PALERMO – Un incarico della Regione ad Antonio Ingroia? La notizia circola sui media, ma Rosario Crocetta oggi dice di non saperne niente, pur lasciando più che uno spiraglio aperto per una collaborazione futura. Oggi il quotidiano on line Articolo Tre dà la cosa per fatta, scrivendo che Rosario Crocetta avrebbe nominato il magistrato responsabile dell’ufficio di rappresentanza della Regione Sicilia a Roma. Di una “trattativa” in corso tra Ingroia e Rosario Crocetta aveva parlato venerdì scorso Radio radicale nel suo Speciale Giustizia e ieri la notizia era stata rilanciata dal quotidiano on line Linkiesta. Ma oggi il governatore ha smentito che una nomina ci sia stata. “Qualcuno parla della possibilità che Ingroia faccia il consulente? Non ne so niente. Ho grande stima di lui, tanto che in campagna elettorale avevo detto lo avrei visto bene in giunta. Con lui siamo destinati a incontrarci, così come lo siamo con quella sinistra che ha fatto scelte diverse alle elezioni regionali”, ha risposto oggi Crocetta ai cronisti.
Intanto il Csm stringe i tempi sul ritorno di Ingroia in magistratura. Mercoledì prossimo ci sarà il voto del plenum sulla proposta della Terza Commissione di trasferire al tribunale di Aosta l’ex pm di Palermo, dopo la sua mancata elezione in Parlamento, a meno di sorprese dell’ultimo momento da parte del diretto interessato; come potrebbe essere, appunto, un eventuale incarico presso la Regione Sicilia. Se invece Ingroia tornerà in toga la sua destinazione dovrà essere necessariamente Aosta: è l’unica sede d’Italia in cui non si è candidato come capolista di Rivoluzione civile e la legge stabilisce che i magistrati candidati e non eletti “non possono esercitare per un periodo di cinque anni le loro funzioni nella circoscrizione nel cui ambito si sono svolte le elezioni”. D’altra parte lo stesso magistrato palermitano lo ha riconosciuto, ammettendo che non si tratta di una “punizione” nei suoi confronti. Su questo punto, dunque, in plenum non ci sarà alcuna discussione. Potrebbe essere invece oggetto di dibattito la proposta della Commissione, passata con tre voti a favore e due astensioni, di assegnare Ingroia al tribunale, peraltro in sovrannumero visto che l’ufficio è a pieno organico, piuttosto che in procura. In questo caso la legge non prevede nulla, ma è una circolare del Csm – sulla cui legittimità c’é chi nutre qualche dubbio a Palazzo dei Marescialli – a stabilire che i pm che si candidano in politica, quando rimettono indosso la toga, non possono per cinque anni tornare in procura, ma devono necessariamente svolgere funzioni giudicanti.