Il fattore C, la promozione, la fuga | Il caso Alfano è già uno scandalo - Live Sicilia

Il fattore C, la promozione, la fuga | Il caso Alfano è già uno scandalo

Quotidiani all'attacco: "Incomprensibile la nomina agli Esteri". Le ironie sui social. Storia di un ministro da 2.500 giorni sulla poltrona.

Il nuovo governo
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PALERMO – Alla fine, a decidere il suo futuro, il suo destino, sarà stato il “fattore C”. “C” come crisi. Che per Angelino Alfano, inossidabile ministro di chiunque (ecco un’altra “C”), è diventata un’opportunità da non farsi sfuggire. Anzi, un’opportunità per fuggire da quel ministero dell’Interno che presto potrebbe implodere, sotto il peso di decine di emergenze, prima fra tutti quella dell’immigrazione. E così, Angelino ministro di tutti, uscito sconfitto pochi giorni fa dal referendum, si ritrova vincitore. E forse nemmeno lui sa perché. “Meriti ignoti”, taglia corto oggi il quotidiano La Repubblica, che nell’editorale di Mario Calabresi sintetizza in poche righe lo sconcerto del giornale non certo ostile finora al governo a guida Pd: “Angelino Alfano – scrive – si è spostato alla Farnesina, un passaggio incomprensibile in una fase così delicata dato che non si conoscono sue competenze in politica estera. Come non pensare ad una mossa dettata dal curriculum? O dalla necessità di allontanarsi dalla patata bollente dell’immigrazione?”.

Rieccolo, il fattore “C” di competenze e curriculum. E anche quello di “Costituzione”, ovviamente. Che Angelino avrebbe voluto ritoccare, a suggellare quel legame del suo Nuovo centrodestra col Nuovo centrosinista di Renzi basato, ci mancherebbe, sulle riforme. Le stesse che sono state spernacchiate dal fattore “C” di Corte costituzionale (è il caso dela riforma Madia) e da quello di “cittadini” che gli hanno detto, in massa, “no, grazie”. E così, viaggiando tra i giornali nazionali, ti imbatti in uno sdegno costante, che sembra mettere d’accordo tutti. Persino Repubblica e il Fatto quotidiano. Il giornale di Travaglio, ad esempio, oggi sceglie Alfano (insieme ovviamente a Maria Elena Boschi), come simbolo di una “accozzaglia” che ha ignorato il voto di oltre 19 milioni di italiani. Alfano, ironizza in prima pagina Travaglio, è un “noto poliglotta cosmopolita”, andato agli Esteri “forse per meriti acquisiti sul campo kazako”. E il riferimento ovviamente va al caso di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa senza un valido motivo dall’Italia “a insaputa” dell’allora ministro degli Interni.

Che ministro è dalla bellezza di 2.498 giorni, gli ricorda oggi Mario Giordano su “La Verità”. “Nemmeno Andreotti riuscì a fare tanto”, si scandalizza oggi sempre Repubblica: ossia ricoprire le quattro cariche più importanti, esclusa quella di premier: vicepresidente del consiglio, ministro della Giustizia, degli Interni e degli Esteri, appunto. “Se gestirà la diplomazia come ha gestito la sicurezza sul territorio italiano – la preoccupazione di Giordano – come minimo scoppierà la terza guerra mondiale”. Ironie che dai giornaloni piovono fino ai social network: “Cari italiani attenti a fare danni all’estero – scherzano molti frequentatori dei social – adesso che il ministro è Alfano siete nei guai”.

Intanto Angelino è lì. E non fa una piega. Perché forse il “fattore C” sta anche per “colla”. Quella che tiene Alfano, comunque vada, lì sulle poltrone del governo. E poco conta se il presidente del Consiglio si chiama Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi o Paolo Gentiloni. “Se devi acquistare una nuova poltrona – scherzano oggi su Twitter gli attori Ficarra e Picone – rivolgiti a chi da anni è leader nel settore”. E il leader è ovviamente Alfano.

Il ministro di qualunque cosa che va con chiunque. Esperto in giustizia, negli anni incendiati dal conflitto di interessi del Cavaliere, poi ministro agli Interni negli anni del boom dell’immigrazione, e adesso, esperto in Esteri nonostante qualche difficoltà anche con le lingue straniere, come racconta irriverente sempre La Repubblica: “De uaind agheinst as”, la giustificazione di Alfano per un ritardo alla riunione con la commissione europea per gli affari interni. “Il vento contro”, provò a spiegare Alfano in un inglese imbarazzante. Anche se da otto anni il vento sembra costantemente a favore. Come è possibile? “The answer is blowin’ in the uaind”, scherza anche Il Giornale, ricordando la gaffe linguistica dell’Angelino promosso agli Esteri.

Nonostante qualche scandalo, qua e là. Qualche spina, come le polemiche legate alla carriera fulminante del fratello alle Poste, o alle consulenze della moglie in Serit, la società della riscossione tributi in Sicilia. Ma mentre tutto cambia, Angelino resiste. E il fattore “C” sta anche per centro. Che torna buono per non alzarsi mai dalle poltrone dell’esecutivo. Nonostante quel quattro per cento scarso del suo partito. Non era mai successo in 60 anni, ricorda sempre Repubblica, che la Farnesina andasse al leader di una forza politica dal consenso così basso.

E in effetti, vai a trovarlo il consenso di Alfano. Capace di straperdere pure in casa, in occasione del referendum: ad Agrigento il No ha raggiunto vette di gran lunga superiori a quelle già elevatissime della media siciliana. Ma forse Angelino è più votato per le faccende estere che per quelle di casa sua. Il fattore “C” di casa, insomma, nella sua paziente scalata, nella sua “resistenza” della poltrona, c’entra poco. Quella “C” deve per forza stare per qualcos’altro.


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