PALERMO – La tensione era altissima. E la fiammata era divampata un po’ a sorpresa. Fino a quel momento, infatti, maggioranza e governo, impegnati nell’esame della Finanziaria, avevano manifestato, tutto sommato, coesione e intesa. Nessun particolare incidente. Fino a quell’articolo. La norma che prevedeva, in sostanza, la “regionalizzazione” dell’Istituto zooprofilattico siciliano. È stato in quel momento che è esplosa una vera e propria guerra tra i banchi di Sala d’Ercole.
Uno scontro tra due capigruppo della maggioranza e che rispecchia, in questo caso, quello “sottotraccia” tra il maggiore partito del centrodestra, cioè Forza Italia e lo stesso governo regionale. È stato Alessandro Aricò a prendere la parola per illustrare un articolo che, in sostanza, recepiva, con sei anni di ritardo, un decreto legislativo nazionale che spostava in capo alle Regioni il controllo dell’importante e ricco ente. Ma in Sicilia, unica Regione in Italia, la legge non è mai stata applicata. L’ultima a farlo è stata la Sardegna, nel 2014, “con un semplice comma” ha spiegato Aricò in Aula. “Ricordo – ha detto Aricò durante la seduta – che è una legge che la Sicilia deve recepire da ben 6 anni e non riesce, non si sa per quale motivo, a recepire, quindi, vorrei che l’Aula si determinasse”.
Ma dall’Aula non sono arrivate reazioni confortanti. Anzi. Proprio in quel momento, la tensione è salita. E a prendere la parola per opporsi, con veemenza, al capogruppo di Diventerà Bellissima, movimento del presidente della Regione Musumeci, non è stato un esponente dell’opposizione, ma il capogruppo di Forza Italia, Giuseppe Milazzo. E le parole, così come i toni, sono stati molto duri, al di là delle questioni procedurali (quella norma era già stata bocciata dalla Commissione Salute): “Questa norma in questa sede, in questi termini, con questi canoni, con questo percorso, e con una copertura del governo che potrebbe arrivare ora, non si può fare!”. Stop da Forza Italia alla norma voluta dal governo e difesa, non a caso, dallo stesso assessore Razza: “Stiamo decidendo di rinviare un tema – ha detto intervenendo nel dibattito d’Aula – che da sette anni attende di essere risolto. Siccome questo è anche luogo di rispetto dell’autonomia regionale, è piuttosto singolare che una norma che va verso l’autonomia venga rinviata, ma questa è stata la decisione e a questa ci atteniamo”. Ma un nuovo scontro è già all’orizzonte, visto che la norma potrebbe essere ripresentata nel “collegato” alla Finanziaria che arriverà a Sala d’Ercole la prossima settimana.
Cosa c’è dietro questo acceso faccia a faccia tra il governo Musumeci – difeso dal capogruppo del movimento del governatore – e il rappresentante in Aula del più grande partito del centrodestra? Tra i corridoi dei Palazzi sono pronti a giurare che si tratta di un problema di “nomi”, ossia di poltrone. La norma proposta dal governo Musumeci, infatti, avrebbe di fatto allineato la Sicilia al resto d’Italia, mettendo nelle mani dello stesso esecutivo regionale la governance dell’ente. Ossia anche il potere di nominare i vertici di un Istituto ricco e potente. A guidare oggi lo Zooprofilattico è invece un commissario scelto direttamente dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Si tratta di Salvatore Seminara, vecchia conoscenza della politica siciliana, già in passato alla guida dell’ente e considerato politicamente vicino a “pezzi” di Forza Italia, soprattutto a esponenti di spicco negli anni boom del partito in Sicilia. Tra questi, soprattutto Francesco Cascio, recentemente rientrato nel partito azzurro. Ma nel 2015, quando Seminara venne nominato commissario dello Zooprofilattico, Cascio faceva parte del “Nuovo centrodestra” di Angelino Alfano. Lo stesso partito, appunto, del Ministro per la Salute Beatrice Lorenzin.
E così, l’intervento assai “accorato” del capogruppo azzurro non sarà dispiaciuto agli ambienti del partito a cui da anni è vicino lo stesso Seminara. L’applicazione della legge nazionale, infatti, avrebbe messo nelle mani di Musumeci e dell’assessore Razza la nomina del nuovo cda (attualmente è sciolto, appunto) e di un nuovo direttore generale. Tutto fermo, invece, dopo il “veto” di Forza Italia. E così, resta il commissario in carica, alla guida di un Istituto dai bilanci molto ricchi, che attinge a finanziamenti statali ed europei, che si occupa di settori delicati e importanti come i controlli sulla qualità dei prodotti e anche l’attività dei veterinari sull’Isola. Un Istituto che ha già fatto litigare governo e maggioranza. E nei prossimi giorni, lo scontro rischia di ripetersi.