Il profumo delle idee - Live Sicilia

Il profumo delle idee

Dallo speciale "I love Francesco" realizzato per il primo anniversario della scomparsa di Francesco Foresta.

I love Francesco
di
2 min di lettura

Era il 2006, I Love Sicilia imperava in edicola ed io non mi ero persa un numero. Una nuova rivista dal forte appeal, un prodotto editoriale che partiva da un’idea semplice e vincente: raccontare i siciliani. Quelli belli, testardi e romantici, che arrivano al successo senza dover fare le valigie; quelli fuori dallo stereotipo del malaffare scaltro e becero. Poteva essere difficile in una terra che dona e sottrae senza pietà, che spesso porta a credere che la possibilità di una quotidianità leggera possa esistere solo fuori dai suoi confini. Volevo far parte di quel progetto, essere tra i collaboratori di Francesco Foresta. Mi sono presentata da lui una mattina di fine settembre, mi sembra di sentire ancora l’odore che si percepiva entrando nella stanza, veniva dai suoi capelli, un profumo di fresco sulla testa umida, che sapeva di vivacità. Un profumo brioso, inteso come contrario di stantìo. Ho detto poco, solo: “Vorrei lavorare con te”. Ricordo che stava scrivendo qualcosa, silenzioso ed enigmatico, e mentre i secondi mi sembravano un’eternità, io pensavo che forse avrei dovuto dire qualcosa in più, presentarmi, dato che era la prima volta che ci incontravamo. Francesco ha smesso di fissare il foglio e mi ha detto: “Te la senti di scrivere di architettura, della Biennale e dei nuovi designer siciliani? Aspetto il tuo pezzo”. È iniziato tutto così, senza fronzoli e giri di parole. Nell’accompagnarmi alla porta mi ha sorriso e dato un buffetto sulla guancia, poi e si è immerso nei suoi pensieri. Nel numero 15 del 27 ottobre 2006 di I Love Sicilia, Foresta ha pubblicato il mio servizio “Architetti una matita per cambiare il mondo”, nove pagine che mi riportano indietro in un tempo che sembra ieri. Invece sono passati dieci anni, l’ultimo dei quali senza di lui. Dieci anni di passione e fatica con uno dei suoi “figli di carta”, ragione d’orgoglio e di appartenenza per chi ci lavora come me. É difficile non farsi prendere dalla nostalgia e da quel pensiero costante del “come sarebbe stato se”. Preferisco pensare che Francesco – direttore capace di tenere insieme la squadra con la frusta e con la dolce babbiata, come diciamo noi messinesi (per chi non lo fosse significa sfottere) – faccia parte di quella ristretta categoria di eletti carismatici che muoiono giovani per essere ricordati per sempre, come James Dean, Ayrton Senna, Jim Morrison, quelli cui la vita dona e sottrae senza pietà. Il day after, sembra insuperabile per chi li ha amati, ma un dopo deve esserci proprio per ricordarne la memoria. Mi consolano le parole di Morrison. “Se la mia poesia cerca di arrivare a qualcosa, è liberare la gente dai modi limitati in cui vede e sente”. Proprio come ha fatto Francesco.

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