I nuovi capi di Cosa nostra |Le rivelazioni del pentito Bonanno - Live Sicilia

I nuovi capi di Cosa nostra |Le rivelazioni del pentito Bonanno

I verbali del collaboratore sono depositati in due processi che vedono alla sbarra i vertici dei Santapaola.

mafia e assetti
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CATANIA – Le rivelazioni del pentito Salvatore Bonanno, arrestato nel blitz Carthago 2 e da poco entrato nel programma di collaborazione, cristallizzano la fotografia della nuova cupola della mafia già scattata attraverso le ultime inchieste della Dda di Catania. I nomi e gli assetti sono quelli che emergono dalle indagini a cui lavorano quotidianamente polizia, carabinieri e guardia di finanza. Intercettazioni, fiuto investigativo, ore di appostamenti e pedinamenti hanno permesso di portare alla sbarra i nuovi capi di Cosa nostra di Catania. I processi Kronos, Carthago 2 e Orfeo (in questi due sono stati depositati i verbali di Bonanno, ndr) sono solo tre esempi di come la mafia militare sia stata annientata da un capillare lavoro di polizia giudiziaria.

Il passo in più che si riesce a fare con le rivelazioni dell’ex esattore del pizzo dei Santapaola, Salvatore Bonanno, è quello di delineare gli assetti di Cosa nostra fino a pochi giorni prima del blitz Carthago 2 e quindi fino alla scorsa estate. Bonanno è preciso: “Saro Lombardo è il capo. Prima del mio ultimo arresto con il blitz Carthago 2 io rispondevo direttamente a lui dato che Francesco Santapaola era stato arrestato”. Il collaboratore racconta di un incontro avvenuto poco prima della retata. “Nel 2017 prima del mio arresto – spiega – mi sono recato da solo da Saro Lombardo per lamentarmi dello stipendio che mi era stato tolto, mi recai da Saro perché era il capo e aveva il potere di decidere su tutto”. Insomma con Francesco Santapaola (“che è il reggente”, dice Bonanno) e Marcello Magrì (“ che faceva le veci in caso di assenza di Lombardo e Santapaola”, racconta il pentito) finiti in manette nell’ambito della maxi inchiesta Kronos il timone del comando sarebbe passato nelle mani del boss che vive a San Giorgio. “Vito Romeo chiamava Saro u zio, ad intendere che era il rappresentante della famiglia Santapaola”, dice Bonanno.

Saro Lombardo avrebbe avuto anche il potere di “manovrare” l’erede di Nitto Santapaola. “Essendo il padrino di Francesco Santapaola e trovandosi agli arresti domiciliari gli dava consigli sulla gestione del gruppo per tutti gli affari illeciti ovvero spaccio ed estorsione. Ciò l’ho appreso dai miei fratelli”, racconta il collaboratore ai pm della Dda etnea. Il pentito fa un passo indietro e racconta quando ha stretto la mano per la prima volta a Saro U Rossu, il santapaoliano con la passione per i cantanti neomelodici. Il boss è affetto da una patologia cardiaca che lo ha portato a scontare le sue condanne ai domiciliari, dove però si sono susseguiti i vari summit di mafia. Le cimici non lasciano adito a dubbi. Ora il boss è detenuto nel carcere milanese di Opera, ma dopo l’udienza davanti al Tribunale del Riesame è stata disposta una nuova perizia medica per valutare se le sue condizioni di salute sono compatibili con la detenzione. “Ho conosciuto Saro Lombardo nel 2008 – racconta Bonanno ai magistrati – all’epoca io ero affiliato con Enzo Aiello e Lombardo era nel gruppo di Daniele e Fabrizio Nizza e si occupava di droga”.


Bonanno svela anche i metodi di comunicazione tra gli affiliati. Una serie di schede telefoniche intestate ad insospettabili che poi sono state eliminate e cambiate dopo il blitz Kronos. Nei messaggi e nelle conversazioni i nomi dei capi erano indicati con nomi in codice. Nella “rete riservata venivano utilizzati dei soprannomi: “gabibbo” per indicare Saro Lombardo, “Lupin” per indicare Marcello Magrì, “gocciolino2 per indicare Vito Romeo, “Cicciolina” per indicare Francesco Santapaola.

Bonanno fornisce il profilo oltre che di Santapaola e Lombardo anche degli altri due boss. “Vito Romeo – racconta – è il compare di Francesco Santapaola per averne battezzato il figlio ed è anche il suo portavoce. Del fratello del killer Orazio Magrì dice: “E’ stato reggente della famiglia Santapaola nel periodo successivo all’arresto di Ciccio Santapaola e nel periodo successivo all’arresto di Saro Lombardo”.

L’ex esattore del pizzo ha fornito anche dettagli sul gruppo mafioso di Picanello, che avrebbe avuto una certa indipendenza criminale rispetto alle altre squadre. “Nel periodo in cui rispondevo a Francesco Santapaola – racconta Bonanno agli inquirenti – ho assistito a incontri con i responsabili di altri gruppi e famiglie, che prendevano ordini da lui ad eccezione di Comis, responsabile di Picanello che aveva una sua autonomia”. Comis è l’imputato chiave del processo scaturito dall’inchiesta Orfeo. “Prima del blitz – afferma il pentito – il responsabile di Picanello era Giovanni Comis, con lui c’era Orfeo”. Questo è il nomignolo di Alfio Cardillo, che “è il vice di Giovanni Comis – afferma l’ex santapaoliano – e si occupa di tutto ed in particolare di estorsioni”. Cardillo avrebbe partecipato a diversi summit di mafia. “L’ho incontrato in più occasioni con Vito Romeo – spiega ancora Bonanno ai magistrati- sempre per parlare di estorsioni”.


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