I Promessi Avatar: l’amore | al tempo dello smartphone - Live Sicilia

I Promessi Avatar: l’amore | al tempo dello smartphone

Può esistere oggi l’amore senza i social? Una grossa percentuale di rapporti ha inizio online. In Inghilterra, dove perfino il 18 % degli anziani “acchiappa” regolarmente in rete e oltre 9 milioni di persone si rivolgono ai siti di incontri online, l’Office for National Statistics li ha aggiunti al paniere per il calcolo dell’inflazione.

In un film attualmente nelle sale italiane, incentrato sull’incomunicabilità in un futuro così prossimo da sembrare presente, Spike Jonze racconta come un uomo introverso e sensibile, annientato dalla fine del suo matrimonio, trovi compagnia in un sofisticato “operating system” parlante. La seducente voce femminile gli diviene indispensabile, e accade persino che l’OS tenti di ricambiare il suo sentimento. Tra fantascienza e melodramma, l’indagine di Jonze, geniaccio raffinato e col gusto del paradosso, non è tanto sui rischi della tecnologia, quanto sulla fragilità dei rapporti umani nell’era attuale. Sempre più spesso, difatti, uomini e donne dialogano (o almeno ci provano) attraverso un media digitale.

Se i connected people sono sempre più diffusi, la speranza è che si possano felicemente accoppiare? Che generi o distrugga una relazione, certo è che la tecnologia, fonte di incontri, è anche foriera di equivoci e litigi. E, persino, come vedremo, strumento di ritorsione.

Un recentissimo studio del Pew Research Center sul ruolo di internet e dei cellulari nelle storie d’amore rivela che un terzo degli internauti intervistati, adulti e impegnati, dichiara che il 21% si sente più vicino all’altro grazie ai media, mentre una risicata maggioranza ne ricava, piuttosto, elementi di fastidio; in particolare, il 25% dichiara che il cellulare distrae il partner nell’intimità, l’8 % litiga a causa del troppo tempo trascorso online dall’altro e il 4% si è innervosito per varie operazioni online del compagno. Quando l’uso della rete è condiviso, poi, nascono altri rischi, specie alla fine del rapporto di coppia.

L’indagine non racconta come molti/e, che su Facebook hanno un account in comune col partner, con tanto di fotina della felice coppia (talora famigliola, pet inclusi), non esitino a crearsi profili deputati a uno degli sport preferiti in rete. La moda del sexting, ovvero l’invio di messaggi molto espliciti, non è solo un fenomeno da single o da adolescenti: un adulto su 10 ha inviato foto o video che lo ritraggono “nature”. Il fenomeno, che ha provocato l’enorme successo di Snapchat, un’app di messaggistica istantanea che consente di inviare le foto solo per un certo numero di secondi, dopodiché la visibilità viene annullata, è devastante per la sicurezza informatica perché offre su un piatto d’argento informazioni privatissime ai potenziali stalker digitali.

Su un tema di così scottante importanza, appena lo scorso Febbraio, McAfee ha reso noti i risultati dell’indagine Amore, Relazioni e Tecnologia 2014. L’azienda ha preso in esame oltre 6.000 consumatori che condividono e archiviano dati privati sui propri dispositivi portatili, sia con gli attuali compagni che con gli ex. Sul 94% degli intervistati che utilizza il proprio dispositivo portatile per scattare foto (ben il 58% invia o riceve contenuti privati tra cui filmati, fotografie, e-mail e messaggi), solo il 73% protegge il proprio smartphone con una password o un codice d’accesso, anzi il 41% degli adulti italiani continua a condividere le proprie password con un’altra persona (dato in discesa rispetto al 60% dello scorso anno), mentre il 30% utilizza la stessa password per più dispositivi, aumentando la possibilità che tali dispositivi portatili vengano violati.

Siamo un popolo di fiduciosi, almeno fino alla prossima storia. Il 95% degli adulti italiani si fida del partner, cui ha inviato messaggi intimi e dati privati; il 40% condivide i contenuti dei telefoni cellulari e il 57% condivide gli account di posta. Ancora, il 67% degli intervistati ha guardato i contenuti del portatile della propria metà, inclusi messaggi e foto, e una persona su quattro accede all’account Facebook dell’altro almeno una volta al giorno. Difatti, il 93% degli intervistati è presente sui social media (non solo Facebook, ma anche Twitter e Instagram). Alla fine di una relazione, il 47% ha poi chiesto al proprio ex di cancellare le informazioni. Considerato quanto, sebbene coperti dall’anonimato, possa essere difficile confessare un tale comportamento, si apprende che il 31% degli intervistati ha ammesso di fare stalking contro il proprio ex sui social media; il dato, se pur non sorprendente, vista la cronaca recente, tuttavia apre a molti interrogativi, in quanto la fascia d’età più coinvolta nel fenomeno non è quella di attempati coniugi traditi o abbandonati, ma quella dei giovani tra i 18 e i 24 anni di età, con il 45% dei casi.

