"I miei giudici senza coraggio" - Live Sicilia

“I miei giudici senza coraggio”

Dell'Utri ancora sul processo
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Berlusconi e Dell'Utri

“Io riconosco a questo collegio una totale onestà. Ma il loro grado di coraggio non è stato pari alla loro onestà”. Lo afferma in un’intervista alla Stampa il senatore Marcello Dell’Utri, condannato ieri a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte d’Appello di Palermo. “C’é qualcosa che non torna semplicemente perché non so ancora di che cosa si parla – spiega -. Non c’é una cosa per la quale si possa farmi seriamente un’accusa di concorso esterno mafioso: ovvero aver procurato vantaggi a un’organizzazione criminale. Se mi accusano di aver conosciuto Cinà o Mangano, è vero, li ho conosciuti ma è tutto qui”. La questione, aggiunge, è che non si può essere mafiosi “fino a un certo punto”, “o lo si è oppure no” e Dell’Utri ribadisce di non esserelo, “non esiste”. Per il senatore Pdl “l’esercito di pentiti” portati al suo processo “é fatto di persone che dicono cose che hanno sentito da altri”. Dell’Utri si dice convinto che il suo ruolo di senatore non é inconciliabile con la condanna per mafia, “il mio – sottolinea – è un percorso che finirà l’anno prossimo e fino ad allora io sono innocente…In attesa di giudizio”. Nessun problema a immaginarsi in carcere, “l’importante è stare bene”. Intervistato anche dal Messaggero e dal Giornale, Dell’Utri ribadisce che Mangano è il “suo” eroe perché “ha preferito restare in prigione, morire, piuttosto che accusare ingiustamente” mentre non si può paragonare a Falcone e Borsellino, “offensivo doverlo precisare: è ovvio che loro sono due eroi”


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