10 Marzo 2023, 05:00
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CATANIA. Il ritorno del viceré autonomista. L’incontro di Raffaele Lombardo con la stampa, convocata per commentare l’assoluzione – dopo 13 anni di processo – dall’infamante accusa di mafia, serve a chiudere un capitolo e aprirne subito un altro. Le cui pagine sono ancora bianche, però. Il vestiario – un maglione largo e non l’impeccabile mise giacca e cravatta – consegna un’immagine pubblica tarata sulla ritrovata serenità personale. La sala è piccola, fa caldo. Oltre ai giornalisti, bersaglio di più di una stoccata, ci sono i fedelissimi. Coloro cioè che negli anni non si sono vergognati delle accuse che gli sono piombate addosso. Antonio Scavone, il neo deputato Ars Giuseppe Castiglione, il presidente del consiglio comunale di Catania, Sebastiano Anastasi, Pippo Reina. Soltanto per citarne alcuni.
Se parla di processo, Lombardo fa fatica a trattenere la rabbia. Se parla di politica, invece, lo sguardo è sornione. Anche quando smentisce – e lo ha fatto più di una volta – di non ambire alla stanza più prestigiosa di Palazzo degli Elefanti. “Non c’è una mi candidatura a sindaco”, dice. E quando qualcuno gli ricorda che, da democristiano navigato, non dice mai ciò che pensa, risponde quasi divertito. “L’avete detto voi giornalisti. È un gossip quasi offensivo, oserei dire”. E lo ha detto.
Il ritorno del viceré autonomista. “Alla fine della prossima settimana gli autonomisti catanesi faranno un congresso e là uscirà un candidato sindaco autonomista. E non sarò io”, prova a chiudere la questione elettorale. Ma ha bisogno di insistere: “Il mio contributo a chi sarà chiamato ad amministrare sarà pieno e totale, non c’è dubbio. Speriamo che ci sia un giovane o una giovane che si sentano di raccogliere questo testimone”, spiega ancora Raffaele Lombardo.
Serve allora un altro argomento per convincere i presenti. “Vi faccio un conto preciso – eccolo – La sindacatura dura cinque anni e io ho la mia età. Ho fatto il vicesindaco, il presidente della Regione e il presidente della Provincia. Voi pensate che dell’arco del tempo che Dio vorrà darmi io possa dedicarne 5 di questi anni, giorno e notte, perché poi io mi conosco. Francamente, sarebbe un peso eccessivo”.
Il ragionamento però non finisce lì. “Devo dirvi – dice Lombardo – che la Provincia era più rilassante, oggi possiamo confessarlo. E grazie a Dio ritorna la Provincia, perché ci vuole una guida politica, legittimata dal voto della gente, per governare le risorse e un patrimonio umano di un migliaio di persone, che da sole costeranno 50milioni l’anno. E senza una guida politica, autorevole e legittimata, producono molto poco. Si risparmiano uno o due milioni di indennità, per sprecarne 10, 20 o 30 di quei 50”.
Esponenti dell’inner circle dicono che Lombardo stia guardando con preoccupazione alla crisi di Pubbliservizi. Che voglia tornare a Palazzi Minoriti nessuno però si sente di confermarlo. “Certo, se le Provincie dovessero tornare con delle competenze diverse rispetto a quelle che avevano, beh, sarebbe un’altra cosa” avverte chi conosce il leader Mpa dai tempi dell’università. Insomma, anche in questo caso si tratta di un progetto in fieri.
Il viceré autonomista è tornato, dunque. Da leader politico che ha tentato di scrivere una pagina importante della storia siciliana. La seconda ondata milazzista, cioè. Anche per rimettere insieme i cocci di una narrazione interrotta, il Movimento per l’Autonomia sta per andare a congresso. Il congresso della “rifondazione”, ha sottolineato. E la mente torna ai 13 anni di burrasca giudiziaria e a un percorso politico rimasto incompleto. “Resto un uomo caratterizzato dalla propria storia e penso che ci saranno delle ripercussioni di carattere politico – ha detto – Questo processo ha deviato il corso della storia siciliana”. Parole come pietre.
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10 Marzo 2023, 05:00