Incendi, Musumeci: "Ho subito parole ingenerose, il nodo era burocratico" - Live Sicilia

Incendi, Musumeci: “Ho subito parole ingenerose, il nodo era burocratico”

Parla il ministro per la Protezione civile, che risponde anche sulle elezioni Europee
L'INTERVISTA
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7 min di lettura

PALERMO – La riunione con i dipartimenti nazionale e regionale di Protezione civile è appena conclusa e Nello Musumeci, ministro chiamato in causa in questi giorni per la mancata concessione dello stato di emergenza nazionale per gli incendi della scorsa estate, si sfoga. “In questa vicenda ci sono stati due elementi essenziali: ignoranza e malafede – dice -. Ignoranza perché nessuno, prima di aprire bocca, si è preoccupato di dare uno sguardo al Codice di protezione civile; malafede perché qualcuno ne ha approfittato per avvelenare i pozzi”. La Regione Siciliana ora avrà tempo fino al 19 gennaio per ricevere la documentazione dai Comuni e presentarla a Roma. Musumeci, però, tiene a precisare che Palermo “ha sottovalutato il problema”.

Ministro, parole di amarezza rispetto a certi toni?
“Trovo indecoroso speculare su una vicenda così tragica, che ha ferito la nostra Isola. Una procedura che, invece, avrebbe richiesto grande senso di responsabilità e un approccio improntato allo spirito di leale collaborazione”.

Si spieghi meglio.
“Ho letto da più parti dichiarazioni disarmanti. Si è tentato di coinvolgere l’organo politico in una competenza che, invece, è esclusivamente tecnica e burocratica, come stabilisce la norma. Ed il mio dipartimento, fra i migliori in Europa, ha agito come sempre nel rispetto della legge”.

C’è stata anche una dura presa di posizione del governatore Schifani.
“Alcune sue dichiarazioni mi sono sembrate davvero ingenerose, tenuto conto che il giorno prima gli avevo assicurato al telefono che avrei avocato a me il dossier per un confronto tra i due dipartimenti. Il capo della Protezione civile nazionale mi dice che per ben cinque mesi si è trascinato il confronto con la Regione, ma senza ricevere risposta alle richieste di Roma. Se la Regione ha scritto ieri sollecitando i Comuni a fornire la documentazione necessaria, vuol dire che quelle carte non c’erano e quindi non capisco le accuse. Un esempio? La Regione ci dice che al momento ci sono 245 ‘evacuati stabilmente’ per gli incendi di luglio. Ma quando da Roma chiedono copia delle ordinanze di sgombero emesse dai sindaci si risponde che ne esistono soltanto tre,  per la evacuazione di circa sei famiglie. Come potrebbe il dipartimento nazionale procedere alla quantificazione economica dei danni senza alcuna pezza d’appoggio?”.

Il problema ora sembra superabile.
“Ho chiesto al dipartimento nazionale di Protezione civile di riesaminare la pratica dopo la trasmissione di altri documenti  necessari all’istruttoria. Documenti che dovranno arrivare dai Comuni e dagli enti pubblici coinvolti. Il dipartimento regionale ha assunto l’impegno di trasmetterli entro il 19 gennaio al dipartimento nazionale assieme a una allegata richiesta di riesame. L’iter, voglio chiarire, è solo a un primo step e riguarda in questo momento soltanto gli enti pubblici”.

Intende dire che in ballo non erano gli indennizzi ai privati?
“Cosa c’entra la dichiarazione di stato di emergenza nazionale con la concessione di eventuali contributi a chi ha subito danni?  Sarebbe bastato leggere la norma. La dichiarazione si determina nella calamità in cui l’intervento delle strutture locali si rivela insufficiente al punto di rendere necessario l’intervento di forze di altre istituzioni. Le somme che il governo assegna nello stato di emergenza sono destinate esclusivamente a rimborsare gli enti pubblici durante l’emergenza: somme urgenze, ripristino della viabilità, rimozione di macerie. Gli eventuali ristori ai privati, per via di una legge sbagliata che sto provando a fare cambiare, saranno oggetto di un altro provvedimento del governo  in un secondo tempo e solo quando la Regione avrà trasmesso l’’elenco dettagliato. Le due cose non sono collegate”.

