I "mali" della giustizia catanese: le denunce dell'avvocatura - Live Sicilia

I “mali” della giustizia catanese: le denunce dell’avvocatura

Il presidente del Coa Rosario Pizzino ha fatto delle precise richieste alla Ministra Cartabia.

CATANIA – Aule roventi in estate, corridoi che diventano pozzanghere in inverno. Questo in estrema sintesi quello che accade nei locali di via Crispi, l’ex Pretura per i catanesi, del Tribunale etneo. Una stato dell’arte che il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania Rosario Pizzino ha illustrato meticolosamente alla Ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Una denuncia – quella del Coa – sulla decadenza e inagibilità di molte aule dei tribunali del distretto di Catania. Che vuol dire anche Siracusa, Ragusa e Caltagirone. Una situazione diventata insostenibile che necessità di interventi urgenti di modernizzazione delle strutture, anche dal punto di vista telematico, e di edilizia giudiziaria. Ma sono istanze che purtroppo si ripetono di anno in anno (giudiziario) e di ministro in ministro. Ma le cose sono purtroppo rimaste le stesse. Ora gli avvocati chiedono una svolta. Insomma servono fatti. Concretezza.

Le denunce continuano. Si registrano infatti anche gravi ritardi nella liquidazione degli onorari del Patrocinio a Spese dello Stato e nei servizi UNEP.

Pizzino però non ama solo avanzare critiche. Alla Ministra ha portato anche proposte sulle riforme messe in campo da Governo, con il PNRR, dal ministero di Giustizia, dal Parlamento. In primis si chiede l’affermazione della centralita’ del ruolo dell’avvocatura, del diritto di difesa dei cittadini e di accesso pubblico e universale alla giustizia.

Oggi Marta Catarbia ha voluto incontrare il mondo giudiziario catanese per parlare dell’Ufficio del processo. “Il rischio maggiore – ha commentato Pizzino – e’ che il nuovo Ufficio (del processo) si scontri – almeno nel nostro Distretto – con la realta’ concreta, strutturale ed operativa, dei Tribunali. Il secondo nodo, infatti, e’ quello dell’edilizia giudiziaria”.

“Questa sala rappresenta per i cittadini “l’autorevolezza” della giustizia. Tuttavia – ha detto il presidente del Coa di Catania – se ci spostassimo di una decina di metri, assisteremmo alla ‘decadenza’ della giustizia. Corridoi ristretti e locali angusti per le udienze civili; oppure, nella sede di via Francesco Crispi, a 200 metri da qui, una struttura che accumula problemi, che soffre di allagamenti invernali e che, alle prime impennate di temperatura, risulta invivibile. La mancanza di un sistema di condizionatori di aria, da anni fermi per un guasto, costoso da riparare, e’, ad esempio, una delle cause della lunghezza dei processi, che devono rinviarsi nelle giornate piu’ afose. E’ banalmente cosi’. La situazione peggiorerebbe se visitassimo il Tribunale di Sorveglianza od il Tribunale per i minorenni. E tutto cio’ – aggiunge – mentre i tempi di realizzazione della nuova cittadella giudiziaria sembrano allontanarsi. L’edilizia giudiziaria e’ in sofferenza anche negli altri Tribunali del Distretto e grazie alla fattiva collaborazione con i vertici degli Uffici, si trovano micro-soluzioni temporanee, che, pero’, non possono essere la normalita’ delle aule di giustizia”. 

Poi il baricentro si è spostato sulle proposte governative. “L’Europa – ha spiegato – ci chiede di ridurre i tempi del processo ma non di comprimere i diritti. Siamo molto allarmati: i tempi della giustizia non potranno ridursi con l’introduzione di sanzioni, preclusioni, decadenza e responsabilita’, ma innovando profondamente la macchina giudiziaria. Le modifiche che si prospettano, ed il timore di un nuovo aumento del C.U., limiteranno ulteriormente l’accesso alla domanda di giustizia. L’Ufficio del processo potrebbe essere un buon rimedio organizzativo, ma il nodo principale resta quello degli organici di Magistrati ed amministrativi: coperture degli organici e necessita’ di un loro ampliamento”. 

Catania e il suo Distretto, sono luoghi con molte contraddizioni e gravi problemi, anche sociali – ha concluso Pizzino – e hanno bisogno di segnali chiari, di simboli forti di legalita’ e decoro. Il buongoverno della giustizia e’ forma e sostanza: le aule dei tribunali sono il biglietto da visita del nostro Paese e della nostra democrazia. Non perdiamo l’occasione delle riforme”.


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