Il balletto senza fine sul Ponte (aspettando la catapulta) - Live Sicilia

Il balletto senza fine del Ponte|Aspettando… la catapulta

Le ilarità sulle piste ciclabili di De Micheli. I dubbi di Sicilia e Calabria. La telenovela continua.

Che il balletto sul Ponte sullo Stretto negli anni abbia assunto i contorni della barzelletta in fondo lo sapevamo già. Che si dovesse arrivare a leggere di un ministro che canzona un altro ministro per le sparate sul tema non era ancora scritto ma ci siamo arrivati. Il tweet ormai famoso della ministra De Micheli (“Abbiamo istituito una commissione per capire qual è lo strumento migliore per collegare la Sicilia alla Calabria. Per collegarle su ferro, su strada e con una pista ciclabile. L’opera che verrà deve essere sicura ed economicamente sostenibile”) ha suscitato tra i vari commenti ispirati all’ilarità quello del ministro per il Sud Peppe Provenzano. Il siciliano del Pd, interpellato dai cronisti, l’ha toccata piano: ”Non voglio citare il ponte sullo stretto di Messina su cui si esercita la fantasia dei miei colleghi di governo – è stata la premessa – Dopo il ponte ci sarà il tunnel, le piste ciclabili, arriverà anche il monopattino, e spero che nessuno proponga la funivia o la catapulta…”.

Il Piano straordinario

Già, speriamo, ma chi può dirlo? E dire che giusto questa settimana, il governo regionale gongolava per una buona notizia sul tema. La Commissione Affari finanziari della Conferenza della Regioni su proposta di Sicilia e Calabria, aveva inserito il progetto del Ponte nel Piano straordinario di infrastrutturazione nazionale, già depositato alla Commissione Bilancio del Senato per essere discusso nell’ambito dell’iter di conversione del cosiddetto Decreto agosto. Insomma, un passettino in avanti non da poco nella storia infinita tra Scilla e Cariddi. “Con la proposta di oggi in commissione Bilancio al Senato, il Ponte sullo Stretto è divenuta rivendicazione di tutte le Regioni italiane”, ha commentato l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao. Delle Regioni, certo, e lo Stato?

Lo Stato, al di là dell’ironia sulle pedalate senza fretta di De Micheli (tra le altre ovviamente è arrivata la stoccata anche di Matteo Salvini, nelle vesti di nuovo paladino dei meridionali), si muove a passo lento. E un po’ a zigzag. Tra suggestioni di tunnel sottomarini e altre variazioni sul tema. E la giunta regionale sente puzza di ennesima beffa. “Le ultime notizie che giungono dal Governo di Roma riguardo il Ponte sullo Stretto ci lasciano quantomeno perplessi – commentava ieri Marco Falcone, assessore alle Infrastrutture -. Al netto delle ironie circolate sui social network riguardo le dichiarazioni del ministro Paola De Micheli, quello che ci preoccupa è di apprendere dalla stampa della creazione di un Comitato che dovrebbe esaminare delle proposte sull’attraversamento stabile fra Sicilia e Calabria. Secondo quanto abbiamo letto, fra i 16 membri individuati dal Governo non ci sarebbe alcun esperto in rappresentanza di Sicilia e Calabria. Una circostanza cui ci auguriamo il ministro ponga celermente rimedio”.

La contromossa

Sicilia e Calabria, entrambe in mano al centrodestra, provano a fare la loro contromossa. “Preso atto di uno scenario che confidiamo non si risolva in una melina – dice Falcone -, in sinergia con la collega assessore della Regione Calabria Mimma Catalfamo, entro fine mese insedieremo una Commissione coinvolgendo le università, gli ordini professionali e i principali esperti in materia. Intendiamo dimostrare che, oggi ancor più di ieri, il Ponte sullo Stretto è l’unica infrastruttura che può cambiare il futuro di tutto il Mezzogiorno e d’Italia”.

Mentre la telenovela prosegue, si aspettano altre puntate. Nei giorni più bui del Covid si era parlato di quel grande piano di opere pubbliche che avrebbe dovuto mettere in circolo denaro fresco per far ripartire l’economia e magari anche per recuperare un po’ di gap infrastrutturale tra Sud e Nord. Aspettiamo con ansia aggiornamenti in merito. Nel frattempo, dopo aver visto festeggiare per la riapertura di un viadotto chiuso da cinque anni, mettiamo in conto il tripudio che verrà per un’opera di cui si vaneggia da più di cinquanta.

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