Ristori eventuali e irrisori? Possiamo quantificare?
“A tutte le Regioni sono state nel passato corrisposte cinquemila euro per famiglia e ventimila per le aziende. È una legge assurda, che va modificata, ma sono queste le somme utilizzate anche per altre calamità, al di là dell’entità dei danni. È anche vero che servirebbe una apposita legge per contribuire a favore di chi ha perso una casa a causa di una calamità, ma intanto stiamo lavorando per reperire le risorse necessarie a ristorare, seppure in parte, chi ha avuto delle perdite. Ma tutto questo, dice la legge, arriverà in un secondo tempo. Prima bisogna concludere la istruttoria, poi per  la Regione dovrà comunicarci l’elenco degli edifici distrutti o inagibili perché danneggiati. In base all’importo, Roma deciderà che percentuale dare”.

Sugli incendi e sulle calamità servirebbe prevenzione.
“Certo, ma purtroppo l’Italia non è una nazione fatta per la prevenzione. In questo primo anno di governo abbiamo fatto tanto e ora stiamo lavorando a una norma che faccia della prevenzione strutturale il primo degli obiettivi della Protezione civile, che finora è stata dedita (in maniera egregia) essenzialmente alla gestione della emergenza. Prima dell’emergenza bisogna pensare alla prevenzione”.

La Sicilia riuscirà a seguire questo percorso?
“Ricordo che con il mio governo abbiamo ampliato la flotta aerea per il contrasto agli incendi estivi, anche con apposite convenzioni. Abbiamo indetto due gare per acquistare oltre 200 mezzi antincendio per il volontariato e potenziato il Corpo delle guardie forestali, che i precedenti governi regionali avevano condannato alla estinzione. Ricordo anche di avere operato una iniezione ricostituente al corpo forestale con l’indizione di un concorso per una cinquantina di unità, credo in fase di espletamento”.

Lei tira in ballo Palazzo Chigi, qualcuno parla di governo non così amico della Sicilia.
“I siciliani sanno cosa ha fatto il governo Meloni in questi mesi per la Sicilia. E come Protezione Civile solo nel 2023 abbiamo messo a disposizione dell’Isola 94 milioni di euro per varie calamità. È l’ennesima dimostrazione di quanta attenzione ci sia da parte del governo nazionale e del sottoscritto verso la Sicilia, come del resto per tutte le altre regioni italiane. Grazie a questo governo, è stato chiuso l’accordo finanziario Stato-Regione ed è stato possibile rimuovere la vergogna internazionale delle 1.400 bare accatastate al cimitero dei Rotoli di Palermo. Nei passati cinque anni, invece, ero costretto a lottare contro un governo Pd-M5s che, per fare un esempio, pretendeva di fare rientrare in tre anni un disavanzo di sette miliardi di euro accumulato nei cinque lustri precedenti”.

In passato c’è stato un altro elemento di attrito tra lei e Schifani: la spesa dei fondi europei, che sarebbe rimasta indietro durante il suo governo.
“Nessun attrito, mi creda. Non ho questa vocazione. Non mi occupo delle vicende del governo siciliano per ragioni di tempo e per mancata competenza istituzionale diretta. Posso però dire che in cinque anni abbiamo rispettato tutti i parametri imposti da Bruxelles sull’utilizzo dei fondi. Certo, non si finisce mai di spendere: avremmo potuto fare di più se avessimo avuto una burocrazia degna di questo nome, per quantità e qualità. Sono orgoglioso di quel governo, che ha operato in una condizione assolutamente proibitiva, in due anni di tragica pandemia e senza una solida maggioranza in aula,  dove chi doveva garantire il rispetto delle regole lavorava alle mie spalle per organizzare gli agguati. Il mio e l’attuale governo, ambedue di centrodestra, hanno tutto l’interesse ad assicurare la continuità amministrativa ma  erano diversi i metodi e le prospettive. Spero che gli obiettivi fissati con i sindaci e consacrati in centinaia di delibere vadano a buon fine”.

Tutto ok tra FdI e Schifani quindi?
“FdI ha il gruppo parlamentare più numeroso e una rappresentanza qualificata. Sono alleati leali nella coalizione che vogliono lavorare su un terreno di pari dignità e rispetto alle altre forze del centrodestra”

Ultimo nodo, le Europee e le voci su una sua candidatura.
“Non è all’ordine del giorno. Sono stato eletto tre volte a Bruxelles, con numeri di tutto rispetto, credo, e non voglio essere l’uomo per tutte le stagioni. È giusto adesso dare spazio ai giovani. Darò il mio contributo in campagna elettorale ma la mia candidatura è soltanto una indiscrezione giornalistica”.

Spazio ai giovani significa avanti con Ruggero Razza?
“Mi auguro che la lista di Fratelli d’Italia sia la più competitiva possibile, con candidati riconosciuti e riconoscibili. L’avvocato Razza è una delle più belle intelligenze della destra siciliana,  ma ogni candidatura appartiene al diretto interessato e al nostro partito”.


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