Siamo andati al Teatro Dante con telecamera e microfono. Cercavamo il cantante Vittorio Ricciardi. Lo abbiamo trovato. Gli abbiamo fatto i nostri complimenti per il suo coraggio. Perché –secondo le cronache– Ricciardi ha detto no ad alcuni mammasantissima che gli avevano chiesto di salutare i detenuti durante un concerto. Un gesto di valore ai nostri occhi. La solidarietà con i detenuti genericamente intesa può essere un bel segno di umanità. La dedica, specialmente se imposta dall’alto di certe bassezze mafiose, no.
Con nostra sopresa, la reazione è stata diversa da come l’aspettavamo noi e il video lo documenta. Vittorio Ricciardi ha tenuto a precisare che non ha mai detto no e che non ha problemi con mafia e camorra. Ora, noi non vogliamo sparare sul cantante. Non vogliamo prendercela con un ragazzo che fa il suo lavoro, sicuramente in buonafede, e con un bel seguito. Ma vogliamo sottolineare che si tratta di una china pericolosissima e che bisogna stare attenti pure sul piano delle leggerezza. Lo scriviamo a chiare lettere: il mondo che traspare dalle parole dell’intervista universo capovolto. Qualcuno lo abita senza colpa. Qualcuno ci sguazza. Noi lo rappresentiamo così come è. Raccontare le cose storte – anche se fanno male – è il modo più concreto per raddrizzarle. E magari si potrebbe riflettere sulle feste rionali che possono diventare veicolo di messaggi pericolosi, tra dentro e fuori. Bisognerebbe vigilare meglio.