Il padre del vigile trovato morto: | "Mirko ucciso per il suo lavoro" - Live Sicilia

Il padre del vigile trovato morto: | “Mirko ucciso per il suo lavoro”

"Ho fiducia nella magistratura, so che prima o poi la verità verrà a galla". Vincenzo Vicari, il papà dell'agente municipale trovato senza vita nella sua abitazione di via Scillato a giugno, non si rassegna: "Qualcuno ha voluto punirlo per vendicarsi. Mio figlio aveva persino pagato l'affitto di casa per il mese successivo". (Nella foto, i rilievi della Scientifica nell'appartamento di Altarello e, a destra, Vincenzo Vicari).

PALERMO – “Mirko aveva voglia di vivere, voleva farlo per i suoi figli. Non aveva alcuna intenzione di farla finita, quello stesso pomeriggio era stato al telefono col suo bambino. Mio nipote lo aveva informato di avere avuto buoni voti in tutte le materie tranne che nella condotta e Mirko gli ha detto che ne avrebbero parlato dopo. Non mi pare proprio l’atteggiamento di un suicida”.

Vincenzo Vicari, il padre del vigile urbano di 38 anni trovato senza vita nella sua abitazione di via Scillato, ad Altarello, il 25 giugno dello scorso anno, non ha alcuna intenzione di fermarsi nella ricerca della verità. La versione del suicidio non l’ha mai convinto e il fascicolo d’inchiesta aperto dal pubblico ministero Sergio Demontis per omicidio volontario contro ignoti lo incoraggia a non abbattersi, ad attendere con pazienza l’analisi degli elementi che potrebbero fare luce sulla vicenda. Tra questi, il risultato degli accertamenti che si aspetta dal dipartimento di polizia scientifica di Roma. Le analisi saranno effettuate sulla maglietta indossata quel giorno dall’agente della municipale, una polo, e chiariranno una volta e per tutte se Mirko Vicari abbia sparato.

“In questo caso – spiega il legale del padre del vigile urbano, Toni Palazzotto – si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di una colluttazione. Il colpo potrebbe essere partito durante un disperato tentativo di difesa”. “Ed io ne sono certo – aggiunge il papà di Mirko – perché purtroppo c’era qualcuno che voleva il male di mio figlio”. In particolare, in base a quanto racconta Vincenzo Vicari, il movente del delitto potrebbe essere maturato nel contesto lavorativo. Suo figlio si occupava della vigilanza contro gli abusivi e qualche giorno prima aveva preso parte ad un intervento per la chiusura di un noto ristorante a Mondello.

“Da allora non voleva più metterci piede – dice – perché il titolare lo aveva minacciato, non aveva accettato il provvedimento che mio figlio aveva eseguito. Al punto che Mirko fu costretto a denunciarlo per oltraggio a pubblico ufficiale e minacce. Vorrei venisse approfondito questo aspetto – prosegue Vincenzo Vicari – per non sottovalutare i rischi che gente come mio figlio corre, tuttora, solo perché svolge bene il proprio lavoro”. E poi c’è un grande punto interrogativo. Quello che riguarda la “refurtiva” di quel pomeriggio di inizio estate.

Dalla casa del vigile urbano, nel corso del sopralluogo della polizia, emerse infatti la mancanza del badge, della paletta e della chiave della cassaforte celata da un quadro. Quest’ultimo era a terra. “Perché rubare queste cose? – si chiede Vicari – e non i soldi che mio figlio aveva nel portafogli o altri oggetti di valore che si trovavano in casa?”. C’è un contatore nel sito internet che il padre dell’agente municipale ha aperto da qualche mese. Parte dal giorno della morte di Mirko ed è in perenne attesa di risposte.

“E’ una valvola di sfogo in cui ripercorro, giorno per giorno, la vita di mio figlio e tutto quello che succede da quel 25 giugno. Mio figlio non aveva alcun motivo per uccidersi e mi era sembrato sereno fino all’ultimo. Aveva anche pagato l’affitto di luglio, per il mese successivo, quindi. Adesso ho fiducia nelle indagini e so di dovere rispettare i loro tempi, ne va della scoperta della verità. Credo molto nella gente che ho al mio fianco e alla pista che stiamo percorrendo. Quello che mi addolora – dice – è il silenzio dei vicini di casa di Mirko, dei suoi colleghi, della sua compagna. Umanamente mi sento solo, è come se quello che è successo dovesse essere dimenticato da tutti. Impossibile per chi viene colpito da tragedie così grandi. L’altra sera ho sentito in tv le frasi choc rivolte al padre di Provvidenza Grassi, la ragazza trovata morta a Messina. Quest’uomo cercava la propria figlia da luglio, non sapeva che fine avesse fatto ed è stato gratuitamente insultato, giudicato. Spesso ho la sensazione di esserlo anche io. Nessuno è in grado di immedesimarsi, invece, specie quando non c’è certezza su come siano andate le cose”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI