Il circo del probabile e il silenzio |Sulla A19 parola alle ruspe - Live Sicilia

Il circo del probabile e il silenzio |Sulla A19 parola alle ruspe

Sulla bretella che ricollegherà l'autostrada va in scena la fiera del "forse". Ma adesso è il momento di far tacere il circo del probabile. È il momento di far parlare le ruspe.

Il cedimento lungo la palermo-catania
di
2 min di lettura

Il tempo delle passerelle, adesso, è finito. È finito il tempo delle interrogazioni parlamentari, dei distinguo, delle proposte più o meno fattibili e più o meno risolutive. Il giorno dopo la visita in Sicilia del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio è il primo dei novanta che Anas, giunta regionale e governo nazionale si sono dati per riallacciare la Sicilia orientale e quella occidentale: è il giorno in cui all’idea di massima deve sostituirsi il progetto. In cui alle dichiarazioni deve sostituirsi la ruspa.
Oggi, al cedimento, si è aggiunta la beffa: un incidente a San Gregorio, nel Catanese, che ha provocato lunghe code ai caselli sulla Catania-Messina, di fatto eliminando l’altra via veloce d’accesso al capoluogo etneo. Un incidente, niente di prevedibile né di definitivo. Ma un segno della fragilità del sistema dei trasporti siciliano dopo la frana che ha travolto il viadotto Himera e “spezzato” l’A19. Un sistema che già stamattina ha spinto gli autotrasportatori a fare la conta preventiva dei danni: un milione e mezzo al giorno, secondo Trasportounito, che include nei suoi calcoli il costo dei carburanti e il pedaggio.
Ecco perché non c’è più tempo per i tentennamenti. All’Anas, alle prese con le pratiche di esproprio dei terreni e con la progettazione esecutiva della bretella che “rattopperà” l’autostrada, oggi è stato il giorno dei temporeggiamenti: all’azienda si riesce a strappare appena uno striminizito “stiamo lavorando al progetto”, che secondo le stime fornite ieri costerà un milione di euro e sarà pagato dall’Anas. Il resto cambia da un interlocutore istituzionale all’altro: la bretella sarà lunga “tre chilometri” secondo Delrio, “meno di un paio” per l’Anas, “circa un chilometro e mezzo” per la Regione. In contemporanea, ancora stando alle dichiarazioni ministeriali di ieri, si lavorerà al piano per la ricostruzione del viadotto. Sul quale la chiarezza è ancora più rarefatta: secondo l’Anas costerà 30 milioni, ma Delrio non fa mistero di dubitarne. I tempi? Chissà, 18 mesi o forse 24, probabilmente usando le procedure d’emergenza.
È, appunto, la fiera del “forse”. La fiera del “probabile”, delle eventualità. Che nei giorni delle passerelle, delle interrogazioni parlamentari, delle proposte più o meno risolutive a ridosso dell’emergenza possono anche starci. Ma che adesso, al secondo giorno dei novanta che le istituzioni si sono concesse per restituire alla Sicilia la più importante delle sue (poche) autostrade, non sono più accettabili. Non c’è più tempo per le vaghe affermazioni, per pannicelli caldi come il collegamento aereo fra i due principali scali dell’Isola che sui social network suscita più di una perplessità. Non si può delegare persino la realizzazione delle infrastrutture strategiche alla buona volontà dei privati, che ad esempio a Caltavuturo pensano di realizzare una stradella provvisoria a proprie spese. Adesso che l’ipotesi di una riapertura parziale è stata spazzata, adesso che a dettare la linea è venuto il ministro in persona, è il momento di far tacere il circo del probabile. È il momento di far parlare le ruspe. Quanto tempo passerà prima di vederle all’opera?

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI