Immigrazione, la promessa: |"I trafficanti vanno combattuti" - Live Sicilia

Immigrazione, la promessa: |”I trafficanti vanno combattuti”

“Accoglienza, solidarietà e sicurezza si tengono insieme”. Questo il messaggio lanciato dal seminario che ha visto confrontarsi attori istituzionali, magistrati, parlamentari ed esponenti dell’associazionismo.

CATANIA – “L’Immigrazione che verrà: Dal respingimento a Mare Nostrum. Dall’Italia all’Europa”. Questo il titolo del seminario nazionale organizzato da Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia-art.3, che nell’ambito della magistratura associata compongono il gruppo “Area”. La due giorni ha permesso di compiere una riflessione a 360 gradi sul fenomeno migratorio alla luce degli ultimi eventi che hanno avuto come teatro il Canale di Sicilia e dell’avvicendamento tra l’operazione Mare Nostrum e Triton. Una necessità per chiarire un quadro complesso in cui l’intervento di contrasto alle organizzazioni criminali transnazionali che lucrano sull’immigrazione deve andare di pari passo con una risposta concreta e seria all’emergenza umanitaria che coinvolge migliaia di migranti.

“Accoglienza, solidarietà e sicurezza si tengono insieme”. Questo il messaggio lanciato dal seminario che ha visto confrontarsi attori istituzionali, magistrati, parlamentari ed esponenti dell’associazionismo. Del resto l’approccio al tema non può che essere di tipo interdisciplinare e multilaterale come dimostra l’architettura del convegno, fatta di focus su temi che spaziano dall’approdo all’accoglienza, dalla tutela dei minori non accompagnati alla cooperazione internazionale passando per le misure giuridiche italiane ed europee. Una riflessione che non poteva non avere luogo nel capoluogo etneo, centro nevralgico degli sbarchi che negli ultimi mesi hanno interessato soprattutto il versante orientale dell’isola.

“Questo convegno parte da lontano, dall’esperienza di Mare Nostrum che ha visto impegnata la Marina Militare in maniera molto più metodica rispetto al passato e ha interessato i porti di Augusta, Pozzallo e Catania”, spiega il magistrato Simona Ragazzi. Un anno, quello trascorso, che ha di conseguenza visto aumentare esponenzialmente le presenze fino a toccare quota 170000 presenze in un anno “quasi interamente assorbite da questi tre porti della Sicilia Orientale”. Cifre destinate a salire, alla luce della situazione politica di diversi Stati dell’Africa e del Medio Oriente.

“Volevamo quindi riflettere criticamente su come gestire questo flusso migratorio – continua Ragazzi- anche rispetto al soccorso, considerando che Triton si è avvicendata a Mare Nostrum e abbiamo la percezione che l’apparato e l’ambito di operatività di Triton sia minore rispetto a quello dell’operazione Mare Nostrum. Questo ci preoccupa”. “Un’altra preoccupazione deriva da un mancato impiego massiccio della Marina Militare a fronte di un incremento del tasso di aggressività criminali che gestiscono il traffico”, argomenta il magistrato sottolineando la necessità di focalizzare l’attenzione sui tempi lunghi che caratterizzano l’iter del riconoscimento dello status di rifugiato che incide non poco sui costi dell’accoglienza e sulla vita dei migranti “che attendono risposte sul loro destino”. La strada da perseguire è un sistema comune di asilo europeo “ad oggi presente solo sulla carta”.

Il procuratore Giovanni Salvi

Un altro elemento centrale, evidenziato dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, è la cooperazione internazionale nel contrasto alle organizzazioni che speculano sul fenomeno. “Sotto il profilo internazionale esistono due fattispecie differenti: la tratta di esseri umani e il traffico di migranti. Che hanno alcuni di contatto: innanzitutto la violazione dei diritti dell’uomo e poi la presenza del crimine organizzato che organizza queste reti di trasferimento dei migranti”, spiega Roberti. “I trafficanti vanno combattuti”, per farlo bisogna avvalersi di alcuni strumenti che ci sono: “La convenzione di Palermo (voluta dal giudice Falcone) e il protocollo sulla tratta degli esseri umani e quello sul traffico dei migranti”, prosegue. “Il nostro lavoro consiste nel rendere possibile la cooperazione internazionale perché non c’è una materia che ha più connessioni tra i vari paesi che il traffico delle tratte: un problema che si può affrontare soltanto nell’ottica della cooperazione internazionale”. Un approdo, una via da costruire attraverso strumenti idonei che mettano in contatto i giudici italiani con i colleghi degli altri paesi del Mediterraneo. “Stiamo lavorando in questa direzione – prosegue Roberti- è solo una goccia nel vasto mare ma è pur sempre un inizio concreto”.

Lo sa bene il Procuratore di Catania Giovanni Salvi che ha tirato le fila del convegno nelle conclusioni finali dopo una due giorni ricca di contributi e di proposte operative come quelle dei magistrati di Area. A partire da un impegno per garantire condizioni di viaggio accoglienza dignitosa e sicure e dall’incremento della cooperazione internazionale per “affrontare le nuove modalità di traffico”. Un’altra necessità individuata dai magistrati di Area è quella di incrementare le risorse destinate a Triton e di puntare sull’estensione dell’area di operatività dell’operazione e delle finalità (includendo quelle umanitarie tuttora escluse). Altre misure utile sono: l’abrogazione del reato di immigrazione clandestina, individuare le responsabilità specifiche di ciascuna forza in campo e un coordinamento nella gestione dell’accoglienza, omogeneizzare le procedure di riconoscimento dell’asilo e delle altre forme di protezione internazionale tra i Paesi europei (quale premessa di un effettivo sistema di asilo comune europeo), “rendere più attivo il coinvolgimento delle procure della Repubblica a tutela degli intessi pubblici tutelati” e “migliorare il servizio di mediazione culturale e interpretazione linguistica”.

E’ inoltre necessario velocizzare le procedure di riconoscimento della protezione internazionale, la cui lentezza penalizza le vite dei migranti e spesso incentiva “forme di arricchimento speculativo sulle strutture di accoglienza” (sistema da trasformare a partire dalla riforma Cara in favore di strutture più piccole), attraverso un maggiore coordinamento tra Ministeri dell’Interno e della Giustizia anche e in prospettiva sovranazionale mediante di un sistema unico di informazioni sui Paesi di origine. Una particolare attenzione deve riguardare i minori non accompagnati, incentivando “l’utilizzo dello strumento, già esistente, dell’affido etero-familiare”, prevedendo la presenza degli operatori professionali a bordo delle unità navali impiegate nel assistenza in mare e proseguendo “l’iter di approvazione del progetto di legge di modifica del testo unico di cui al decreto legislativo 286/1998 relativo alle misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati da tutelare dinanzi ad un unico ed autonomo organo giudiziario specializzato secondo le Linee Guida del Consiglio d’Europa”. Infine una nota molto importante sulla crisi libica e la sicurezza del nostro paese. “Se le milizie ” Stato Islamico”) o di altre organizzazioni terroristiche riusciranno a stabilire un controllo territoriale delle coste, potranno aversi tentativi di strumentalizzazione delle migrazioni, per farne al contempo una fonte di finanziamento e una forma di pressione”.

Una minaccia che però non va confusa “con il rischio che tra i migranti vi siano soggetti radicalizzatisi in contesti di conflitto, per i quali sono comunque necessarie misure atte alla prevenzione e al controllo”. Con buona pace di qualunque tentativo di strumentalizzazione politica della situazione: “Accoglienza, solidarietà e sicurezza si tengono insieme”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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