PALERMO – La decisione, piaccia o meno, era già stata presa dopo quella sera passata a Napoli, a vedere un Palermo rinunciatario dominato da una corazzata. Il feeling tra Giuseppe Iachini e Maurizio Zamparini non era più solido, così come il feeling tra Giuseppe Iachini e il suo gruppo, e alla fine ha pagato proprio il tecnico. Non per i risultati, magari non proprio all’altezza delle aspettative estive, ma di certo neanche tali da mettere in pericolo la propria panchina, quanto per tutta un’altra serie di fattori. Dalla gestione della squadra in campo a quella nello spogliatoio, passando per quei piccoli screzi con il presidente a mercato quasi concluso e a delle scelte di formazione che non sono andate giù a Zamparini.
La squadra non sosteneva più il suo tecnico, almeno non come lo scorso anno. L’esultanza di gruppo dopo il gol di Gilardino col Chievo non era di facciata, perché la settimana pre-partita ha fatto sì che tutti gli elementi si cementassero per evitare spiacevoli sorprese, ma già da quest’estate il malcontento si era reso più evidente. Qualche muso lungo di troppo, qualche lite sulla falsariga di quella che, non molte settimane fa, ha visto protagonisti due titolari inamovibili come Vazquez e Lazaar. Scene che già in ritiro, seppur in tono decisamente minore, si erano viste con altri calciatori protagonisti.
Ma nella stessa estate Iachini aveva smesso di essere l’uomo di fiducia di Zamparini. Perché se da un lato il turbolento finale di stagione con le sirene della Sampdoria era stato superato senza affanni, dall’altro lato è intervenuto il mercato estivo a incrinare il rapporto. La fiducia di Zamparini nella squadra completata a settembre era massima, a differenza di quella mostrata anche pubblicamente da Iachini. La cessione di Belotti senza aver prima preso un sostituto all’altezza, il mancato arrivo di un’altra punta e il trovarsi col solo Rispoli da esterno destro, queste ultime situazioni hanno costretto tra le altre cose il tecnico ad inventarsi Quaison in due posizioni del tutto inedite, ovvero quinto di centrocampo e centravanti.
Ecco che dunque entrano in gioco alcune scelte di uomini, non sempre andate a genio a Zamparini. Il Quaison sballottato un po’ ovunque e praticamente mai nel suo ruolo, il Chochev escluso praticamente dopo una sola partita e messo in campo solamente come alternativa ad altri giocatori, l’Hiljemark di inizio stagione tenuto inizialmente in panchina. In definitiva, quei giovani sui quali il presidente conta di poter fare in futuro le plusvalenze già programmate, tenuti nel congelatore. E se Hiljemark è riuscito a ritagliarsi il suo spazio a suon di gol, per Quaison e Chochev è arrivata una netta involuzione rispetto allo scorso campionato, così come per Lazaar, che dalla sua ha avuto almeno una fiducia inattaccabile fino alla scorsa partita col Chievo.
Quel che è pesato di più, alla fine di tutto, è stato l’atteggiamento del Palermo nelle sfide che più contavano. E qui si torna al punto di partenza: presentarsi a Napoli con l’intenzione di difendere lo 0-0, cercando al massimo qualche rischio in contropiede, non è andato giù al presidente, che in più riprese aveva rimproverato scarso coraggio al suo tecnico. E alla fine, il tanto paventato esonero è arrivato. Al di là delle rassicurazioni per gennaio e delle dichiarazioni di facciata. Adesso bisogna andare in porto in condizioni di massima sicurezza con Ballardini, nella speranza che il mercato invernale possa dare un’ulteriore mano al Palermo e al suo nuovo tecnico.
