PALERMO – Avrebbero scambiato un infarto per gastralgia, un dolore che si localizza nella regione epigastrica. Il risultato fu il decesso di un anziano di 77 anni all’ospedale di Termini Imerese. Giovan Battista Buttitta aveva 77 anni.
Ora il Tribunale civile del popoloso centro in provincia di Palermo ha riconosciuto ai familiari, la moglie e i tre figli, un risarcimento danni di 706 mila. Soldi che peseranno sulle casse dell’Asp 6, da cui dipende l’ospedale Cimino, e del medico che ebbe in cura il paziente.
L’uomo si presentò al pronto soccorso il 15 settembre 2010 con un forte dolore all’addome. Era un soggetto a rischio perché affetto da diabete ed ipertensione. Una dottoressa lo visitò, diagnosticò “epigastralgia e dolore gravativo con sensazione di digestione laboriosa”. Quindi, fece eseguire un elettrocardiogramma ed un prelievo di enzimi. Nel frattempo l’anziano fu sistemato in astanteria. Intorno alle 20 le sue condizioni peggiorarono e i parenti allertarono il medico che era subentrato per il turno serale. Fu quest’ultimo a tentare, senza successo, il tutto per tutto. Nella notte il paziente morì.
I familiari presentarono un esposto e la Procura della Repubblica aprì un’inchiesta culminata con l’archiviazione. Nessun colpevole. Il giudice per le indagini preliminari dispose un incidente probatorio e nominò due periti. I quali evidenziarono “la sussistenza di negligenza e imprudenza per la mancata esclusione dell’origine coronarica della sintomatologia, alla luce del tracciato” e una “non scusabile imperizia per l’incapacità di identificare segni inequivocabili di infarto al miocardio” come era emerso dall’elettrocardiogramma. Insomma, i medici avrebbero dovuto accorgersi della patologia che avrebbe portato alla morte l’anziano.
Gli stessi periti, però, aggiunsero che la percentuale di rischio decesso statisticamente prevista nel per cento delle situazioni, nel caso di Buttitta, viste le sue patologie pregresse, saliva fino al 35-40 per cento. Insomma, anche in presenza di una terapia tempestiva e appropriata le possibilità di salvarsi per l’anziano non andavo oltre il 65 per cento. La legge dei freddi numeri vale anche in sede penale dove le condanne vanno applicate solo quando c’è la prova, al di là di ogni ragionevole dubbio, della rapporto causale fra la condotta medica e il decesso. Da qui l’archiviazione.
Diverso il principio applicato in sede civile, come spiega il legale dei familiari di Buttitta, l’avvocato Francesco Paolo Sanfilippo, dove valgono i principi della “preponderanza dell’evento” e “del più probabile che non”. E così davanti al Tribunale civile di Termini Imerese ha vinto l’ostinazione dei parenti della vittima che non si sono fermati all’archiviazione penale e fatto una nuova causa assistiti dall’avvocato Sanfilippo. Oggi arriva un risarcimento record.