Il 118 dalla Croce Rossa a Crocetta | L'emergenza sempre in emergenza - Live Sicilia

Il 118 dalla Croce Rossa a Crocetta | L’emergenza sempre in emergenza

La Sanità siciliana è una matrioska di scandali e di emergenze. Per risolvere un problema precedente, se ne crea  subito uno successivo. Lo dimostra la storia del 118, il paradigma di tutte le inefficienze. LA REPLICA Ingroia: "Sicilia e-Servizi non ha alcuna responsabilità".

PALERMO- Fino a pochi anni fa il “rosso” faceva rima con Croce Rossa. Il rosso dei conti della Sise, l’azienda che gestiva l’emergenza e le ambulanza del 118 nell’Isola. E che nel 2009, anno in cui denunciò una perdita vicina agli ottanta milioni di euro, era una società a totale partecipazione, appunto, della Cri. Un anno dopo arriverà la liquidazione dell’azienda. Investita da scandali e sprechi. Da lì, un vortice di nomi e storie che hanno condotto a oggi. Quando l’emergenza della società dell’emergenza sembra non essere terminata, tra dimissioni dei vertici societari e apparecchiature ormai obsolete, nonostante i rapporti a più zeri intrattenuti con un’altra società regionale, Sicilia e-Servizi.

Già il passaggio dalla vecchia “Sise” alla nuova non fu indolore. Oltre alle pesanti relazioni della Corte dei conti in quegli anni, anche un dossier ha puntato i riflettori sui presunti sprechi perpetrati dalla precedente dirigenza, guidata da Guglielmo Stagno D’Alcontres. La denuncia, firmata dai vertici della nuova società che presero in gestione il servizio, puntò i riflettori sulle folli spese che avrebbero alimentato il buco in bilancio, creato comunque in gran parte dagli straordinari agli autisti soccorritori del 118. Tra le spese che hanno alimentato il deficit, molte polemiche si sono mosse attorno alla vicenda di Villa Luce a Messina: un immobile preso in affitto dalla società e di proprietà di Caterina Caruselli, moglie proprio di Stagno D’Alcontres. Il presunto conflitto d’interessi su Villa Luce, in ogni caso, non fu l’unico episodio a finire al centro delle polemiche. Assunzioni fatte anche nel 2009, nonostante il blocco imposto dall’assessorato regionale alla Sanità, autisti soccorritori assenteisti, ambulanze affittate a canoni d’oro, compensi stratosferici ai dirigenti. E ancora, una consulenza esterne numerose e costose.

Alla società in liquidazione è subentrata la Seus, formata per il 51% da azioni della Regione e per il restante 49% dalle Asp e dalle aziende ospedaliere dell’Isola. Una differenza fondamentale rispetto alla compagine sociale della Sise. Nel passaggio tra Sise e Seus, la nuova società ha garantito i livelli occupazionali, a patto che i lavoratori rinunciassero agli straordinari. Pochissimi si sono opposti al provvedimento facendo ricorso, ma per la stragrande maggioranza dei dipendenti è stato necessario ingoiare il rospo e pur di mantenere il posto di lavoro.

Eppure, guardando i dati analizzati dalla Corte dei Conti, fin dall’inizio non sono state rose e fiori neanche per la nuova azienda che gestisce il 118. Nella relazione di parifica, la magistratura contabile rileva infatti che nel 2010 il 118 – portato avanti dalla Sise nel primo semestre e dalla Seus nel secondo – è costato complessivamente circa 97 milioni. Quasi 90 milioni sono stati spesi per i dipendenti, 90 in meno rispetto al 2009, “anche se, curiosamente – bacchettava ancora la magistratura contabile – sono costati di più, con un aumento di circa 7 milioni e 700 mila euro”. Una cifra che negli anni seguenti è persino aumentata sforando i cento milioni di euro.

Nel 2010, altro problema. Le cosiddette “progressioni verticali” che avevano portato una trentina di lavoratori a una promozione. Una decisione, quella presa dall’allora dirigenza di Seus che ha portato pochi mesi fa alla condanna di quegli stessi dirigenti. La Procura della Corte dei Conti ha contestato il danno erariale perché quelle promozioni sarebbero state disposte senza concorsi e in violazione del divieto legale di assunzione previsto dalla normativa regionale per il contenimento della spesa pubblica nelle società regionali.

“Logiche clientelari e pressioni lobbystiche” invece, sarebbero state alla base, secondo la Corte dei Conti, delle assunzioni di 512 autisti-soccorritori delle ambulanze del 118 che avrebbero portato a un danno all’erario inizialmente quantificato in oltre 12 milioni di euro e poi sceso in appello a circa 700 mila euro. Soldi che però dovranno essere risarciti da 17 politici, tra ex componenti della giunta Cuffaro ed ex membri della commissione Sanità all’Ars. E in particolare gli ex componenti della giunta Totò Cuffaro, Innocenzo Leontini, Carmelo Lo Monte, Antonio D’Aquino, Francesco Scoma, Francesco Cascio, Fabio Granata, Michele Cimino, Mario Parlavecchio, Giovanni Pistorio (attuale assessore alla Funzione pubblica) e i componenti dell’allora commissione Sanità dell’Ars: Santi Formica, Nino Dina, Giuseppe Basile, David Costa, Giuseppe Arcidiacono, Giancarlo Confalone, Angelo Stefano Moschetto.

