I ragazzi sono in giro, come narra la canzone. Perché stare in giro è il loro mestiere di vivere. I ragazzi sono in giro sotto il sole di Palermo, in spiaggia, per strada, senza mascherine, alle volte, stretti stretti. I ragazzi, per vocazione, sentono di essere immortali e, quando l’estate li chiama, non resistono. E fanno quello che fanno, di solito, i ragazzi. Parlano col corpo. Si baciano. Si abbracciano. La sintassi dell’età in fiore prevede il contatto.
Anche gli adulti sono in giro. Talvolta, sì, senza mascherine, tossendo allegramente, non rispettando le distanze. Accade un po’ ovunque, pure a Palermo. E nessuno sta a sindacare le ragioni del singolo: ci sono persone che sono in giro secondo le regole stabilite in questo tempo triste di Coronavirus, altri, invece, si atteggiano come se fosse stato proclamato il fatidico liberi tutti. Ecco perché qualche dubbio è legittimo.
Chi può fare cosa? Online le istruzioni si trovano e si capisce che siamo ancora in giorni di limitazioni, in uno stato di necessità. Lo ha ripetuto, quasi sgolandosi, il professore Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss: “Il virus circola, è ancora tra noi”.
E allora, forse, per evitare tragici capitomboli all’indietro è con i ragazzi che bisogna parlare, con il loro cuore, con la loro semplicità, perché essi sono il presente, non soltanto il futuro. Siate voi il modello della responsabilità. Dimostratevi giovani e grandi. Attenetevi alle norme di comportamento. Rispettatele per salvaguardare voi stessi, quelli che amate e perfino i passanti incontrati per strada. Così si potrà dire: furono i ragazzi a salvarci dalla peste che abbiamo vissuto. I ragazzi generosi, attenti e sensibili, nell’ora più buia, riscattarono il cattivo esempio di certi adulti.