Chiude i battenti dopo 40 anni |"Maas fallimentare, vado in Spagna" - Live Sicilia

Chiude i battenti dopo 40 anni |”Maas fallimentare, vado in Spagna”

Matteo Arena lascia Catania. "Sono disgustato - afferma a LivesiciliaCatania. Tre anni a contrada Jungetto mi hanno fatto fallire". E accusa la gestione. Immediata la replica del presidente Zappia : "La crisi degli operatori è innegabile - dice - ma riguarda tutti i mercati".

La storia di un imprenditore
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CATANIA – Ha deciso di chiudere i battenti. Una scelta sofferta, dolorosa ma necessaria. Ma prima di andare via, vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa, non solo e non tanto per sfogarsi, ma per raccontare quello che accade all’interno di quella che in tanti hanno definito una cattedrale nel deserto: il Maas, Mercati agroalimentari di Sicilia, in contrada Jungetto a Catania. “Voglio denunciare il malessere che c’è là dentro, e non solo per me, ma per tutti i commercianti che operano al Maas – afferma Matteo Arena, uno dei grossisti che operano all’interno dei mercati e consigliere del Somaac, il sindacato degli operatori. Quasi tutte le aziende, infatti – continua – sono in forte sofferenza e avviate verso il fallimento”.

Una segnalazione che è anche un grido di dolore per chi, oggi, ha gettato la spugna. “Due settimane fa ho dato il preavviso con raccomandato di disdetta delle mie locazioni – spiega – perchè, con alle spalle quarant’anni di onorato mestiere, tre anni di affitto al Maas hanno fatto fallire le mie due aziende”. E, a chi risponde che si tratta delle conseguenze della crisi, Arena, conti alla mano, risponde per le rime. “I costi della struttura, lievitati nel tempo a causa della gestione – prosegue – ricadono ogni giorno sulle aziende, piccole medie o grandi che siano”.

Parla di disparità di trattamento, di assenza di controlli e di mancanza delle figure preposte ad accogliere le lamentele, Arena. “Non abbiamo un’interfaccia con la dirigenza – afferma –  e siamo l’unico mercato in tutta Europa dove non esiste la figura del direttore di mercato, il tramite tra operatori e amministrazione. Mi chiedo come sia stato possibile aprire questa struttura senza questa fondamentale figura. Noi con chi dovremmo lamentarci? Con un presidente che ci ascolta anche se non ha questo ruolo. Chi è imprenditore e rispetta la legge queste condizioni può sopportarle per qualche mese – prosegue – ma poi non ce la fa più”.

Senza considerare quello che, stando sempre alla denuncia di Arena, sarebbe la disparità di trattamento economico per quanto riguarda il prezzo dell’affitto dei box. “Il Maas ha fatto firmare a me, come ad altri 70 operatori, un contratto ma tutto quello che era previsto ancora non c’è: il direttore di mercato, la regolamentazione interna, non ci sono controlli sulla merce e sugli imprenditori. Inoltre, io e tutti i miei colleghi paghiamo 75 euro al metro quadro annuo e, a dieci metri da me, c’è chi paga meno. Vorrei capire perché questa disparità – aggiunge – in 39 mesi di attività – sottolinea – ha lasciato al Maas 195 mila euro di affitto”.

Secondo Arena, consigliere del Somaac, dovrebbe essere l’amministrazione a risolvere questi inghippi. Ma nulla si muoverebbe, tanto che molte aziende sarebbero sull’orlo del fallimento. “Io, a dicembre chiudo – ribadisce. Dopo 40 anni di attività me ne vado perché mi sono disgustato a lavorare e a lasciare i soldi in una struttura che non è mia”.

Con tutte le conseguenze del caso. “Ho dovuto licenziare le unità lavorative – sottoliena: a dicembre ci saranno 5 famiglie in mezzo alla strada. Ma sono costretto, oggi, a gettare la spugna e tentare la fortuna in un altro Paese, dove sicuramente non avrò i problemi che ho avuto qui in Sicilia, dove la prima cosa a cui dobbiamo pensare ogni giorno non è pagare i fornitori, ma il Maas”.

E’ convinto che farà da apripista e che l’abbandono del Maas da parte degli operatori sarà solo questione di tempo. “Finché questo posto sarà gestito dalla politica – prosegue – non cambierà mai nulla. In presenza di altre condizioni, affitti calmierati e controlli, non sarebbe necessario chiudere i battenti. Invece – incalza – la morosità è altissima (circa un milione di euro) ci sono aziende che vanno avanti con soldi prestati e altre che stanno per chiudere”.

A questo quadro, Arena aggiunge i costi di accesso, anche per gli operatori – molto più alti rispetto a quando il mercato ortofrutticolo era a San Giuseppe La Rena. Una situazione limite, per la quale l’imprenditore, nonostante abbia deciso di andare via, chiede l’intervento del sindaco Bianco. “Ci hanno dato un bel vestito – continua – ma non si sono preoccupati delle proiezioni future. Come dico sempre al presidente Zappia, questa struttura è stata progettata insieme a tante cose, come l’interporto ad esempio, e altre infrastrutture. Che non ci sono. Al sindaco non posso dare né meriti né demeriti. Ma voglio chiedergli di prendere in mano la situazione. Il Maas non può essere di competenza della Regione. E’ in territorio etneo e dovrebbe essere gestito dalla città di Catania. Perché – conclude – di qui a poco si troverà gli operatori sotto Palazzo degli Elefanti”.

Ed è proprio Emanuele Zappia, predisente del Cda del Maas a rispondere ad Arena. “Non ci può essere una disparità di prezzo perché è stato fissato uno per tutti quanti – spiega, non negando le grandi difficoltà degli operatori del Maas. “In questo periodo – continua – si è arrivato al 40 per cento di consumi in meno ed è chiaro che gli imprenditori ne risentono. Sono in crisi come in tutti i mercati”. E interviene anche per quanto riguarda i controlli: “Ho fatto richiesta alla Regione – prosegue – perché facesse venire i Forestali a controllare il mercato. Siamo in spending review – continua – e bisognerebbe garantire i controlli della struttura più grande della Sicilia con il personale regionale”.

Zappia non nega che la struttura abbia delle problematiche sulle quali dovrebbe intervenire la Regione, non solo concentrando tutte le strutture al Maas, ma anche realizzando le infrastrutture senza le quali il mercato agroalimentare è destinato a rimanere attivo a metà. “Problematiche ci sono – conclude – oltre alla crisi di mercato, ma per superarle occorre fare sistema tra tutti i soggetti coinvolti. Ci stiamo lavorando”.

 

 

 

 


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