Immobilizzato da sei anni| L'Inps vuole la sua pensione - Live Sicilia

Immobilizzato da sei anni| L’Inps vuole la sua pensione

E' immobilizzato in un letto dal 2003 e per anni ha vissuto in stato vegetativo permanente, ma per l'Inps di Catania potrebbe trattarsi di un falso invalido. Salvatore Crisafulli, 43 anni, risvegliatosi dal coma dopo due anni e noto come l'anti-Welby siciliano, rischierà di perdere la pensione di invalidità
Salvatore Crisafulli, l'anti-Welby siciliano
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E’ immobilizzato in un letto dal 2003 e per anni ha vissuto in stato vegetativo permanente, ma per l’Inps di Catania potrebbe trattarsi di un falso invalido. Salvatore Crisafulli, 43 anni, risvegliatosi dal coma dopo due anni e noto come l’anti-Welby siciliano, rischierà di perdere la pensione di invalidità.

Salvatore Crisafulli col fratello (foto da Repubblica.it)

Salvatore Crisafulli col fratello (foto da Repubblica.it)

Il 15 maggio è stato convocato dalla commissione medica e se non dovesse presentarsi di persona gli verrà tagliato ogni contributo. Il 3 aprile, Crisafulli si è vista recapitare una lettera dell’Istituto di previdenza etneo, dove gli si comunica che a seguito di “un piano di verifica straordinario nei confronti di titolari di prestazioni di invalidità civile”, per accertare la permanenza dello stato invalidante, dovrà “presentarsi puntualmente all’appuntamento, in quanto se risulterà assente, (…) si dovrà procedere alla sospensione della prestazione”. La raccomandata specifica inoltre che se Salvatore non si farà vivo, in alcun modo, entro 90 giorni, rischierà di perdere tutti i suoi diritti.

Amareggiati e indignati i familiari, che denunciano il malfunzionamento della sanità e della previdenza siciliana e si aspettano le scuse ufficiali dall’Inps. “Come fanno a non sapere in che condizioni vive mio fratello, denuncia Pietro Crisafulli, e come si arrivi a sospettare che approfitti della pensione è proprio un mistero”. Il tutto poi, per 250 euro, perché questa è la cifra che Salvatore percepisce dall’istituto di previdenza in quanto invalido, a cui si aggiungono 400 euro per l’accompagnamento.

Salvatore a seguito di un incidente in vespa, mentre si recava al lavoro, riporta lesioni gravissime. Il verdetto dei medici non lascia speranza: coma di quarto grado e stato vegetativo permanente. Per i vari luminari della medicina l’uomo morirà per insufficienza respiratoria. Invece dopo due anni di calvario in varie cliniche, con trattamenti talvolta contrari a qualsiasi norma deontologica e umanitaria, Salvatore si risveglia e nell’ottobre del 2005 pronuncia la parola “mamma”. Oggi viene considerato in uno stato di locked-in – prigioniero del suo corpo, perché è solo attraverso un software che Salvatore riesce a comunicare con il mondo esterno ricordi, emozioni, desideri. Durante il dibattito sul caso Eluana Englaro molti politici lo hanno citato come esempio e modello di resistenza e di attaccamento alla vita.

La sua esistenza comunque continua ad essere una lotta tra la vita e la morte, ma l’Inps ora pretende il miracolo: che Salvatore si alzi dal suo lettuccio e cammini, per dimostrare a tutti di essere un invalido.


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