PALERMO – Si è aperta con le questioni sulla competenza l’udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia in corso davanti alla corte d’assise di Palermo. I legali dell’ex ministro Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza, hanno chiesto il trasferimento del procedimento al tribunale dei ministri sostenendo l’incompetenza funzionale della corte.
“Si tratta di un reato ministeriale – ha detto l’avvocato Massimo Krogh – e va giudicato da un giudice specializzato. Una falsa testimonianza resa su fatti accaduti quando Mancino era al dicastero del Viminale rientra nella competenza del tribunale dei ministri”. Krogh ha sollecitato dunque i giudici a stralciare la posizione di Mancino da quella degli altri imputati e trasmettere gli atti alla Procura perché li invii al tribunale dei ministri.
I legali hanno sollevato anche la questione di incompetenza della corte d’assise sul reato di violenza a corpo politico dello Stato e di concorso in associazione mafiosa, contestati a vario titolo agli imputati, che, a dire degli avvocati, andrebbero trattati dal tribunale. Fu il gup a individuare nella corte il giudice competente in quanto tra gli imputati c’era il boss Bernardo Provenzano che risponde dell’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, reato di competenza della corte d’assise. La posizione del padrino di Corleone è stata, però, stralciata in quanto l’imputato non è in grado di partecipare coscientemente al processo.
“A questo punto è venuta meno la ragione che incardinava davanti alla corte e non al tribunale il processo”, ha sottolineato Krogh. Il legale ha anche chiesto la dichiarazione di nullità del decreto che dispone il giudizio perché generico e ha eccepito inoltre l’incompetenza territoriale dell’autorità giudiziaria di Palermo in favore di quella romana. “La presunta minaccia allo Stato – ha spiegato – sarebbe avvenuta a Roma, non a Palermo”. Dopo l’avvocato di Mancino interverranno, sempre sulle eccezioni di incompetenza, i legali degli altri imputati.
Proseguono le questioni preliminari e le eccezioni di incompetenza al processo sulla trattativa Stato-mafia. Dopo le eccezioni dei legali dell’ex ministro Nicola Mancino, anche i difensori di Marcello Dell’Utri, imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato, ha sollevato l’incompetenza intanto territoriale dell’autorità giudiziaria di Palermo, poi quella per materia della corte d’assise. Per gli avvocati Pietro Federico e Giuseppe Di Peri, essendo la presunta minaccia rivolta al governo, sarebbe competente l’autorità giudiziaria di Roma, città in cui la parte minacciata ha sede. Inoltre, i reati contestati agli imputati secondo i legali vanno trattati dal tribunale e non dalla corte d’assise. Opinione condivisa dal difensore degli ex generali del Ros Antonio Subranni e Mario, l’avvocato Basilio Milio.