PALERMO – La Regione lo ha “cacciato” dal vertice della Soprintendenza di Siracusa. Ma quell’atto era illegittimo. Così, Orazio Micali dovrà tornare al suo posto. Nel frattempo ricoperto da un’altra dirigente, Beatrice Basile.
Lo ha deciso il tribunale del Lavoro di Siracusa, decidendo in maniera diversa rispetto a una precedenza sentenza del Tar che aveva respinto il ricorso “cautelare” di Micali. I giudici amministrativi, insomma, non erano entrati nel merito della questione. Lo ha fatto invece il tribunale del Lavoro aretuseo. E ha dato torto alla Regione, disponendo l’annullamento della revoca all’ex Soprintedente, il reintegro in quel ruolo e anche il pagamento delle spese per circa 3 mila euro oltre alla restituzione del 15% del compenso come “rimborso spese”.
Micali era stato nominato Soprintendente a Siracusa dal vecchio governo. Quello guidato da Raffaele Lombardo. La durata dell’incarico andava dall’aprile del 2012 al 31 dicembre del 2014. Nel’agosto del 2013, però, il governo Crocetta decideva di “rimodulare” l’assetto del dipartimento dei Beni culturali, al quale afferiscono appunto le Soprintendenze. Parte così l’atto di interpello per le posizioni dirigenziali vacanti. Atto che viene, però, successivamente integrato da un altro provvedimento che estende anche alla Soprintendenza dei Beni culturali di Siracusa la necessità di reperire un dirigente. Ma un dirigente, c’era già. Micali, appunto. Che viene sostituito nell’ottobre del 2013 da Beatrice Basile, considerata maggiormente “adatta” al ruolo. Una decisione presa “formalmente” dall’allora dirigente generale Gelardi. Ma rivendicata anche sulla stampa dall’attuale assessore al Territorio (in quei mesi ai Beni culturali) Maria Rita Sgarlata.
Il governo giustificava quella sostituzione col ricorso a un articolo del Contratto collettivo regionale di lavoro dei dirigenti regionali. Un contratto che consente la interruzione di un rapporto contrattuale in corso, in seguito alla rimodulazione o alla riorganizzazione delle strutture dell’amministrazione. E comunque, in quel caso, al dirigente “revocato” andrebbe comunque assicurata una postazione dirigenziale di pari valore anche dal punto di vista del trattamento economico.
Micali, così, viene inviato a occuparsi di una Unità operativa di base della Soprintendenza di Messina. Un ruolo evidentemente assai ridimensionato rispetto a quello di vertice di una Soprintendenza. Ancor più per una Soprintendenza di “indubbio pregio sotto il profilo culturale e ambientale” come quella di Siracusa.
Ma le ragioni addotte dalla Regione sono state smentite dai giudici del Lavoro. Le esigenze di riorganizzazione, che si sono tradotte con la riduzione di rica 15 unità operative (uffici) all’interno delle Soprintendenze, non ha modificato la postazione di Micali. Insomma, il ruolo di Soprintendente non è stato modificato. Non è stato né accorpato né cancellato. Quella revoca, quindi, non poggia su nessuna norma. È illegittima appunto. La Regione deve integrare Micali. Almeno fino alla fine dell’anno.