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Il sisma del palermitano medio

Da fatto di cronaca a elemento di discussione. Il terremoto a Palermo può diventare un evento sociale e restare tale per molti giorni.
Speciale terremoto
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3 min di lettura

A Palermo non è che una scossa di terremoto è un movimento delle placche terrestri e basta, è un evento biblico prima ed un argomento di conversazione poi. Intanto c’è da fare un applauso ai soliti volponi che hanno approfittato della piccola mente del loro capo e si sono fatti firmare il giorno di ferie autorizzato “per lo spavento”. Bravi, veramente. In secondo luogo, ne vogliamo parlare di tutti quelli che non hanno sentito assolutamente nulla e fingono di aver oscillato casa casa tutta la mattina tipo budini per non sentirsi esclusi dai commenti al bar?

Ma una ola da stadio va al nostro caro, carissimo eroe regionale che è il palermitano medio. Quello con la canottiera sporca di salsa che usa l’unghia del mignolo come apriscatole, quello che la moglie si fa la tinta bionda ed ha 75 anni, quello che venrdì è stato un giorno di festa, lui.

Il palermitano medio, impigrito dalla vita e gonfio di arancine accarne ha un modo tutto suo di vivere la cosa. Se una persona normale in una situazione analoga prima si spaventa e poi prosegue la sua esistenza per come aveva progettato di fare, il nostro eroe impanicato prima si spaventa, poi tenta di spaventare chi non si era spaventato così per capire quanto è convincente, poi esce di casa e con l’espressione UrlodiMunch butta voci per comunicare agli altri quanto si sia spaventato e poi per due o tre giorni parla dello spavento.

Manco a dirlo la suddetta (e suddita) moglie, con la classe e l’autocontrollo di una taddarita, in tutte queste serenissime fasi era in camicia da notte e bigodini per strada dietro di lui con una mano sul fianco ed una sulla guancia. Posizione detta “dell’incredulità sicula”.

Comunque sia, forse sconsolato dal fatto che la Pasqua è appena passata e non ha niente di cui parlare, forse perché nella sua placida vita scandita da pasti, matrimoni, comunioni e dal fidanzamento della figghiafimmina è un momento di stasi che lo logora internamente, sta di fatto che è segretamente grato alla Provvidenza che gli ha trovato qualcosa da dire per tutto il fine settimana.

Da venerdì (e almeno fino a domenica per il pranzo con la famiglia al completo) il nostro amico palermitano medio cercherà di infilare il terremoto nelle sue conversazioni e, cosa divertente assai, delizierà i suoi interlocutori con tutte le nozioni di geofisica, vulcanologia, meteorologia e attenzione, teologia che è in grado di inventare.

Perché questo strabiliante evento è uno di quelli che risvegliano dal torpore il piccolo tuttologo che è in lui. E sentiamo discussioni del tipo: “Mamà subbito ti chiamai ma un c’era linia, u nannò comu sta? Si scantò? Mi raccumannu stativinni rintra ca cu terremoto ‘un si niesce ‘u sanno tutti”. “Nooo machiieee un pigghiò cchiù u telefoninu… la voce mi trimulìa p’u scantu… cieittu, chiffà unn’ù saccio ca si sta à casa? Chisto Dio fu, pi ddù cuinnuto i to frate ca si lassò cu sò mugghieri.” Ed altre pillole di saggezza.

Postilla: grande solidarietà ai residenti vicino l’epicentro che lo scanto se lo sono preso vero (ciao Tata.) Ma in questo bagno di progresso culturale e scientifico che è stata la città terremotata, molti di noi si sono sentiti in dovere di assecondare questo grande panico dovuto perlopiù a grande noia, perché ormai lo sappiamo che se i terremoti si misurano in scala Richter o Mercalli, la paura del terremoto a Palermo si misura in scala da 0,1 a MassaiadelPopolino.


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