Può esistere oggi l’amore senza i social? Una grossa percentuale di rapporti ha inizio online. In Inghilterra, dove perfino il 18 % degli anziani “acchiappa” regolarmente in rete e oltre 9 milioni di persone si rivolgono ai siti di incontri online, l’Office for National Statistics li ha aggiunti al paniere per il calcolo dell’inflazione.Secondo lo s tudio Multi-Device Usage del 6 marzo 2014, commissionato da Facebook (pensiamo con intento autocelebrativo) all’agenzia internazionale di ricerche GfK, su un campione di duemila persone tra Regno Unito e USA, il 60 % degli adulti online usa almeno due dispositivi ogni giorno, mentre il 25 % degli americani e il 20 % dei britannici, ne utilizza ben tre. I possessori di smartphone (76-77 %) se ne servono per la comunicazione e le attività sociali. Il tablet è usato soprattutto per l’intrattenimento; l’86 % degli inglesi intervistati e l’80 % degli americani che possiedono un laptop/Pc, lo usano principalmente per lavoro o gestione delle finanze. L’accesso a Facebook e alle e-mail, risulta l’attività più gettonata su tutti e tre i dispositivi: il 79% controlla i social entro 15 minuti dal risveglio e ha il telefono con sé 22 ore al giorno. I social media, insomma, accorciano distanze, moltiplicano possibilità amorose. Ma è davvero così?

Su La Stampa, Federico Taddia ha pittoricamente descritto la “cena a lume di display” durante la quale lui e lei in un romantico ristorante, forchetta in una mano e smartphone nell’altra, sono “concentrati nel comunicare rigorosamente con altri”. Se è vero che le possibilità di incontro appaiono infinite, il rovescio della medaglia è che un tempo si era gelosi di qualcuno, oggi di qualche centinaio di “amici”. Un narcisismo onnipresente trasforma tutti in assidui fotografi che scattano riscattano tagliano e fotoshoppano dal pranzo domenicale al viaggio in Cina con un unico fine: postare in tempo reale, proprio come i pluribacchettati adolescenti. A cinquant’anni come a quindici si usano acronimi e neologismi con perfetti sconosciuti ai quali, in una continua autopromozione, si trasmettono immagini di se stessi di molti anni e chili fa, insieme a fiori e cuori, faccine che ridono e piangono e buffe immagini innocue, loro sì, e taumaturgiche.

I social network permettono di avere relazioni senza averne, persino senza parlare, senza doversi impegnare per apparire al meglio di sé, addirittura senza essere se stessi. Un mondano Avatar è lì, imperturbabile, a far bella mostra di chi, magari, sta sudando impegnato in meschine faccende quotidiane: il che vale per ambo i sessi. Ma che sia tweet o sms, e-mail o uozzappata, tra due “innamorati” il problema paradossalmente amplificato dalla facilità di comunicazione resta l’incomunicabilità. Quando dalla discussione si trascende al litigio, o ai silenzi, il passo verso il tradimento è breve.

E il cellulare, spiega il sito di incontri Gleeden.com, diventa complice: il 62% dei fedifraghi ogni giorno scambia tra i 5 e i 10 sms, più facili da gestire, e più di 5 e-mail, e il 41% trascorre più di 20 minuti al telefono. Infine, la presenza di telefonino e tablet in camera da letto può rivelarsi molto nociva all’amore. L’autorevolissimo Lancet ha affermato che i social media inducono alla rarefazione dei rapporti amorosi, colpevoli, letteralmente, del “cooling of the national libido”. La dottoressa Mercer, dell’University College of London, ha dichiarato che se è vero che la gente, preoccupata per il lavoro e per il denaro, non è dell’umore adatto per fare sesso, tuttavia è anche distratta dalle moderne tecnologie. Il dato costante, riscontrato dal team di ricerca (su più di 15.000 soggetti testati, fra i 16 e i 44 anni) è che le persone si portano smartphone e tablets in camera da letto e continuano a usare Twitter e Facebook e a rispondere alle email piuttosto che dedicarsi ad altro.

 


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