Ilardo, un omicidio di Stato, la figlia: 'Un tributo d'amore

Ilardo, un omicidio di Stato, la figlia: ‘Un tributo d’amore’

Un libro verità quello scritto da Luana Ilardo e Anna Vinci per Chiarelettere.

CATANIA – “Un tributo d’amore a mio padre”. La voce di Luana Ilardo, dal palco del Teatro Ambasciatori di Catania per presentare il libro Luigi Ilardo, Omicidio di Stato scritto assieme ad Anna Vinci per Chiarelettere, è impastata di emozione. E come se quei 25 anni da quel maledetto 10 maggio 1996 non fossero mai passati. Il dolore è rimasto rintanato nell’angolo più nascosto dell’anima e del cuore e si presenta acuto e primordiale. Luana torna a sentire il rimbombo degli spari, sente i suoi piedi correre giù per le scale e poi l’orrore davanti ai suoi occhi. Un quadro tatuato nella carne. Sì nella carne.

Luigi Ilardo, il suo papà, è stato assassinato sotto casa, in via Quintino Sella. Quell’omicidio non era un omicidio come gli altri. Il colonnello del Ros Michele Riccio (che ha gestito Ilardo come confidente per anni) lo disse immediatamente al giovane magistrato della Dda Sebastiano Ardita, il giorno dopo. “Hanno ucciso un collaboratore di giustizia. Tra poco avremmo organizzato la tutela e il trasferimento della famiglia”. Ma gli spari sono arrivati prima dello Stato. E anche se c’è una sentenza definitiva che ha condannato mandanti, organizzatori e killer mafiosi. In quelle carte manca un pezzo di verità.

Una verità che si incastra nei tanti e grandi misteri d’Italia. Che parlano di sistemi deviati, istituzioni grigie. Perchè Luigi Ilardo “sarebbe stato uno dei più importanti collaboratori della storia giudiziaria italiana”, dice il componente togato del Csm Ardita.

Un evento, quello di sabato, che ha visto tra i relatori il direttore di AntimafiaDuemila Giorgio Bongiovanni. Che ha partecipato con un contributo all’opera. La scrittrice Anna Vinci ha trasportato nella carta la storia di una figlia tremendamente innamorato del padre.

È un libro verità. Ma non c’è alcuna verità ammorbidita. Luigi Ilardo per un periodo della sua vita è stato un boss di Cosa nostra, poi però ha scelto di cambiare. Cambiare radicalmente. “E lo ha fatto con la consapevolezza – spiega Luana – di andare ogni giorno incontro alla morte. Ha dimostrato un coraggio immenso. Ma ho sentito l’urgenza di dover restituire dignità. E questo libro è anche questo”. Luigi Ilardo avrebbe potuto scegliere la via più semplice: avrebbe potuto dopo la detenzione firmare il contratto con lo Stato e raccontare quello che sapeva. Ma non sarebbe stata la stessa cosa. “Invece mio padre ha detto a Michele Riccio che una volta uscito si sarebbe reinserito, così avrebbe avuto la possibilità  di poter restituire la reale fotografia di quelli che erano gli assetti mafiosi”. E così ha fatto.

Luigi Ilardo è stato l’infiltrato di Cosa nostra per conto dello Stato. Ma quello Stato non lo ha tutelato abbastanza. Questa parte di storia deve avere una verità processuale. “La verità ha un passo lento, ma arriva”, dice Luana. Ma sono passati 25 anni. Il tempo è (davvero) scaduto. 


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