Non ha avuto esitazioni e dal banco dei testi ha indicato in aula il suo estorsore. Un riconoscimento drammatico quello di cui è stato protagonista Giovanni Pizzo, titolare della gastronomia di Palermo “Pizzo e Pizzo”, per anni taglieggiata dal racket della cosca di San Lorenzo. Rispondendo alle domande del pm Francesco Del Bene, la vittima ha raccontato di quando Pietro Pilo, ora sul banco degli imputati assieme a Andrea Quatrosi e Diego Ciulla, accusati di mafia ed estorsione, andava nel suo locale a esigere la “tassa mafiosa”. “Cominciò con 50 mila euro – ha detto Pizzo ai giudici della seconda sezione – Poi di fronte al mio rifiuto abbassò la richiesta a 10 mila euro, fino ad arrivare a 6 mila da pagare in tre tranche”. Pizzo, spaventato, pagò, ma quando gli esattori vennero arrestati e il suo nome venne fuori nell’elenco delle vittime, a differenza di altri commercianti che continuarono a negare, ammise le vessazioni mafiose che oggi ha confermato in aula.
(Fonte ANSA)