Il sindaco che fu | nella città che sarà - Live Sicilia

Il sindaco che fu | nella città che sarà

La corsa a Palazzo delle Aquile
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Leoluca Orlando potrebbe candidarsi nella grande gara “Chi vuol essere sindaco di Palermo”. E domenica rivedemo Ghito Vernazza in campo contro il Catania? Chi desidererebbe davvero svegliarsi e rimirare nel primo specchio della giornata il suo viso di ieri sul corpo di oggi?
Leoluca Orlando sarebbe una buona opportunità? Sì e no. Di lui abbiamo visto tutto il buono e tutto lo scellerato. Soprattutto il corso delle cose ci spiega che Orlando ha fallito. Il sindaco della rivoluzione non ha cambiato Palermo e i palermitani, avrebbe dovuto spargere dolore a piene mani per riuscire nell’impresa. Orlando ha le dita finissime di un grande illusionista: ci ha mostrato diverso ciò che era eguale. E che eguale a se stesso, infatti, è tornato allo scoccare della sindacatura ultima. Per non parlare dell’idiosincrasia dell’uomo alla successione, con relativo azzeramentodi ogni potenziale delfino. Terra bruciata a sinistra.

Certo, per qualche giorno si respirò un’aria nuova. Perciò non ci piace l’ingratitudine di Antonello Cracolici che ha rimproverato l’ex sindaco in occasione delle recenti polemiche sulla giunta regionale.  Leoluca Orlando, nel criticare Raffaele Lombardo, è almeno coerente con la sua storia. Cracolici, no. Ma la sostanza del discorso è altrove. Non riguarda i demeriti e i meriti orlandiani, dibattito che non finisce di appassionare.

Riguarda moltissimo l’incapacità di una città di voltare pagina. Pensi a Orlando perché non vedi nessun altro, perché non c’è niente. E un Leoluca eventualmente candidato sarebbe giunto alla scelta per il medesimo sentiero. Mi candido perché, a parte me, il diluvio. E’ la percezione del deserto – che ci sia sul serio o no – la vera maledizione rivelata di Palermo. E’ la sfiducia nel futuro che un simile cammino identifica nel suo documento più vero. Se nel 2010- quasi 2011, con diversità di accenti, si parla ancora di Orlando e dell’Orlandismo, significa che il passato non ha prodotto speranze di novità, volti alternativi,  e che il presente è ripiegato su se stesso. E allora rassegniamoci.  Non c’è Cavaliere senza macchia che possa risvegliare Palermo dal suo sonno. Nemmeno col bacio nostalgico di un’altra primavera.


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