Ma l’ultimo problema dentro la Seus è sempre il penultimo. Con l’avvento di Rosario Crocetta l’azienda non ha certamente ripreso a “correre”. Nonostante la scelta, in qualità di direttore generale, di un manager assai vicino a Lucia Borsellino, e in precedenza all’ex assessore alla Sanità, Massimo Russo. Angelo Aliquò denuncerà ad esempio la presenza in azienda di 391 inquisiti. Quasi un centinaio per “reati ostativi”, cioè incompatibili col lavoro nella pubblica amministrazione. Molti di quelli verranno licenziati. E nel report presentato anche in commissione Salute all’Ars c’è davvero di tutto, Da reati meno gravi, come l’emissione di assegno a vuoto, la guida in stato d’ebbrezza o l’abusivismo edilizio, ad accuse molto più pesanti. Tra queste, quelle di ricettazione, furto, lesioni personali, maltrattamenti in famiglia e verso fanciulli, omicidio colposo e persino estorsione.

Aliquò però verrà fin da subito “osteggiato” dalle strutture interne dell’azienda. In particolare da burocrati vicini proprio al presidente Crocetta. È il caso ad esempio dell’attuale capo di gabinetto del governatore, Giulio Guagliano, che alla fine deciderà di dimettersi dal consiglio di sorveglianza. Poco male. Perché a guidare l’organismo che si occupa dell’amministrazione della società oggi è Gaetano Montalbano, anche lui vicino al presidente della Regione, visto che è anche componente dell’ufficio di gabinetto di Crocetta e militante del Megafono. Mentre per qualche giorno il Crocetta aveva pensato di “piazzare” al vertice dell’azienda un fedelissimo come Giacomo Sampieri, già coinvolto nelle incheste su Villa Sofia e adesso indagato nell’inchiesta che ha portato in carcere il medico personale del presidente della Regione, Matteo Tutino.

Ma la gestione dell’emergenza in Sicilia è un caos già in partenza. Da un lato, infatti, ci sono i dipendenti della Seus. Stando all’ultima rilevazione sono 3.277. La stragrande maggioranza di questi dovrebbe occuparsi proprio del soccorso con le ambulanze. Poi c’è anche il sistema sanitario regionale: sono i dipendenti di Asp e ospedali, infatti, a popolare le centrali operative. Quattro in tutto. Da queste passano i casi gravi. Il destino di tanti siciliani. Le speranze, in molti casi, di vita e di morte. Sono gli operatori delle centrali operative, infatti, a contattare la prima ambulanza a disposizione o il primo elisoccorso. Qui entra in scena un altro soggetto: è la società Inaer. È questa l’azienda che ha vinto la gara indetta dalla Regione ai tempi di Massimo Russo, per la gestione dei velivoli di soccorso. Finiti nell’occhio del ciclone. Prima per il caso del direttore della centrale operativa di Palermo, Gaetano Marchese. L’elisoccorso è voltato fino ad Alghero per soccorrere il manager, colpito da un problema cardiaco. Dopo la pubblicazione della notizia, l’assessore alla Salute Lucia Borsellino ha preannunciato la sospensione del burocrate, attualmente al suo posto. Un anno prima, invece, era stata la volta del vicepresidente del consiglio comunale di Messina, Nino Interdonato: caricato sul velivolo a Messina dopo un incidente automobilistico e operato all’ospedale Villa Sofia di Palermo dal primario Matteo Tutino. Una vicenda finita dentro una inchiesta della Procura di Messina. I pm vogliono verificare se in occasione di quel soccorso ci furono delle pressioni politiche.

Ma le note dolenti per l’emergenza sono anche di natura informatica. E sono emerse drammaticamente nei giorni caldissimi che seguirono alla morte della piccola Nicole. Ma anche alcuni mesi prima, come ha raccontato al mensile “S” qualche tempo fa Dino Alagna, responsabile della centrale operativa di Messina. Lì, sarebbe dovuta arrivare la telefonata di un cinquantaduenne di Furci Siculo, in preda a un malore. Ma la chiamata, nonostante il telefono squillasse, non è mai giunta agli uffici. L’uomo arriverà in ospedale in grave ritardo. E morirà lì. “Il ritardo è stato dovuto, in questo caso, a una linea telefonica obsoleta – ha spiegato Alagna – eppure, da 5-6 anni la società Sicilia e-Servizi starebbe lavorando a due progetti (Si-Sues e Sti-Sues) proprio per la modernizzazione del servizio”. Un progetto che consiste in applicativi e software utili a gestire le telefonate, a selezionare il mezzo più vicino e idoneo per il soccorso, a offrire le banche dati degli ospedali. “Ma questi progetti – racconta Alagna – non sono mai stati conclusi”. Alla Seus è sempre emergenza.

LA REPLICA. Ingroia: “Sicilia e-Servizi non ha alcuna resonsabilità”.


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