PALERMO – Una storia lunga ventisei anni. Tanto hanno dovuto attendere il titolare di un immobile crollato a Gela nel 1990 e il proprietario di due vani al piano terra dello stesso stabile per ottenere il risarcimento dei danni riconosciuto oggi dal Tar. Il cedimento della palazzina, secondo quanto stabilito dai giudici in primo grado, è stato causato “da notevoli perdite d’acqua della sottostante condotta idrica”. Un episodio che ha portato alla condanna dell’Ente acquedotti siciliani al pagamento dei danni. Somme che, dopo una serie di impugnative, nel 2007 il tribunale di Palermo ha quantificato in 52 ila e 500 euro per il titolare della palazzina, e in 64mila e 600 euro per il proprietario dei due vani. L’Eas, oggi in liquidazione, non avrebbe però mai provveduto a versare ai due proprietari il risarcimento.
Da qui il ricorso al Tar di Palermo. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso dei due proprietari. Il credito vantato nei confronti dell’Eas, si legge nella sentenza, “è documentato in pronunce passate in giudicato e non constano in atti elementi impeditivi o estintivi”. La prima sezione del tribunale amministrativo ha condannato l’Eas al pagamento delle relative somme, e nominato il Segretario generale della presidenza della Regione Siciliana come commissario ad acta per provvedere in caso di ulteriore inerzia da parte dell’ente.