Illegalità, povertà, alloggi occupati |Il palazzo ghetto di Viale Moncada - Live Sicilia

Illegalità, povertà, alloggi occupati |Il palazzo ghetto di Viale Moncada

Parlano gli inquilini del civico 10 dove è scoppiato il rogo che ha messo a repentaglio la vita di molte famiglie. L’impianto elettrico non è stato ripristinato.

CATANIA – “Mio marito è detenuto, un anno fa quando sono rimasta da sola senza un tetto e con due bambini ho trovato l’appartamento libero e l’ho occupato”. È la cruda testimonianza rilasciata a LiveSicilia da una signora che vive abusivamente in una delle numerose abitazioni del palazzo del viale Moncada al civico 10 a Librino. Ma non è la sola: su 80 famiglie che occupano lo stabile divenuto ghetto, solo 7 risulterebbero regolari assegnatari: quasi tutti, in pratica, vivono in degli alloggi che non gli spettano di diritto. Un mix di illegalità e degrado culminato proprio di recente nel vasto incendio che ha danneggiato il palazzo e messo a repentaglio le vite di decine di persone e bambini.

Contatori danneggiati dall'incendio al viale Moncada 10

Contatori danneggiati dall'incendio al viale Moncada 10

A provocare il rogo nel vano scale dei contatori dell’edificio di proprietà del Comune sono stati, infatti, i numerosi allacciamenti abusivi della luce “arrangiati” dagli stessi condomini. E non era di certo la prima volta che scoppiava un incendio per gli stessi motivi. L’illegalità diffusa è, oramai, una consuetudine nel sovraffollato stabile abbandonato all’incuria. Non vi è traccia di decoro e meno ancora di regole.

Un degrado non del tutto innocente. Eppure, c’è tutta la disperazione nella genuinità dei racconti dei condomini che vivono nel palazzo fatiscente, pieno zeppo di pericoli. Ad abitare nell’immobile ci sono tante famiglie povere e indigenti. A lanciare un appello sono proprio gli inquilini che auspicano degli interventi di messa in sicurezza. “Nessuno si preoccupa di come viviamo qui. Siamo stanchi di vivere in queste condizioni, ci sentiamo abbandonati” – raccontano. I lavori di manutenzione non vengono eseguiti nell’edificio dal 2007. E dopo l’incendio la situazione è peggiorata. Il palazzo è quasi completamente al buio. A seguito del rogo l’impianto elettrico non è stato ripristinato. “Io non voglio rimanere abusiva – continua – vorrei potermi mettere in regola, ma non so come fare senza contratto della casa”. Ovvero il documento di locazione richiesto per ottenere gli allacci, ma di cui la signora – come tutto il resto delle famiglie abusive – non dispone non essendo appunto assegnataria legittima dell’immobile. Ma gli allacciamenti abusivi non riguarderebbero solo la luce, ma anche l’acqua. “In molti – proseguono –non si mettono in regola perché così dovrebbero poi versare anche tutti gli arretrati, soldi che molti di noi non hanno. Siamo in pochi a lavorare, ci arrangiamo per vivere”. Al momento gli abitanti abusivi pagherebbero comunque al Comune una quota di 52 euro sulla base di un semplice “titolo” di occupazione di cui risulterebbero in possesso.

Il montacarichi del palazzo privo di barriere

Ma la corrente elettrica non è l’unico problema del palazzo mezzo affumicato dal rogo. Il pericolo più grosso è rappresentato dai vani dei montacarichi completamente scoperti, privi di porte o di barriere che ne impediscano l’accesso. Spazi adibiti oramai quasi a discariche. “Qui prima o poi ci scappa il morto con tutti gli ascensori aperti” – dice una. “Ni scantamu pè piciriddi” – aggiunge un altro.

Altro guaio sono poi le fognature fatiscenti da cui fuoriescono ogni giorni i liquami che si riversano nella strada antistante la scala A. Un problema da cui ne consegue un fiorente via vai di topi nell’area e, non ultimo, ci sono i rischi igienico sanitari che rimangono costantemente in agguato. Uno degli inquilini ci mostra l’intervento che – come racconta – ha realizzato di sua iniziativa: un tubo posizionato nel suolo per far confluire le acque reflue degli scarichi.

I cavi elettrici scoperti

I cavi elettrici scoperti

Nella scala ci sono poi numerosi cavi elettrici completamente scoperti alla portata di chiunque.

I lavori eseguiti dal Comune rimasti incompleti

I lavori eseguiti dal Comune rimasti incompleti

All’esterno anche una estesa buca scavata terreno in cui scorre acqua: si tratta di lavori eseguiti dal Comune circa un anno fa, ma l’opera è rimasta totalmente incompleta. Un problema, quest’ultimo, che crea forti disagi per i parcheggi ai residenti, ma anche preoccupazione per via dei cavi che fuoriescono dalla buca. 

Uno scenario inaccettabile che fa da corredo a un fenomeno incontrollato di abusivismo. Tanti problemi da cui ne derivano conseguenze che si ripercuotono anche sui condomini regolari. “Purtroppo gli assegnatari – ci racconta un inquilino – spesso non si ribellano e non protestano perché temono di procurare problemi alle famiglie abusive. Ma il Comune dovrebbe fare quanto meno qualcosa per loro. Vivere così non è normale. L’incendio avvenuto lo scorso è già il terzo, “al quarto incendio qui rimaniamo tutti” , affermano.

Uno stabile in cui si alternano miseria e lussi, degrado e confort. I condomini raccontano che ci sarebbero alcune abitazioni arredate e tenute come delle regge. Mentre all’esterno lo scenario rimane invivibile. Mentre visitiamo l’area, anche un bambino che scorrazza nella via con un mini quad.

A monte un difetto di cultura, inutile negarlo. Fatto sta che il palazzo del viale Moncada 10, divenuto terra di nessuno, rischia di ricalcare la parabola discendente del palazzo di cemento. Sullo sfondo, c’è poi l’amministrazione comunale ben consapevole dei problemi e delle criticità che insistono nel difficile quartiere di Librino. Tanto da aver nominato un assessore ad hoc, con delega  finalizzata alla riqualificazione del quartiere periferico di Catania. La città satellite inizialmente nata con le più grandi intenzioni. Eppure, al momento anche il Comune appare come impotente di fronte a un tale fenomeno di abusivismo. Una piaga che richiederebbe, invece, una soluzione urgente. “Io sono assegnataria di diritto” – racconta infine un’altra signora. “Se il Comune mi desse un altro alloggio, me ne scapperei da qui, perché vivere così è impossibile”.

 


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