Ritrovare il filo d’Arianna per uscire dal labirinto resta un’impresa proibitiva per il Pd. L’incontro tra il segretario Giuseppe Lupo e Rita Borsellino non ha sciolto i nodi legati alla candidatura dell’eurodeputata e s’è chiuso con un comunicato che rimanda ad altri faccia a faccia l’approfondimento dei rapporti tra democratici e Terzo polo.
La Borsellino, insomma, resta arroccata sul suo fermo diniego a ogni ipotesi di intesa con Lombardo e i suoi alleati e la missione impossibile di ricondurla a più miti consigli non è riuscita, almeno in questo primo round, a Lupo. Lombardo resta alla finestra e cerca, ancora per un po’, di mordere il freno a Udc e Fli sempre più stanchi delle indecisioni in casa Pd e sempre più propensi a rompere gli indugi verso una corsa solitaria dei terzopolisti a Palermo. Il governatore, che non vuole perdere il rapporto col Pd, o almeno con parte di esso, ha ribadito che gli “estremismi minoritari” non portano a niente. E i suoi seguaci palermitani, proprio mentre Lupo e la Borsellino parlamentavano in un hotel del capoluogo, hanno lanciato agli alleati centristi la proposta di primarie cittadine per la scelta del candidato: un’ennesima mano tesa ai democratici e al loro modus operandi, tanto indigesto all’Udc, che di primarie non vuol sentir parlare.
L’empasse resta tutto e il tempo per venirne a capo si assottiglia. È verosimile che questa settimana sarà quella decisiva. Poi, i sempiterni temporeggiatori di casa Pd, si troveranno con le spalle al muro costretti ad assumere una decisione. A scegliere, cioè, se continuare a puntare su Rita, a rischio di una spaccatura del partito che vedrebbe Cracolici e Lumia sganciarsi dal sostegno alla eurodeputata, oppure se abbandonare la candidatura Borsellino alla ricerca di nuove formule più coerenti con la linea votata dagli organi del partito, ossia quella della ricerca di un’alleanza larga tra progressisti e moderati. A meno che la Borsellino non accetti l’idea di un rapporto con i terzopolisti magari da costruire nel più che probabile ballottaggio.
Lo scenario che va delineandosi è quello di una corsa quanto mai frammentata con una pletora di candidati. E anche ammesso che il centrosinistra alla fine celebri le famose primarie, che serviranno a sfrondare di qualche nome il già affollatissimo elenco di candidati a sindaco, l’impressione è che in ogni caso, ad aprile i palermitani si troveranno con un lungo elenco di aspiranti sindaci sulle liste elettorali. Anche nello spaesato centrodestra, infatti, potrebbero profilarsi più candidature. Si dice che Marianna Caronia del Pid stia scaldando i motori. E anche i sudisti di Miccichè alla fine potrebbero puntare su un candidato di bandiera per trainare la propria lista. Quanto al Pdl, tra Scoma e la Vicari resta sempre in ballo il nome di Roberto Lagalla.
Molto dipenderà dall’esito del braccio di ferro tra democratici e Borsellino. Se questo si concluderà con la rottura tra il Pd e il Terzo polo, c’è da mettere in conto una robusta virata dei centristi verso destra, a caccia dell’elettorato piediellino, per gettare le basi da Palermo per la costruzione del nuovo centrodestra postberlusconiano. Un epilogo che manderebbe in fumo i piani di quanti nel Partito democratico hanno accarezzato in questi mesi il sogno di una coalizione capace di strappare al dominio del centrodestra la Sicilia.