"Il governo chiuda la Sas | Il personale alla Regione" - Live Sicilia

“Il governo chiuda la Sas | Il personale alla Regione”

"Lo stanziamento per la società partecipata sarà appena sufficiente per pagare gli stipendi e le prebende di consiglieri di amministrazione e consulenti. Non resterà un euro per fare funzionare davvero l'azienda".

La proposta dei sindacati
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PALERMO – “Il governo chiuda la Sas e trasferisca i lavoratori alla Regione”. I sindacati sono tutti d’accordo. I soldi garantiti alla mega società partecipata della Regione (vi lavorano circa duemila dipendenti, frutto della fusione tra Mulstiservizi, Biosphera e Beni culturali spa) bastano solo per pagare gli stipendi e garantire le prebende e i gettoni a consiglieri e consulenti. Ma non c’è un euro per fare davvero funzionare la società.

“L’Assemblea Regionale Siciliana – si legge in un comunicato sottoscritto da Cgil Fp, Cobs Codir, Fisascat Cisl, Cisl FP, Sadirs e Uil Fp – ha approvato, in assenza di bilancio definitivo, il disegno di legge contenente la proroga di quattro mesi dell’attuale convenzione indicante i servizi che la Società Consortile ‘Sicilia Ausiliari Servizi’ dovrà rendere alla Regione Siciliana e agli enti sanitari, prevedendone una copertura finanziaria ridotta del 10% rispetto a quella dell’anno precedente”.

Una riduzione che si traduce in un finanziamento, per i prossimi quattro mesi pari a circa 19,2 milioni di euro. “Le risorse finanziarie che il Parlamento siciliano ha destinato per i primi quattro mesi – spiegano i segretari regionali – potrebbero essere sufficienti a pagare gli stipendi e le competenze contrattuali dei circa 2.000 lavoratori societari, ma non sarebbero sufficienti a mantenere in vita la società con i suoi enormi costi di gestione”.

E in effetti, le cifre che trapelano dalla società confermano le preoccupazioni. Solo per gli stipendi e gli oneri connessi, la Sas spenderà in un anno qualcosa come 56 milioni e mezzo di euro. Se la cifra destinata dall’Ars per i primi quattro mesi verrà confermata per gli altri, si giungerebbe a uno stanziamento complessivo leggermente inferiore ai 58 milioni di euro annui. Ne resterebbe uno e mezzo circa, che verrebbe utilizzato – secondo i sindacati – per le cosiddette “spese di gestione”. Comprensive delle indennità del cda e delle consluenze. Il cda è composto attualmente dal presidente Giuseppe Di Stefano, da Gianni Silvia, capo di gabinetto del presidente Crocetta, e Doriana Fascenlla.

“Abbiamo ormai la certezza – continuano infatti i segretari regionali – che, la politica non voglia recedere dai propri privilegi, mantenendo, altresì, costi di gestione societari elevatissimi: consiglio di amministrazione, costosissimi consulenti del nulla e, di contro, saccheggiare il salario dei lavoratori societari, con la conseguenza che la spending review ricada interamente e solamente sui lavoratori”. Il “saccheggio” a cui fanno riferimento i sindacati riguarda il cosiddetto “salario accessorio”. Quello, insomma, col quale vengono ripagati straordinari, domeniche di lavoro, e altre prestazioni. Mentre la Sas, giusto per dare un’idea, gli “esterni” costano alla Regione non meno di 350 mila euro l’anno. Oltre alle spese di gestione riguardanti, ad esempio, gli affitti (altri 70 mila euro annui per i locali di via Libertà) e per le utenze.

Così, ecco la proposta-choc. Se davvero non si vuol far funzionare la società e garantire comunque i lavoratori, forse sarebbe il caso di chiuderla, la Sas. E di trasferire i lavoratori alla Regione: “Proponiamo di avviare – ecco la proposta dei sindacati – in tempi rapidissimi, la dismissione della Società Consortile ‘Servizi Ausiliari Sicilia’, con la contestuale creazione di un dipartimento regionale dei servizi ausiliari che faccia capo all’Assessorato Attività Produttive e che gestisca tutti i lavoratori e l’organizzazione del lavoro, occupandosi anche della gestione giuridica ed economica dei dipendenti societari di questa e di tutte le altre società regionali che andrebbero dismesse. Solo in questo modo si potranno, – proseguono i sindacalisti – da un lato, realizzare consistenti risparmi per le casse della Regione abbattendo i costi di gestione societari e, contestualmente, salvare il potere di acquisto degli stipendi dei lavoratori. Soltanto così il Governo Regionale potrà dimostrare la reale volontà di risanare e moralizzare la cosa pubblica, facendo coincidere il risparmio con una maggiore qualità dei servizi resi ai cittadini e – concludono le sigle – con una migliore organizzazione del lavoro”.


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