Il mare, il vento, poi la fine | L'amore di Pino e Marietta - Live Sicilia

Il mare, il vento, poi la fine | L’amore di Pino e Marietta

Tante sono le storie che si incontrano nella tempesta.

Garofalo all'occhiello
di
4 min di lettura

“Sto così così. Davvero, sto discretamente. Non si preoccupi. Non vi preoccupate”. Poche parole, non gli va neanche di parlare. Tra le mani ha una corda e un coltello; armeggia, districa e dipana, come se nella vita non avesse fatto che quello. Del resto, davvero non ha mai fatto niente di diverso che il marinaio. “Pino, stai male, devi farti curare, devi scendere”. Accorato, cerco di essere convincente. “…lasci stare, dottore, la prego” mi guarda negli occhi “lasci stare”.

Pino sta in barca, da sempre. In barca ci mangia e ci dorme, accoglie pochissime persone e non chiede niente a nessuno. Pino abita nella sua barca; notte e giorno, estate e inverno, in guerra e in pace. Gli altri lo sanno e non lo giudicano.

Il freddo pomeriggio invernale è tutto nelle nuvole cariche e nel mare grigio; il porticciolo è quasi deserto. Sono venuto a trovarlo qui, nella sua barca, perché qualcuno ha chiesto aiuto per lui, che di aiuto non ne ha chiesto a nessuno. Pino è gravemente ammalato; in barca non può essere curato per come è giusto. La scaletta è malmessa, l’imbarcazione conta molte mareggiate ma il legno è resistente e duro. “La ringrazio, dottore, davvero, non ho bisogno di nulla”.

Ma la bocca non può trattenersi e si contorce in una smorfia. “Dov’è che ti fa male?”, qualche secondo in silenzio, poi “…qui, sul fianco”, indicandosi la parte bassa del torace a destra “…ma poco”. Scopre una medicazione lercia, minacciosa di setticemia, malamente autogestita, che gli copre mezzo addome. “Pino, vuoi davvero continuare a stare male? Dai, io…noi…”.

Un delfino molti anni fa gli fece credere che esistesse una qualche forma di affetto. Una tempesta, in un brutto inverno padre di mille burrasche, gli mise davanti la sua precarietà. Un amico silenzioso, compagno di mare, gli offrì certe giornate di pesca abbondante e luccicante di saraghi e paolotti. Poco altro; solo silenzio e mare. Lunghi anni.

Pino ha perso Salvuccio, che non aveva nemmeno quindici anni. Per lui era tutto, presente e futuro, speranze e attesa; cresceva sorprendendo, come una pianta promettente di frutti abbondanti. Poi l’albero di trinchetto si abbatté improvvisamente sotto gli occhi impotenti dell’albero maestro. Fine. La vita non va mai come vorremmo noi. Quando, poi, anche la donna di tutta la sua vita volò con un alito di brezza mattutina, decise che dalla barca non sarebbe mai più sceso. Adesso Pino ha gli occhi di chi piange ad occhi asciutti il suo tramonto.

“Sto sempre a pescare” dice in un dialetto strettissimo, che va bene anche se non capisci, perché non è a te che sta parlando. Infatti non ti guarda. “…poi, quando arriverà il momento, so già cosa fare”. Rivolge lo sguardo al di là dell’oblò, verso il mare, dando uno strappo rabbioso con il coltello alla corda che ha in mano. E già puoi immaginare; la barca che una mattina, inaspettatamente, non si vedrà più ormeggiata; la ricerca, le voci, le radio-trasmittenti, lo sciabordio sulle fiancate delle barche, i binocoli. Poi una barchetta laggiù in fondo, tra le onde, vuota. Ed io, e noi, stiamo lì, non rassegnati, ad insistere con moderata ostinazione; lui, con altrettanto garbata determinazione scuote la testa e continua a dire che va bene così, va bene così, va bene così…

Marietta è una cugina lontana. Da sempre si guardano a distanza, lui in barca, lei da un balconcino che dà sul porticciolo, dal quale si affaccia poco, al comando del sole del primo mattino. Marietta sa tutto e non parla. Ricorda gli anni lontani della loro fanciullezza, poi quelli delle assolate mattinate ad accatastare ceste cariche di pesci, mentre i giovani pescatori suoi parenti stavano accovacciati a riva, a ricucire le reti. Tra loro c’era anche Pino, giovanissimo e forte. Ora Marietta lo vede da lontano, e mentre le loro bocche non si parlano, gli sguardi da lontano si dicono tutto ugualmente.

Ora è il tempo delle nostalgie, ma anche quello del conforto e delle carezze. Questo pensava l’altra mattina, quando è scesa da casa e si è diretta verso la barca di Pino, dove non entrava da anni.

E forse sarà stato quell’unico calore del cuore, in un inverno burrascoso; o forse sarà stato un atto militaresco e orgoglioso di resa. O forse sarà che per ogni uomo in tempesta c’è sempre bisogno di una donna-approdo, due braccia aperte ad accogliere due spalle ricurve. Sta di fatto che li hanno visti mano nella mano, un corpo eretto ed uno piegato in avanti, gli occhi a terra, uscire dalla barca a passo lento, dirigersi verso casa di Marietta. Un ultimo sguardo verso la barca, qualche secondo, per riprendere fiato e salutare il grosso libro delle sue giornate e del mare.

Ma il mare è sempre lì, potrà continuare a guardarlo dal balconcino di Marietta. Per qualche tempo ancora.

 

 

 

 


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