Il partito dei 'chissenefrega' | E la foto della catastrofe

Il partito dei ‘chissenefrega’ | E la foto della catastrofe

Ecco il partito dei 'Chissenefrega'. Il partito di coloro che vogliono continuare a regnare. Nonostante tutto.

La polemica
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Intanto, la foto che è già un capolavoro di autolesionismo politico. Contro l’istantanea che ritrae gli scudieri del Crocettismo avanzato, vincerebbe  qualsiasi trazzera a piacere. Ecco – sembrano dire con aria orgogliosa i personaggi coinvolti: Fausto Raciti,  Gianpiero D’Alia,  Gianluca  Miccichè, Antonello Cracolici, Mimmo Turano – non solo sosteniamo il governo di un presidente politicamente impresentabile. Non solo ci siamo sdraiati sul verbo di Saro, pur di evitare una sicura sconfitta elettorale (la trazzera, la trazzera).  Non solo ce ne freghiamo del clamore di un popolo che non ci vuole. Non solo. Ma c’è di più: scattiamo una bella foto di gruppo, un selfie della catastrofe diffuso sui social, e ve la mostriamo. Come faranno i siciliani a non fidarsi di noi?

Dunque, innanzitutto, la foto, che uno la guarda e ci riflette su un attimo: ma se costoro sono capaci di volersi così male, tanto da non comprendere l’ondata di riflusso, come potranno mai giovare alla disgraziatissima Sicilia?

E poi le parole, la morale che viene a galla. Dice Gianpiero D’Alia a un certo punto: “Il passato è passato”. Una frase che svela un mondo. Il passato è passato significa, nell’interpretazione automatica di chi legge: chissenefrega del Crocettismo avanzato e delle sue miserie politicamente innominabili?

Chissenefrega del pozzo nero della Sanità, dei cerchi magici, della dignitosa uscita di scena di Lucia Borsellino, della sua denuncia e dell’orazione civile di Manfredi, suo fratello, pronunciata davanti al presidente della Repubblica? Chissenefrega di un governo immobile, espertissimo nell’arte del bluff e della macelleria sociale, che quasi ci si deve augurare che il meno possibile faccia, per non creare danno? Chissenefrega di un Assemblea regionale di ignavi che adesso vorrebbe sdrammatizzare i privilegi di cui gode  con la bandierina sventolata di quattro, malmesse, riformicchie?

Chissenefrega della protervia di un partito, il cosiddetto Pd, che pure fu un punto di riferimento di certe speranze, prima di diventare la moneta che si infila nel juke box per trasmettere la canzone di un potere sempre più sordo? E chissenefrega della gente che non vuole più Crocetta e il Crocettismo, né il suo arcipelago di interessati sostenitori. E per liberarsi del giogo di una esperienza talmente fallimentare sarebbe disposta a dare le chiavi di Palazzo  d’Orleans – da subito – a un amministratore di condominio, o al primo grillino estratto a sorte?

Chissenefrega, infine, degli errori e degli orrori da cui si  dovrebbe imparare qualcosa, piuttosto che lavarsi le mani nella pozza di lacrime di quelli che non hanno più lavoro, né speranza, né famiglia, né  bandiera?

Ma già, il passato è passato: ecco l’ultima formula spudorata di una politica che cerca di auto-assolversi. E invece confessa le sue colpe – le colpe di Saro e di coloro che gli permettono di regnare sulle macerie – fino a inchiodarsi, da sola, con una irrevocabile sentenza di condanna.


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