Il "cinque" in condotta - Live Sicilia

Il “cinque” in condotta

di DANIELA VACCARO* Quando alla televisione si parla di scuola (sempre male), capita poi che la notizia del giorno venga commentata tra amici alla prima occasione di incontro. Caso vuole che, nel mio gruppo di amici più cari, oltre a me ci sia anche un’altra amica che insegna matematica.
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di DANIELA VACCARO* Quando alla televisione si parla di scuola (sempre male), capita poi che la notizia del giorno venga commentata tra amici alla prima occasione di incontro. Caso vuole che, nel mio gruppo di amici più cari, oltre a me ci sia anche un’altra amica che insegna matematica. Le campane sono quindi due.
La frase più ricorrente, tra gli amici che insegnanti non sono, quando si commenta e si stigmatizza un episodio particolarmente grave è:  “Io avrei preso immediatamente provvedimenti! Quest’alunno va senz’altro sospeso per almeno 15 giorni! Un mese! Bocciato per la condotta! Non hanno rimesso il voto in condotta, del resto?”.
A questo punto, io e la mia amica ci guardiamo, ridiamo prima sotto i baffi e poi, il più delle volte, ci scappa proprio una fragorosa risata.
Per essere sospeso per 15 giorni, in una scuola italiana, devi dare fuoco alla scuola. Possibilmente con il preside dentro.  Diciamolo, una buona volta, che gli strumenti in mano al singolo insegnante sono pressoché nulli. E che anche i dirigenti, il più delle volte, per i motivi più diversi intervengono in maniera assai limitata.
L’insegnante, da solo, non può fare assolutamente nulla. In alcune scuole, non si può neanche buttare fuori dall’aula l’alunno che disturba la lezione, in quanto il dirigente obietta che, in quel modo, al docente è impossibile controllare quello che sta facendo. Per cui, poniamo l’esempio che l’alunno X stia cantando a squarciagola in classe, io non posso invitarlo ad allontanarsi dall’aula, poiché nessuno si prenderebbe carico di lui nei corridoi.
Se – facciamo sempre un altro esempio – l’alunno Y, che ha chiesto di andare in bagno nei modi e nei tempi prescritti dal regolamento di istituto, combina un guaio fuori dalla classe, il primo ad essere messo sotto processo, nella quasi totalità dei casi, non sarà l’alunno Y, ma il malcapitato docente che stava facendo lezione. In moltissimi contesti, i collaboratori scolastici se ne lavano ampiamente le mani, asserendo che il loro compito è un altro. Quale, è difficile stabilirlo, visto che spesso e volentieri si rifiutano anche di pulire.
Il dirigente, poi, dovrà affrontare i genitori dell’alunno X e dell’alunno Y. Nel caso in cui la scuola frequentata dagli alunni suddetti si trovi in un quartiere borghese, i genitori probabilmente interverranno a difesa del proprio figlio, asserendo che è vittima del professore di turno, che il consiglio di classe non ne comprende la creatività (questa è esperienza di prima mano, e l’alunno in questione non faceva altro che disturbare e distrarsi in classe), che a casa è un angelo del paradiso ed è difficile credere che proprio lui si sia macchiato di una tale malefatta. Se la scuola si trova invece in un quartiere a rischio, non è da escludersi che il genitore minacci in maniera chiara docenti,collaboratori, dirigenti e quant’altri abbiano osato rilevare il comportamento scorretto del figlio: del resto, alcuni di questi genitori vantano un curriculum di tutto rispetto, in questo senso, e il fatto che il proprio figlio abbia – che so io – incendiato il cestino della cartacce è qualcosa di cui vergognarsi sì, ma in senso opposto a quello che ci si potrebbe aspettare: “Cchi figghiu babbu ca aiu…”
Non fatevi prendere in giro, quindi, da iniziative di parata. Non è reintroducendo il voto di condotta che si ristabilisce ordine e disciplina nelle scuole italiane. È restituendo dignità alla scuola e agli insegnanti che si inculca il rispetto nei confronti dell’istituzione e delle figure di riferimento.
Il problema sta tutto qui: nell’avere insegnato ad una generazione – forse due ormai – che studiare non conta, che gli insegnanti sono degli sfigati, che essere ignoranti non solo non è dannoso, ma ti può garantire persino un posto al sole. Allora, quando minaccio il 5 in condotta ad un mio alunno, sarebbe bene che mi chiedessi se non era proprio lì che voleva arrivare. Quel 5 in condotta gli potrebbe garantire i suoi 15 minuti di celebrità.

* Professoressa. Racconterà la scuola ai lettori di Livesicilia


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