CATANIA – Le due bambine ucraine, due gemelline ospiti di una famiglia catanese – rifugiatesi in Italia poco tempo dopo l’invasione russa e al centro di un caso internazionale dopo che ne era stato chiesto il rimpatrio – non dovranno rientrare in patria. Non per ora. Non fin quando nel loro Paese continueranno a piovere le bombe. Il Tribunale di Catania ha deciso che il curatore delle bimbe resta italiano. Non dovrà essere un curatore speciale internazionale di origine ucraina. I giudici hanno respinto il reclamo dei legali del Consolato.
La conseguenza del pronunciamento, dunque, per il momento, è che non sussiste più il rischio, per le piccole, di tornare in patria in un contesto critico. A volere che le piccole fossero rimpatriate era la curatrice nominata dall’ambasciata di Kiev in Italia, loro connazionale. Il reclamo era stato presentato per conto del Consolato dall’avvocato Rosa Emanuela Lo Faro del foro di Catania. Legale che adesso si prepara ad adire la Corte di Cassazione, perché ci sarebbe un problema di sovranità e di rapporti diplomatici da risolvere.
La posizione ucraina
Il Tribunale di Catania – spiegano, in sintesi, fonti vicine alla legale – ha ritenuto che la nomina, da parte del console ucraino, di un curatore speciale internazionale delle minori non sia conforme alla legge italiana. Che non rispecchia i requisiti. “Noi ci prepariamo a proporre un ricorso – conferma l’avvocata -. Siamo convinti che questo provvedimento tolga un potere all’autorità diplomatica di un Paese straniero in Italia. Difendiamo il diritto di uno Stato sovrano”.
La tesi della famiglia
Di tutt’altro avviso erano invece i legali della famiglia italiana, che è assistita dagli avvocati Ilaria Spoto Puleo e Luca Pedullà, per gli aspetti civili, e Tiziana Aloisio per il penale. “I bambini sono finalmente protetti da una figura terza, ovvero dal curatore speciale italiano nominato dal tribunale italiano – afferma l’avvocato Spoto Puleo – la dottoressa Marisa Acagnino ha confermato la pronuncia del Tribunale”.
Fonti vicine alla famiglia, inoltre, sottolineano che questo pronunciamento, in qualche modo, riconoscerebbe la sussistenza di un conflitto d’interesse. Due interessi in conflitto. Da una parte i minori e le famiglie ospitanti, che ovviamente vogliono che le piccole rimangano in Italia. Dall’altra la posizione del Paese d’origine, che premeva per il rimpatrio.
Marito e moglie, si ricorda, da circa due anni sono rispettivamente padre e madre per le piccole. Le hanno accudite. Hanno dato loro affetto. E le hanno curate, perché soffrono di alcune patologie. Lo hanno fatto anche affrontando viaggi verso strutture mediche specializzate, come il Gaslini di Genova.