Il tuo cane abbaia? | Rischi la gattabuia - Live Sicilia

Il tuo cane abbaia? | Rischi la gattabuia

La sentenza della Cassazione
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(rp) Noi non ci credevamo, a tutta prima. La notizia l’abbiamo riletta in sette, con sette paia di occhiali diversi. E, dopo uno svenimento collettivo, abbiamo deciso di conferirle l’onore dell’apertura, perché merita, perché fornisce, a suo modo, il quadro dell’insieme, oltre ogni aspettativa. Se qualcuno non condivide, dato il tema, gli è concesso sommessamente di ululare. Ecco l’Ansa della stravaganza.  Confermata dalla Cassazione la linea durissima nei confronti dei proprietari di cani – in quattro sono stati condannati a due mesi di carcere ciascuno, senza concessione delle attenuanti generiche e della condizionale – che non impediscono ai loro ‘quattrozampe’ di abbaiare di notte svegliando l’intero vicinato. Bocciata, dalla Suprema Corte, la linea difensiva dei padroni dei dieci ‘amici dell’uomo’ in questione che sostenevano che gli inquirenti andassero a svolgere delle indagini per capire quale cane abbaiava per primo spingendo gli altri ad emularlo. Fine del primo tempo, con l’atroce dilemma.

Un’inchiesta con i fiocchi. Alla Johnny Stecchino. Un’indagine del tipo: “Scusate. Si può sapere cu minchia era che faceva il tacchino?”. Chi fu, cioè,  il turpissimo canis criminalis che spinse gli altri a commettere reato, disturbando la quiete pubblica? Non si sa. Eppure – come spiega l’Ansa – innanzi alla Prima sezione penale della Cassazione, l’avvocato difensore dei quattro proprietari dei cani – denunciati per disturbo della quiete da numerosi abitanti di un quartiere di Nicosia  – ha chiesto l’assoluzione dei suoi clienti sostenendo che non era stato accertato “quale dei cani abbaiasse per primo facendo poi abbaiare tutti gli altri”. I supremi giudici hanno ritenuto del tutto “irrilevante” questo tipo di approfondimento investigativo dal momento che poi, dopo il primo ‘acuto’ lanciato dal cane più attivo, gli altri “abbaiavano tutti insieme” determinando una “forte intensità di rumore” e uno “strepito comune”. Quanto al fatto che il Tribunale di Nicosia in primo grado, e la Corte nissena in secondo, avessero negato le attenuanti e la sospensione condizionale della pena, la Cassazione – con la sentenza 4706 – spiega che tali benefici non sono stati concessi. “Gli strepiti dei cani – fanno presente i supremi giudici – potevano essere agevolmente attenuati, o senz’altro evitati dai relativi proprietari”. Inoltre non si trattava di un occasionale latrato ma di un abbaiare connotato da “diffusività”, per di più in ora notturna, che aveva determinato le proteste di numerose persone. Un dibattito da tribunale di Pinocchio, con in corso la causa per il campo dei miracoli…

Finale drammatico dell’Ansa. Insomma la circostanza che i padroni – Santo G., Giuseppe C., Santo F. e Francesco A. P. – non siano intervenuti a tacitare i loro animali, pur rendendosi conto delle proteste dei vicini di casa, gli è costata la condanna ‘diretta’ al carcere. Adesso i quattro condannati devono anche pagare le spese del processo in Cassazione e versare 500 euro ciascuno alla Cassa delle Ammende.

Ora, lungi da noi l’intenzione di volere fare dello spirito di patata nei confronti della Suprema Corte. Ci inchiniamo al cospetto della sentenza dei porporati giuristi. Certo, pensare che uno finisca in gattabuia per il cane che abbaia suona un po’ stravagante per noi e doloroso per il bersaglio degli strali cassazionisti. Diciamo che trattasi di un diversivo mediatico che ci costringe a non pensare più, per una ventina di secondi, alla storia di Silvio, Ruby, Sara, etc, etc… Sono le meraviglie della cronaca che alterna leggerezza e contorni neri. Nello spazio di una notizia, la nota comica del contesto e il suono secco del chiavistello di un carcere. Una sentenza racconta il nostro Paese con la sua scempiaggine diffusa più di mille trattati.  Signor giudice, scusi, lei avrà anche fatto il suo mestiere con scrupolo. Ma sono davvero questioni di lana canina.


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