Il gigante viola| e la debaclè rosanero - Live Sicilia

Il gigante viola| e la debaclè rosanero

Fabrizio Miccoli chiede scusa ai tifosi

Una prestazione da dimenticare al più presto contro gli ex Toni, Cassani e Migliaccio. Il capitano è l'unico a chiedere scusa alla tifoseria in una squadra che a gennaio dovrà cambiare completamente volto.

Il processo del lunedì
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PALERMO – Troppa Fiorentina per un troppo piccolo Palermo per sperare di arraffare qualche punto proprio contro la squadra rivelazione dell’anno, quella che pratica il più bel gioco della serie A e fa sempre gol a grappoli. Questa volta sono stati tre ma potevano essere il doppio e pure … il doppio del doppio. Una vera débacle, che era comunque nell’aria nel momento stesso dell’annuncio delle formazioni, quando lo speaker non ha urlato il nome di Ilicic, ovvero del giocatore più forma del Palermo, l’unico in grado con la sua fantasia e la sua classe di creare problemi alla difesa gigliata. Al suo posto, ma non nella sua posizione, è stato schierato Pisano, lungo la fascia sinistra, che gli è gradita come il fumo negli occhi.

Un pomeriggio livido, quasi spettrale ha fatto da cornice ad una partita comunque bella e spettacolare, ma solo per merito della Fiorentina, perché gli spalti, semideserti, completavano un insieme che non prometteva nulla di buono.

E com’era facile prevedere, solo applausi per Migliaccio, schierato a sorpresa sin dal primo minuto, per risparmiare Pizarro, reduce da un problema di sciatalgia. Migliaccio ha ringraziato quella che era stata per cinque stupende stagione la sua gente, levando alte le braccia e s’è visto chiaramente, anche dal punto più alto dello stadio, che era commosso. Commosso fino alle lacrime, perché sa che, lasciando il Palermo, ha lasciato una tifoseria speciale, che non troverà più da nessun’altra parte.

Al contrario di Toni, fischiato ad ogni palla che toccava, niente a che vedere con la sua prima partita in maglia viola al “Barbera” di tanti anni fa, subito dopo il suo passaggio alla Fiorentina, ma pur sempre il segno che i tifosi rosa non dimenticano e, peggio ancora, non perdonano quello che continuano a considerare un vero e proprio “sgarbo”. Con il risultato, però, che Toni si è accanito ancora di più su ogni palla, sfoderando la migliore prestazione in maglia viola della stagione.

Una partita a senso unico, che ha confermato, seppure ce ne fosse bisogno, che questa nostra amatissima squadra ha bisogno urgente di rinforzi mirati, uno più “pronto” dell’altro, per tentare nel girone di ritorno una risalita che, a occhio, si presenta più impervia della scalata dell’Everest. Balza in tutta evidenza, infatti, che per risalire la china ci vuole ben altro spessore tecnico, innesti in ogni settore, difesa, centrocampo e attacco, come hanno puntualmente osservato in tutte le tv gli addetti ai lavori. E per questo, Lo Monaco sta lavorando alacremente, ha già “chiuso” con Aronica e questo è solo il primo passo; sta brigando al meglio per avere Immobile, anche se il suo gol di ieri all’Inter potrebbe far tornare sui suoi passi Preziosi e il Genoa. Ma ci vogliono anche gli esterni, tatticamente indispensabili per il gioco che da sempre fa praticare alle sue squadre Gasperini. Che fino ad ora si è arrangiato col materiale a disposizione, raccogliendo poco ma di più, io credo, nessun altro mister sarebbe stato capace di fare. Io ci conto molto sulla sagacia e sul mestiere di Lo Monaco, uno che nel mercato, sia pure quello friabile e incerto di gennaio, sa muoversi con la sapienza di un vero artista. Vedrete, ci stupirà e d’altronde tutta la sua recente carriera – e il Catania attuale ne è la splendida conferma – dice forte e chiaro che lui sa come districarsi nei meandri del mercato e venirne fuori sempre con i pezzi più pregiati. Insomma, forse la mia è solo disperazione ma a qualcosa, a qualcuno, quando tutto sembra precipitare, occorre attaccarsi. E spero proprio che il mio inossidabile ottimismo trovi almeno un qualche riscontro al più presto, a cominciare dall’ultima di ritorno, in quel di Parma. Chissà?

Intanto, mi tocca il cuore vedere Miccoli alla fine cercare compagni per andare a salutare la curva e non trovarli, tranne Brienza e i due portieri di riserva Benussi e Brichetto. Gli altri erano già scivolati dentro il tunnel degli spogliatoi, seppelliti dalla vergogna. Vergogna che sfiora soltanto – e neppure – il capitano, che invece ha sentito il bisogno di correre sotto la Curva e chiedere scusa per l’ennesima figuraccia rimediata. Per poi tornare a testa bassa sui suoi passi, visto che i fischi non si fermavano, mentre Brienza lo consolava, parlandogli all’orecchio, mentre lo abbracciava.

E’ stata, questa, l’unica scena edificante di un pomeriggio tutto da dimenticare, nel quale, oltre ad essere stati umiliati da un avversario “serio”, che giocava seriamente a calcio da squadra vera, abbiamo dovuto subire anche lo sberleffo del rigore “a cucchiaio” di Jiovetic, che se lo poteva pure risparmiare, perché nel calcio, come nella vita, oggi a me e domani a te. Insomma, non solo per il rispetto dovuto ad un collega ( e Jiovetic con quello scavino non ne ha avuto di Ujkani, molto meglio Gonzalo che il suo lo ha tirato dritto e forte) ma perché domani può capitare a Jovetic di ingoiare lo stesso veleno che ieri lui ha fatto inghiottire al nostro portiere.

A proposito del quale, voglio sottolineare l’impeccabile prestazione, unitamente a quella di Garcia. Voglio restituire a Cesare quel ch’è di Cesare e cioè che i due soli giocatori che ieri hanno salvato la faccia e pure qualcosa di più e di meglio sono stati proprio loro due. Giusto quelli ogni settimana nell’occhio del ciclone e spesso additati come i “colpevoli più colpevoli di tutti”, come ho letto da qualche parte. Di Ujkani ho già detto, su Garcia posso solo aggiungere che ieri non ha sbagliato un solo intervento e che, pur schierato stavolta nei tre di difesa, ha trovato tempo e spazio (specie nel primo tempo, quando ancora il Palermo era qualcosa di più di uno straccio di squadra) di arrivare fin sul fondo e mettere al centro gli unici cross della partita rosanero. Se è poco, perdonatemi, vuol dire che di calcio, ahimè, anch’io, come tanti in giro, ne capisco davvero poco.


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