per condurre a uno scontro violento tra l’assessore Mariella Lo Bello e la “collega” in giunta (per poche settimane) Marcella Castronovo. Quest’ultima, così come farà poi il successore Ettore Leotta, spiegherà che i criteri per i trasferimenti vanno ridiscussi nella sede adatta, cioè, appunto all’Aran. Dove in effetti è giunta la proposta per la mobilità dei regionali. Se ne discueterà il 10 settembre.

Proposta che vede ad esempio la possibilità di trasferire personale da un ufficio all’altro della medesima struttura (mobilità infradipartimentale stessa struttura) senza il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Nel caso di trasferimento ad altra struttura dello stesso dipartimento si procederà con l’atto di interpello (con la pubblicazione, cioè, dei posti richiesti). Nel caso in cui le risposte siano numericamente sufficienti, o assenti (è successo, ad esempio, a più riprese all’assessorato all’Economia) allora il dirigente generale potrà operare d’ufficio se lo spostamento avviene all’interno della stessa città, o, nel bacino di 50 chilometri dopo aver stilato un elenco che tenesse conto di alcuni criteri (titolo di studio, formazione professionale acquisita, minore anzianità di sede, età anagrafica e carico familiare). In entrambi i casi verrà data comunicazione ai sindacati.

Nel caso in cui fallissero queste ricognizioni, si potrà richiedere personale di altri dipartimenti. Ma questa volta, l’atto dovrà passare attraverso una deliberazione della giunta e anche in questo caso “giocheranno” alcuni fattori come la categoria di inquadramento giuridico, il titolo di studio e l’anzianità in sede. Questo tipo di mobilità, però, è esclusa per alcune categoria di dipendenti: malati oncologici, lavoratori con una prola di età inferiore ai tre anni e sindacalisti. Prevista anche la possibilità di una assegnazione temporanea di sei mesi, poi il dipendente tornerà nel dipartimento di provenienza. Intanto, il governo si prepara alla “sforbiciata” del trenta per cento delle strutture dell’amministrazione, prevista in finanziaria.


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