"Il sorriso, l'abbraccio e l'eroe | Così ho salvato il bimbo sperduto"

“Il sorriso, l’abbraccio e l’eroe | Così ho salvato il bimbo sperduto”

Vi ricordate del bambino di 9 anni che ha preso il treno per cercare suo padre? Ecco la vera storia.

PALERMO – Peter Pan era rannicchiato in fondo alla sua ombra. Aveva paura dei grandi in divisa: se ti toccano diventi grande come loro. Aveva paura dei treni e del loro sferragliare. Aveva paura perché stava cercando suo padre e non lo trovava. E’ stato il sorriso di una donna a conquistarlo, a convincerlo ad abbandonare il suo fragile fortino di lacrime e occhi bassi. E’ stata una donna – come sempre accade – a prendere per mano Peter e a riportarlo al caldo, sulla terra.

Nove anni e un sogno sconfinato: incontrare papà. Così, un bambino senza nome – una volta uscito da scuola – non è tornato a casa. Ha scelto di salire su un treno a Termini Imerese in partenza per Palermo. Lui – figlio di genitori che il tempo ha allontanato – conosce suo padre solo dalla voce, dalla carezza di un timbro via telefono. Niente altro: sa solo che vive in un’altra città. Per questo ha preso un vagone clandestino – come aprire le ali per un volo – e ha cominciato il suo viaggio di speranza.

Una volta giunto sul suo binario, Peter Pan si è smarrito. Volare sull’isola che non c’è non è come atterrare su un pianeta cittadino sconosciuto. Non basta un semplice arrivo per riannodare il filo di un amore spezzato. Allora, si è rannicchiato su una panchina non si è mosso più, rintanato nel bozzolo della sua ombra.

Fortunatamente è stato notato da una pattuglia della polizia ferroviaria. Peter ha visto gli agenti. Ha avuto paura, sì. Ed è scappato per nascondersi nel buio del treno ancora sui binari. Lì è stato raggiunto da una ragazza della Polfer che ha cominciato a sorridere e a giocare con lui. “Gli ho parlato – racconta – e il piccolo ha cominciato ad avere fiducia in me. Portava sulle spalle uno zaino con l’immagine di un supereroe. Gli ho detto che anche i miei figli amano i supereroi. Ha sorriso e mi ha abbracciato”.

Il bimbo sperduto è sceso dal treno: è stato accolto dai ragazzi della polizia ferroviaria – gente sveglia e generosa che presidia le rotaie di tutti -. Ha indossato il cappello d’ordinanza, ha messo qualche timbro, ha giochicchiato col computer. Ha bevuto un succo di frutta. Ha mangiato un pacchetto di cracker. Infine, nel tardo pomeriggio – dopo che i controlli avevano ricostruito tutti i passaggi della vicenda – è stato riconsegnato alla madre che lo stava cercando.

Nessuno saprà mai il suo nome, perché è giusto che sia così. Nessuno saprà mai il vero nome di Peter Pan, salvato dal buio con la luce aggraziata di un sorriso.

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