CATANIA – La confisca è diventata irrevocabile. Il tesoro dell’uomo d’onore Daniele Nizza è entrato nel patrimonio dello Stato. La Cassazione – con la sentenza del 16 dicembre scorso – ha ritenuto inammissibile il ricorso difensivo facendo diventare ‘irrevocabile’ il provvedimento di prevenzione eseguito dalla Dia nel 2019. È il palazzo di via Genovesi – a pochi passi da via Stella Polare – l’oggetto principale della misura patrimoniale.
Daniele Nizza – condannato per mafia e omicidio – ha deciso di creare la residenza nella sua roccaforte mafiosa a San Cristoforo. Via Stella Polare (nel rione Angeli Custodi) è stato il fortino dello spaccio che ha rappresentato il potere criminale dei Nizza a Catania, assieme a Librino.
Daniele è il fratello di Fabrizio, Giovanni, Salvatore e Andrea. Una famiglia che anche grazie ai contatti con gli albanesi è diventata monopolista del narcotraffico a Catania. E fino a quando Fabrizio Nizza non ha deciso di diventare collaboratore di giustizia, non avevano ‘concorrenza’.
Il ‘battesimo mafioso’ di Daniele Nizza è avvenuto in una villa di San Giovanni Galermo nel 2007 alla presenza dell’ex reggente Santo La Causa. I pentiti raccontano che quegli appartamenti, dove vive la sua famiglia con autorizzazione del Tribunale, sono stati costruiti con i soldi della droga. Davide Seminara, ex uomo di fiducia di Andrea Nizza (l’ultimo rampollo è stato arrestato nel 2017 dopo un lungo periodo di latitanza) racconta che “Daniele ha molti immobili intestati a terzi: in via Genovesi vi è un immobile ove Daniele ha tre appartamenti. Daniele Nizza – aggiunge il pentito – ha acquistato questi immobili nel 2007, quando è uscito dal carcere. All’epoca i Nizza avevano un capitale di circa 600 mila euro che venne diviso tra i fratelli e una piccola parte andò a Rosario Lombardo. Non so chi siano gli intestatari, so che sono stati acquistati con il provento della droga”.
Anche Fabrizio Nizza, fratello di Daniele, conferma le dichiarazioni di Seminara. “L’abitazione di mio fratello Daniele a San Cristoforo, alla sciara, è stata ristrutturata con i soldi provento dello spaccio”. Verbali che sono finiti nella sentenza di primo grado di confisca. Che poi è stata confermata in Appello. E oggi è diventata irrevocabile.
Il decreto è stato inviato all’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati, alla Prefettura di Catania, alla Direzione Nazionale Antimafia, al Ministero dell’Interno, all’Amministrazione Giudiziaria. Il prossimo passo sarà quello della nomina da parte dell’Anbsc del coadiutore, che solitamente – anche per continuità – è l’amministratore giudiziario. Poi comincerà l’odissea per arrivare al ‘riutilizzo’ pubblico e sociale – così come è impresso nella legge Rognoni – La Torre – che purtroppo accomuna (quasi) tutti i beni confiscati.