Mafia, il processo sulla trattativa | Al centro le "frizioni" tra procure - Live Sicilia

Mafia, il processo sulla trattativa | Al centro le “frizioni” tra procure

In Aula le due lettere che l'ex procuratore generale della cassazione Vitaliano Esposito e l'attuale Gianfranco Ciani inviarono al Quirinale  in risposta a una nota del Colle.

PALERMO – Il mancato coordinamento delle indagini sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia è il principale oggetto delle due lettere che l’ex procuratore generale della cassazione Vitaliano Esposito e l’attuale Gianfranco Ciani inviarono al Quirinale l’11 aprile e l’8 giugno del 2012 in risposta a una nota del Colle che trasmetteva alla procura generale una missiva dell’ex ministro Nicola Mancino al capo dello Stato in cui si lamentava, appunto, lo scarso coordinamento delle procure di Firenze, Palermo e Caltanissetta che indagavano sul patto tra i clan e pezzi delle istituzioni. Le due lettere del pg sono state acquisite dalla Corte d’Assise al processo sulla trattativa Stato-mafia.

Nella prima Esposito dà conto che “già nel 2009, in occasione di segnalate fughe di notizie sulle indagini sulla trattativa aveva svolto attività di impulso al coordinamento coinvolgendo le procure generali di Palermo e Caltanissetta ed interloquendo col procuratore nazionale antimafia”. Esposito ricorda anche la riunione tra i pm convocata nel 2011 dall’allora procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e le successive direttive da Grasso stabilite e “volte ad assicurare un coordinamento investigativo”. La seconda missiva entra più nel vivo del cosiddetto caso Mancino. Ciani, infatti, comunica alla segreteria generale del Quirinale l’esito dell’incontro avuto con Grasso il 19 aprile del 2012 in merito proprio alla trattativa. Ciani riferisce il contenuto della relazione scritta ricevuta da Grasso da cui – dice – “emerge che la collaborazione e il coordinamento tra le due procure siciliane ha sempre presentato profili di elevata criticità per le resistenze frapposte da quello palermitano all’invio di atti all’omologo nisseno”.

Il racconto prosegue con le frizioni nate tra i pm sul cosiddetto caso Ciancimino e con l’intervento della Dna. “Dalla relazione – scrive Ciani – non risulta che tutti gli uffici destinatari si siano attenuti o meno alle direttive di Grasso. Il suo autore (procuratore nazionale antimafia ndr) si limita ad affermare che non sono emersi i presupposti per fare ricorso alla avocazione”. “L’ufficio da me diretto – si legge nella lettera di Ciani – si riserva di approfondire le tematiche poste dalla sua nota con ulteriore acquisizione di documentazione e, se necessario, mediante una convocazione dei procuratori generali dei distretti interessati, fermo restando che nessuna valutazione o interferenza può e deve essere compiuta in relazione a procedimenti in corso o pervenuti alla fase del giudizio”.


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