PALERMO – “Certo che ho capito come sono andati i fatti sicuramente c’è una turbativa d’asta da parte di queste persone, ma non da parte mia”. A parlare così, il 20 giugno scorso, all’indomani dell’arresto, è Luciano Muratore, amministratore della General Service e socio nelle imprese Strutturalia e Tecnoline.
Nel corso delle indagini sui Grandi eventi organizzati dalla Regione siciliana sono saltati fuori i contatti fra Muratore e Faustino Giacchetto, leader indiscusso di un centro media capace di convogliare, secondo l’accusa a suo piacimento, le risorse della pubblica amministrazione. Ed è proprio a Giacchetto che Muratore si riferisce quando parla della turbativa d’asta. Scarica le responsabilità e ribadisce: “Io sono all’oscuro di questa vicenda”.
Muratore difende la sua immagine di imprenditore pulito, che si è fatto strada con il sudore: “Ho iniziato a 13 anni, ero bambino, mio padre organizzava gare ciclistiche. Interrompo gli studi per problemi economici e in quel periodo Orlando mi chiamò come consulente per il settore delle manifestazioni sportive, cioè mi sono occupato per quattro anni mentre Orlando era sindaco di coordinare e organizzare le manifestazioni sportive… quando Orlando si è dimesso da sindaco e avevo 28 anni, ho capito che quello poteva essere il mio lavoro e costituì la società che si chiama General Service”.
Sono quattro le manifestazioni organizzate dall’assessorato regionale al Turismo su sui si sarebbe verificato il controllo illecito da parte di Giacchetto e dei suoi presunti complici. Tra queste c’è quella per il Taormina fashion Award, aggiudicata nel 2011 alla Media Center & Management, formalmente intestata ad Angelo Vitale, ma di fatto controllata da Faustino Giacchetto. Che avrebbe coinvolto alcuni imprenditori amici per presentare delle offerte di comodo e pilotare l’aggiudicazione. “Lui mi chiama il 10 dicembre e mi dice che c’era da organizzare questo evento a Taormina – verbalizza Muratore -, è una sfilata di moda che si deve fare. Va bene Fausto, faccio subito una scheda, un preventivo”.
Insomma, niente di illecito. Anche perché Giacchetto “per me è un cliente, lui e tante altre agenzie. Spesso mi chiamano, mi chiama Giacchetto sinceramente pensavo che aveva un ruolo attivo. E di questo ne sono certo, all’interno di società come progetti Media, Max Media, Media Center…”. Dichiarazioni che darebbero forza all’accusa, secondo cui Giacchetto sarebbe il dominus occulto di una sfilza di società su cui si sarebbe retto il sistema illecito. Ufficialmente Giacchetto risulterebbe un consulente della Media Center. Versione che non convince per primo Muratore: “… mi creda io entravo là e dico per me erano tutti suoi dipendenti in quell’ufficio, passava Sergio così come Angelo (si tratta di Sergio Colli e Angelo Vitale, che hanno ammesso agli investigatori di essere asserviti ai desiderata di Giacchetto ndr) così come i suoi dipendenti, perché per me erano tutti suoi dipendenti”.
Altra gara “pilotata” da Giacchetto grazie anche all’apporto di Muratore sarebbe quella per i campionati di scherma, organizzati a Catania, sempre nel 2011. Furono assegnati all’unico soggetto ammesso al procedimento, vale a dire il Rti composto dalle società Globe events & management spa (ora Jumbo grandi eventi spa) e Sec srl, per un importo di 4.868.156,16 euro, con un ribasso del 1,03%. “Io tutte per vincere le presento le offerte – si difende Muratore – partecipo alla gara di scherma e cerco di vincerla… queste persone (si riferisce ad alcuni architetti a cui si era rivolti per la progettazione ndr) ci mandano da Milano i file da stampare alle quattro del mattino… ed io l’indomani mattina alle nove e trenta si doveva presentare la gara… Gaetano (suo collaboratore ndr) parte da Messina e se ne va a Taormina ed arriva con 35 minuti di ritardo. Lei pensa che non la volevo vincere questa gara da 4 milioni e 800 mila euro”.
Muratore spiega poi al giudice Luigi Petrucci, e ai pubblici ministeri Piero Padova e Maurizio Agnello, che coordinano le indagini assieme a Sergio Demontis e Alessandro Picchi, di avere subito un danno da quando si è sparsa la voce che è finito sotto inchiesta. E racconta un episodio: “L’indagine mi ha un po’ penalizzato, tanto è vero che ho dovuto scrivere delle lettere al sindaco perché facevano il Festino, no era il capodanno, io sono la più grossa azienda della Sicilia, fanno la trattativa privata in cui invitano sette aziende palermitane che hanno un decimo della mia capacità imprenditoriale e a me non mi invitano, non ha senso, al che gli scrivo, dico scusate signori ricordatevi che vero è che sono indagato, ma non sono stato condannato. Poi si sono convinti, ma ho dovuto battere tra virgolette i pugni sul tavolo e poi mi hanno invitato alla trattativa che poi ho vinto”.
In un parte dell’interrogatorio c’è anche spazio per l’amarezza di Muratore, socio anche delle imprese Tecnoline e Strutturalia. A quest’ultima Muratore correla una stagione buia: “… questa è la grande fregatura della nostra ditta, nel 2007 viene fuori che a Termini Imerese doveva nascere una struttura per le riprese televisive, una piccola Cinecittà che doveva creare la soap opera, la famosa Agrodolce… nel 2008 abbiamo preso un contributo anche dalla Regione siciliana per costruire questo capannone a Termini Imerese… abbiamo speso un milione d 200 mila euro… lo stabilimento c’è andato in sofferenza da un po’ di mesi siamo in sofferenza”. La produzione targata Rai, infatti, dopo alcune stagioni è naufragata.
Luciano Muratore, quando è stato interrogato, era ancora in carcere. Nei giorni scorsi, su istanza dell’avvocato Marcello Carmina, gli sono stati concessi gli arresti domiciliari.