ROMA – Aumento della scolarizzazione, difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, precarietà: sono queste le cause principali del calo dei matrimoni in Italia. La crisi economica ha contribuito a diffondere un senso di incertezza e di insicurezza nei giovani, con conseguenti ripercussioni sulle unioni ufficiali. Uscire dal guscio protettivo della famiglia di origine e crearsene una propria è una prospettiva che attrae sempre meno i giovani. Le nozze, infatti, sono sempre più tardive. In media con il compimento del trentesimo anno d’età. Più precisamente trentaquattro anni per gli uomini e trentuno per le donne. I dati Istat parlano chiaro. In Italia nel 2011 sono stati celebrati 204.830 matrimoni, 12.870 in meno rispetto al 2010 e la tendenza alla diminuzione si è accentuata negli ultimi quattro anni. Il calo più marcato, stando ai risultati dell’indagine, è stato rilevato in Sardegna, Campania, Marche e Abruzzo. La minore propensione al matrimonio è da mettere in relazione, tra l’altro, con la progressiva diffusione delle unioni di fatto che, secondo l’Istat, da circa mezzo milione nel 2007 sono arrivate a quota 972.000 nel 2010-2011. Tuttavia manca ancora una vera e propria legge che riconosca le unioni tra etero e omosessuali.
In Italia la crisi economica ha portato a una diminuzione dei matrimoni. E’ quanto rivelano gli ultimi dati dell’Istat, riferiti al 2011, che vedono una flessione dei vincoli ufficiali di coppia.
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