Il 30 aprile di ventotto anni fa perdeva la vita Pio La Torre in un tragico agguato di stampo mafioso. Il politico siciliano, impegnato in prima linea nella lotta a “Cosa nostra”, è sorpreso insieme a Rosario Di Salvo su una Fiat 132, che alcuni sicari mafiosi accerchiano e colpiscono a colpi di mitraglietta. La Torre muore subito sul colpo. I mandanti dell’omicidio sono Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci.
Ripercorrere la vita di Pio La Torre è risalire a quei germi di legalità che animano ora la Sicilia che desidera la legalità e lotta la mafia con convinzione. Nato a Palermo nel 1927 in una famiglia povera, è stato sempre animato da ideali di giustizia sociale che lo portano ad iscriversi nel partito comunista nel 1945. Negli anni a seguire è uno dei promotori della riforma agraria, promovendo lo slogan “la terra a tutti”. Convinto sostenitore del bisogno di garantire ai contadini terre e raccolti, insieme agli altri membri del PCI La Torre organizza il 13 novembre 1949 l’occupazione delle terre censite come incolte e mai coltivate. Alla manifestazione partecipano con successo circa seimila persone, mapoi la situazione precipita. Inizia la repressione della Polizia e a Bisacquino il 10 marzo 1950 e Pio La Torre viene arrestato con l’accusa di aver colpito con un bastone il tenente Caserta. Resta in carcere per circa un anno e mezzo, trascorre le giornate di reclusione leggendo le opere di Lenin e Gramsci. Nuovamente libero, La Torre ritorna all’attività politica. Nel 1952 è eletto al Consiglio Comunale di Palermo, dove resterà in carica fino al 1966. In questi anni diventa segretario regionale della Cgil (1959) e del Pci (dal 1962 al 1967). Trasferitosi a Roma nel 1969 dopo la chiamata del Partito Comunista che gli affida incarichi importanti alla Sezione Agraria e alla Sezione Meridionale, nel 1972 arriva ad essere eletto al Parlamento Italiano. Fa parte di diverse Commissioni Parlamentari, ma si distingue per l’impegno in quella Antimafia. La Torre, collaborando col giudice Cesare Terranova, è firmatario e sostenitore convinto della lotta contro la criminalità mafiosa. La Torre non ha paura nel denunciare alcuni rapporti tra mafia e politica, e la sua critica si scaglia in particolare verso politici legati al partito della Democrazia Cristiana come Vito Ciancimino. E’ sostenitore di alcune proposte di legge con l’obiettivo di punire con pene più aspre la mafia. Nel 1981 ritorna in Sicilia in un clima teso politicamente per i tanti delitti di stampo mafioso. Ricopre l’incarico di segretario regionale del Pci e si batte sempre in prima linea contro “Cosa nostra”, ma un agguato mafioso nel 30 aprile 1982 lo coglie impreparato. In sua memoria è nato nel 1986 un Centro Studi a lui dedicato.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha voluto ricordare la figura di Pio La Torre in un messaggio inviato dal Quirinale in occasione del ventottesimo anniversario della morte del politico. “Ricordare, specie alle nuove generazioni, lo straordinario apporto di La Torre all’azione contro la mafia e nello stesso tempo il sacrificio di quel 30 aprile 1982, assieme al sacrificio di quanti hanno perso la vita nella lotta alla criminalità serve, oggi più che mai, a mantenere viva e feconda la memoria delle vittime della violenza mafiosa e a favorire la nascita di un comune sentire per l’affermazione della legalità. Pio La Torre fu straordinario esempio di appassionato impegno istituzionale e civile, rivolto tra l’altro ad aggredire la potenza economica e finanziaria della criminalità organizzata. Grazie alla sua determinazione, La Torre raccolse attorno a sé un vasto consenso popolare, ma fu oggetto di gravi intimidazioni. La mafia percepì che le innovazioni da lui apportate nella legislazione potevano fornire un contributo fondamentale per la sconfitta della violenza criminale e della sua attitudine a determinare nella collettività sudditanza psicologica e omertà . Per questo motivo fu ucciso. A distanza di molti anni, i responsabili del duplice barbaro assassinio sono stati condannati in via definitiva, mentre il Parlamento ha introdotto con unanime consenso misure di contrasto, che sviluppano incisivamente le intuizioni e gli interventi normativi di allora”.