Il vescovo di Palermo Corrado Lorefice e il vescovo di Monreale Gualtiero Isacchi si schierano contro gli autori degli incendi.
Il primo ha farlo è stato il titolare della sede di Monreale. “Di fronte ai devastanti roghi di ieri e dei giorni passati, sento il dovere di esprimere il dolore e la condanna per ciò che con dolo ha deturpato irrimediabilmente la nostra bella terra siciliana”, afferma Gualtiero Isacchi che prosegue: “Si tratta di fuoco attizzato in modo criminale da chi senza scrupoli e coscienza, non solo non ha a cuore il bene comune, ma se ne infischia anche degli uomini e delle donne che ieri hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni perché circondate dal fuoco. In zona Giacalone ho visto, con i miei occhi, uomini e donne, con i volti bagnati dalle lacrime guardare terrorizzati le fiamme che stavano raggiungendo le loro abitazioni, farsi il segno della croce. Invito tutti i credenti a farsi vicini a queste famiglie; a denunciare decisamente i criminali che si rendono responsabili di tale distruzione; a darsi da fare per la tutela del creato”.
L’arcivescovo di Palermo Lorefice, invece, ha condiviso una lettera aperta a chi vive a Pantelleria e in tutte le altre zone colpite dal fuoco appiccato nelle ultime ore. “Non possiamo continuare ad abitare così la casa comune”, apre la lettera aperta Corrado Lorefice. “Occorre – dice il vescovo – contribuire ad un pensiero altro, ad un’altra logica che spinga dal di dentro delle viscere dei cuori a relazioni altre con sé stessi, con gli altri, con l’ambiente. A cuori umani, di carne, che celebrano la vita che scorre dentro e attorno a noi. Che cantino Laudato sì perché ci hai dato una ‘Casa comune’ da custodire con intelligenza e cura, dove abitare da Fratelli tutti. Su questo dobbiamo sprecare energie, intelligenza, confronto e non su logiche di gretto potere, devastanti, incendiarie, distruttive, mortifere. A cominciare da noi che crediamo nel Dio creatore e nell’Emmanuele venuto a piantare la tenda nella casa comune, tra le nostre case, su una terra che si affaccia sul Mediterraneo, su questo Mare nostrum sempre più martoriato e lontano dalla sua vocazione originaria: essere spazio di vita, di incontri, di creativa contaminazione, di pace, di cultura, di amore!”
Infine il vescovo di Palermo conclude: “Ti abbraccio e in te abbraccio ogni pantesco mio fratello e mia sorella. Il tuo pianto il mio. La tua speranza la mia. Con te abbraccio le mie amiche e le mie sorelle, i miei fratelli e i miei amici di Palermo e dei territori isolani colpiti in questi giorni dagli incendi appiccati da mani mosse da cuori incapaci di stupore, privi di memoria, di sguardo umano. Gli uomini che nascondono e non mettono in gioco il loro volto si disumanizzano. Si sfigurano. Solamente nel volto dell’Altro prende forma il nostro volto, si è umani. Si costruisce”.