Incendi, aggressioni e croci di legno |Chiesti quattro rinvii a giudizio - Live Sicilia

Incendi, aggressioni e croci di legno |Chiesti quattro rinvii a giudizio

Inquietanti le intercettazioni: "Te lo dico con le buone, non è contro che voglio essere, litigato con te no, un amico sono...". Obiettivo Legalità si costituisce parte civile.

CALTAGIRONE (CT)- Croci di legno, alberi tagliati, recinzioni rubate, terreni invasi dal bestiame, minacce telefoniche, pestaggi e incursioni a qualunque ora del giorno e della notte. La Procura di Caltagirone ha chiesto quattro rinvii a giudizio con l’accusa di estorsione aggravata ai danni dei titolari dell’azienda agricola Judeka Srl.

L’inchiesta, che vede quattro imputati, Gaetano Faranda, Alexandro Faranda, Daniele Faranda e Giacomo Palazzo, è stata condotta dal sostituto procuratore Andrea Andreatta, che ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti.

“In concorso tra loro -si legge nella richista di rinvio a giudizio- con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, al fine di trarne profitto, si impossessavano dei materiali utilizzati sottraendoli alla società Judeka Srl per la realizzazione di opere di recinzione”.

Per “eseguire l’estorsione”, secondo la magistratura, Faranda il 12 settembre del 2013 si è “impossessato dei pali e dei materiali utilizzati per la realizzazione dell’opera di recinzione”. Il giorno dopo avrebbe “sottratto la rete metallica”.

Devid e Gaetano Faranda insieme a Giacomo Palazzo sono accusati di aver rubato “un ingente quantitativo d’uva”, un furto “aggravato dall’essere stato commesso per eseguire il reato di tentata estorsione aggravata”.

Tutti i complici hanno sono accusati in concorso di aver posto in essere “una serie di condotte di carattere violento e minatorio”. L’elenco è lungo. Si inizia con le minacce rivolte ai soci della Judeka telefonicamente dal giugno 2013, poi seguono le incursioni intercettate nella sede dell’azienda agricola. In questo caso uno dei titolari viene avvertito: “Prima di comperare prendevi e domandavi…tu devi bussare tu a me…ognuno ha la sua zona, lì ci sono io”.

Al titolare dell’azienda viene detto: “Ti puoi fare le regole della banca, le regole degli animali tu non te li puoi fare mai…che le regole degli animali non li puoi fare…te li faccio io le regole degli animali…hai capito? Io te lo dico con le buone, non è contro che voglio essere, litigato con te no, un amico sono”. Lo scopo era quello di costringere i soci della Judeka a cedere il controllo dei terreni, ma soprattutto a corrispondere agli estortori somme di denaro per evitare l’invasione del bestiame sui terreni di proprietà dell’azienda.

La pressione era costante, gli estortori più volte, per ottenere denaro, hanno invaso il terreno della Judeka con mandrie di pecore danneggiandolo. Poi il 31 agosto è stato appiccato il fuoco e l’amministratore della Judeka è stato “bastonato”.

Pochi giorni dopo i pali della recinzione sono stati posizionati a forma di croce e un operaio dell’azienda agricola è stato pestato a sangue.

Ad ottobre gli estortori continuano a fare sentire la loro “voce” con motosega e accetta: vengono abbattuti numerosi alberi di ulivo. Gli estortori sono stati intercettati mentre Gaetano Faranda spiegava come eseguire il taglio e recare il maggior danno possibile.

La Judeka é assistita dall’avvocato Ruggero Razza che, preannunciando da subito l’intenzione di costituirsi parte civile in occasione dell’udienza preliminare, ha evidenziato come ”l’indagine, alla quale hanno contribuito attivamente le persone offese, é stata condotta con grande impegno dai carabinieri e dalla Procura di Caltagirone, ed é un segnale per il territorio, in quanto rappresenta l’ennesima dimostrazione della importanza di denunciare i tentativi estorsivi”.

La società é stata assistita da Obiettivo Legalità, associazione antiracket, che si costituirà anche’essa parte civile nel procedimento. Stessa intenzione ha annunciato il Comune di Caltagirone.

 

 


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