PALERMO – Sindacati della comunicazione riuniti in sciopero contro Tim, stamattina a Palermo, dove circa mille lavoratori da tutta la Sicilia hanno protestato contro il piano di riorganizzazione nazionale dell’azienda presentato il sei ottobre scorso. Corteo variopinto, con la presenza di una bara, ovviamente finta.
La manifestazione, partita a Palermo da piazza Massimo e proseguita su via Maqueda e corso Vittorio Emanuele, ha coinvolto sull’intero territorio nazionale i lavoratori di tutti i settori Tim, dai tecnici agli impiegati ai commerciali, arrabbiati per la rescissione unilaterale del contratto di secondo livello e per la proposta di tagli generalizzati e perdita di tutele. “Il nuovo piano prevede riduzioni dei costi, demansionamenti e l’affidamento in appalto di buona parte del lavoro” dichiara Nicolò Corrao, membro dell’organizzazione del corteo palermitano. “L’azienda non investe in sviluppo e crescita e rifiuta del tutto il dialogo con i sindacati. Per questo un mese fa, proprio grazie a 30 tecnici palermitani, è partita la protesta in tutta Italia, ed è per questo che siamo in piazza oggi” ha proseguito Corrao.
A Palermo sono 2000 i dipendenti dell’azienda Tim, su 3.500 a livello regionale. “A Palermo c’è la roccaforte più numerosa di lavoratori e per questo abbiamo registrato un alto numero di adesioni – dichiarano il segretario Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso e Fabio Maggio della segreteria Slc Cgil Palermo -. La cosa che più si ritiene grave è l’assenza di un piano industriale dell’azienda, senza il quale è superfluo parlare di sviluppo, crescita, occupazione. La mera riduzione dei costi non porterà certamente lontano. In ultimo, sulla scellerata gestione precedente, pesano le multe milionarie stabilite dagli enti regolatori, (Agcom e Agcm), determinate dalla mancanza di qualità offerta sia ai clienti Tim, sia ad altri clienti dei gestori concorrenti. In questo scenario – aggiungono Rosso e Maggio – temiamo che il futuro dell’azienda, e quindi dei lavoratori, possa essere ancor di più compromesso a seguito delle determinazioni di Agcom sulla parità di accesso. Diventa fondamentale adesso, far capire a quest’azienda, e per questo stiamo scioperando, che per rimanere in ‘pista’ non è il momento di ridurre salario tutele e diritti individuali, ma bensì quello di investire per migliorare la qualità del servizio ed essere competitivi sul mercato Ict, valorizzare le professionalità esistenti, adottare maggiore trasparenza e coerenza nel mondo degli appalti, e passare ad una organizzazione del lavoro più fluida”.