I manifesti, il simbolo, le polemiche |Pd spaccato in attesa del congresso - Live Sicilia

I manifesti, il simbolo, le polemiche |Pd spaccato in attesa del congresso

Le polemiche  sul caso paternese non accennano a placarsi.

CATANIA – Il Pd etneo somiglia sempre di più a un castello di carte in balia del vento. La querelle paternese sui manifesti con il simbolo del Pd in chiave anti amministrazione è soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Circa un anno fa, in occasione delle comunali, a Paternò si consuma una delle guerre intestine più cruente nella storia del partito etneo che investe il circolo locale. Sullo scacchiere della contesa elettorale i dem si spaccano in tre tronconi: i barbagalliani si schierano con Nino Naso, sammartiniani (Paternò 2.0) e laburisti con Anthony Distefano e i berrettiani con il sindaco dem uscente Mauro Mangano. Le polemiche sono all’ordine del giorno anche perché gli schieramenti in campo sono spuri e decisamente trasversali tanto che a sostegno di Napoli c’è il gruppo di Fratelli di Paternò, civica legata a Ignazio La Russa, e Forza Italia a sostegno di Distefano. Con la vittoria di Naso le cose non migliorano anche perché inizia a trapelare l’ipotesi che in seno al consiglio nasca il gruppo dei dem. Un’idea maturata nell’ambito della maggioranza, accompagnata da un prevedibile vespaio di polemiche. Il segretario Napoli dice che si tratta di “una forzatura che smentisce il percorso civico delle elezioni comunali”. Ma il gruppo che riunisce i consiglieri Sambataro, Gulisano e Conigliello nasce comunque.

Poi il fermento per elezioni regionali alle porte mette la discussione sull’opportunità della cosa in standby. Fino a ieri quando lacerazioni e tensioni mai sopite tornano a galla così come i malumori per la gestione del segretario provinciale. Il paese è pieno di manifesti ipercritici nei confronti dell’amministrazione Naso che recano il simbolo del Pd. Questa volta Napoli interviene dichiarando “illegittima” l’iniziativa e annunciando provvedimenti. E nasce un’inevitabile polemica, soprattutto alla luce dei precedenti e all’esistenza in consiglio di un gruppo dem considerato “abusivo” da un bel pezzo di democratici.

Dai giornali la polemica approda ai social. Ad aprire le danze sono l’ex sindaco Mangano e il segretario del circolo Università, Gaetano Palumbo. “Parto dalla considerazione che, in un centro urbano di cinquantamila abitanti come Paternò, con tradizione politica importante, il fatto che sia riapparso il simbolo del Partito Democratico, è un buon segno”, scrive Palumbo. “Poi c’è chi sconfessa questo manifesto, ma quando andava fatta chiarezza in precedenza, non ricordo posizione forti e celeri della medesima persona”, attacca. “Nei fatti il Pd paternese è smembrato e nulla si è fatto da parte della Segreteria provinciale per ricomporre una situazione quantomeno ambigua- spiega Palumbo- Il Pd a Paternò non può che essere all’opposizione, rispetto a una giunta comunale sostenuta fortemente da Fratelli D’Italia, e bene fanno gli iscritti e i militanti a comporre un manifesto, in cui, si evidenziano tutte le mancate promesse elettorali di una giunta, che allo stato attuale, ha disatteso tutte le aspettative dei cittadini”, dice Palumbo che definisce il manifesto “un atto di opposizione a una giunta di centrodestra”.

Anche l’ex sindaco Mangano interviene sulla vicenda. “Il segretario provinciale del mio partito si manifesta periodicamente per affermare che il PD non deve parlare, non deve esistere, non deve apparire alle elezioni comunali”, scrive. “Poi (e anche prima) sparisce, tentando di dare il buon esempio a tutti noi. Pessimi alunni. Una discussione sul merito? A ogni livello, nazionale, regionale, provinciale, comunale. Quando?”, si chiede. La discussione sulla bacheca Fb dell’ex sindaco si accende e Napoli gli risponde così. “Solo per la stima ed il rispetto che nutro verso Mauro Mangano tralasciando le futili ironie, ribadisco che chi ha redatto il manifesto avrebbe avuto il dovere di firmarsi e non attribuirsi arbitrariamente la titolarità del simbolo e l’esclusività della rappresentanza del Pd, che a Paternò più di altrove è dilaniato dalle logiche correntizie”, si definde. “Ora che si voglia attribuire al Segretario Provinciale la responsabilità delle divisioni in ambito locale, mi pare alquanto singolare. Non credo ci sia qualcuno che possa chiamarsi fuori dalle responsabilità di quanto lì si è determinato, considerato anche risultati ottenuti nelle diverse elezioni”. “Per il resto, il congresso che si svolgerà spero il prima possibile, darà a tutti voi la possibilità di confrontavi e riprendere a lavorare alacremente per riportare il Pd alla forza ed al radicamento necessario”, argomenta Napoli.

A Paternò si leva anche un’altra voce sulla vicenda: l’intervento arriva dall’avvocata Maria Grazia Pannitteri, già candidata al collegio uninominale della Camera lo scorso 4 marzo, che chiede un confronto propedeutico a un imminente congresso provinciale.  “Le ultime vicende dimostrano che a Paternò, nel centro-sinistra è giunto il momento della chiarezza. Dobbiamo ripartire, individuare un terreno, acquisire competenze per decidere cosa e come seminare. Per fare ciò, è necessaria una sinergia forte e una bella dose di umiltà e pazienza necessaria per ascoltare ed ascoltarci, elaborare ed intervenire e, ciò, al netto di qualsiasi protagonismo ed individualismo”, spiega. “Una comunità come la nostra non può non avere una forza di centro sinistra organizzata e con una linea politica delineata e condivisa, capace di offrire soluzioni concrete ai problemi dello sviluppo, del lavoro, della sicurezza e della legalità”, dice. “Perciò non è più rinviabile all’interno del Pd, ancora il più grande partito del centro-sinistra, un confronto interno diretto che lo faccia uscire dal limbo un cui è piombato consentendo a quanti si riconoscono in questa forza di diventare protagonisti del bene comune e della buona politica. Chiedo, pertanto, al segretario provinciale, Enzo Napoli, di recepire i segnali di questa comunità e convocare urgentemente un incontro, propedeutico alla fase congressuale, che individui metodi e contenuti politici condivisi per porre fine a polemiche controproducenti”, dice Pannitteri. E in fondo esplicita quello che ormai da tempo in tanti anelano dentro i dem: il congresso provinciale.  I tempi ormai sono più che maturi.

 

 


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