"I raid in villa dei finti finanzieri "| Stangata per i quattro imputati - Live Sicilia

“I raid in villa dei finti finanzieri “| Stangata per i quattro imputati

Sentenza del giudice per l'udienza preliminare. Stralciata la posizione di un quinto indagato che, nonostante risulti affetto da schizofrenia, è stato arrestato tre volte. Il suo nome figurava nell'elenco del blitz antimafia denominato Apocalisse.

Palermo - la sentenza
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PALERMO – La pena è pesante. Otto anni e 8 mesi ciascuno per i quattro presunti rapinatori che si travestivano da finanzieri per mettere a segno i colpi. Gli imputati, in realtà, erano cinque, ma il giudice per l’udienza preliminare Lorenzo Jannelli ha stralciato la posizione di uno di loro. Sono in corso, infatti, le valutazioni psichiatriche per capire se Giovanni Beone, 51 anni, sia capace di intendere e volere, nonostante sia stato raggiunto da tre ordini di arresto. Il suo nome, per ultimo, figurava pure nell’elenco del blitz antimafia denominato Apocalisse.

I condannati sono: Luigi Verdone, 45 anni, Giuseppe Marrone, 51 anni, Antonio Patti, 56 anni e Giuseppe Vittorio Amato, 51 anni. Erano tutti finiti in carcere nel marzo 2014, quando fu loro contestata l’irruzione nella villa di un grossista di carni a Erice, nel Trapanese. La moglie e i figli furono sequestrati e rinchiusi in cucina. Sette mesi dopo, gli uomini della Sezione antirapina della Squadra mobile di Palermo ritennero gli imputati responsabili di altri due colpi. Il primo datato maggio 2012, quando un gruppo di una decina di persone – ci sono, dunque, dei rapinatori che l’hanno fatta franca – assaltò la villa un altro commerciante di carni, stavolta a Palermo. In una bella residenza di Mondello tre donne furono immobilizzare e derubate di tutti i gioielli, quindi i rapinatori ripulirono pure la casa. Nessuno dei presenti all’interno dell’abitazione dubitò di quegli uomini che si erano presentati con false pettorine, tesserini, pistole, guanti e manette. In pratica, con tutta la dotazione di un finanziere vero.

La seconda rapina – come hanno accertato gli investigatori – fu messa a segno il 6 dicembre dello stesso anno a Trapani. Nel mirino finì un pensionato che si lasciò ingannare dai finti militari che bussarono alla sua abitazione per una perquisizione. L’anziano era in compagnia della badante.

Secondo i poliziotti della Mobile, coordinati dal pubblico ministero Siro de Flammineis, la mente della banda sarebbe stato Beone, raggiunto da un nuovo ordine di arresto, il terzo, nel giugno dello stesso anno. All’Arenella, dove si sarebbe occupato di estorsioni per conto della famiglia mafiosa, il suo soprannome è lo stolito che vuol dire “strambo, fuori di testa”. Fino al suo arresto era l’unica traccia dei problemi di salute che, però, non avrebbero impedito a Beone, secondo l’accusa, di occuparsi di pizzo e rapine.

Gli stessi problemi, però, sono stati sufficienti, almeno finora, ad evitargli il carcere. A Beone, infatti, affetto da una grave forza di schizofrenia sono stati concessi gli arresti domiciliari in una comunità terapeutica della Sicilia. È rimasto nell’Isola per facilitare i contatti con i parenti, necessari per curare la sua patologia. Per andare fino in fondo nelle questioni psichiatriche che riguardano Beone il giudice ha disposto una perizia. Ecco perché la sua posizione è stata stralciati dagli altri quattro imputati tutti condannati.

 


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